Lo stagnino Matteo Lodovichi

Stagno Ottima partenza in per la nazionale italiana di football americano nelle qualificazioni ai Campionati Europei. Gli azzurri hanno infatti sconfitto (14 a 21 il risultato finale) l’Austria lo scorso 6 ottobre nel match del girone di qualificazione che si è disputato al Vikings Footballzentrum Ravelin di Vienna. La prossima partita sarà invece contro la Svizzera, che ha affrontato l’Austria due settimane prima incassando una pesante sconfitta (66 a 0 il risultato finale) e che affronterà la nazionale italiana il prossimo 20 ottobre allo Stadio Vigorelli di Milano, casa dei Seamen Milano. Fra gli azzurri convocati per il match, anche lo stagnino Matteo Lodovichi.

«Per me è stato tutto nuovo – racconta Lodovichi stare per tre giorni in ritiro insieme ad altri ragazzi ed allenarsi sempre ai massimi livelli è stata una cosa molto bella. Abbiamo creato un bellissimo gruppo, siamo molto uniti e questo aiuta tantissimo. A livello emozionale ho provato sensazioni fortissime nel vestire la maglia azzurra ed entrare in campo sentendo l’inno italiano prima della partita, anche se, a dir la verità, il giorno prima della partita ero piuttosto tranquillo non avevo più di tante ansie o preoccupazioni perché in quel momento la cosa fondamentale era essere concentrato al massimo per un eventuale ingresso in campo».

«Nessuno si sarebbe mai aspettato un risultato del genere – ha poi continuato il ragazzo stagnino – nessuno avrebbe mai pensato che la nazionale italiana ottava nel ranking europeo riuscisse a battere la nazionale austriaca vice campione d’europa. Ci siamo allenati al massimo nei giorni di raduno che hanno preceduto la partita. Dunque noi, pur avendo la consapevolezza che sarebbe stata una partita difficile, eravamo al contempo consci delle nostre possibilità tecniche e atletiche. Siamo quindi riusciti a portare a casa una partita importantissima in quanto la vittoria contro l’Austria mancava da circa 24 anni o forse anche di più. Siamo tutti ovviamente molto contenti per la vittoria e per come abbiamo lavorato per riuscire a portarla a casa».

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