Silvio Lami4Vicarello Ormai vicarellese di adozione, dopo avere lasciato Livorno diversi anni fa, Silvio Lami è candidato per Rifondazione Comunista al prossimo Consiglio di Frazione di Vicarello. È contento di vivere nel Comune di Collesalvetti dove ritiene che la qualità e i servizi essenziali siano migliori.

 

Lami, perché si candida con Rifondazione Comunista?

«Mi candido perché invitato a farlo dal Circolo di Rifondazione Comunista che, nelle ultime elezioni comunali, non ha raggiunto il quorum per una rappresentanza al Comune di Collesalvetti, ponendo il problema di un’assenza istituzionale della Sinistra su questo territorio. Ma la politica non si esaurisce con la campagna elettorale, anzi potremo dire che, per esperienze passate e per percezione diffusa, quello è il terreno dove il livello di produzione di idee si riduce, spesso, in propaganda finalizzata al risultato. Pertanto, il fatto di presentarsi nei Consigli di Frazione, al di là del risultato, significa contribuire a valorizzare uno strumento di partecipazione dal basso che riteniamo fondamentale e di cui temiamo il suo svuotamento politico».

 

Perché ha deciso di presentare la sua candidatura per il Consiglio di Frazione di Vicarello?

«Mi trovo molto critico con i nuovi assetti istituzionali disegnati da equilibri e interessi della maggioranza degli ultimi Parlamenti, proprio a partire dall’abolizione dei Consigli di Quartiere fino al fatto che Consigli Provinciali e Senato saranno nominati dai partiti e non più eletti dai cittadini. Tutto questo, che non ha prodotto alcun risparmio sul costo della politica, ha, in realtà, ridotto gli spazi di democrazia e, come possiamo verificare dalle ultime affluenze alle urne, sta allontanando progressivamente gli elettori da un diritto fondamentale  conquistato attraverso dure lotte. Senza partecipazione e una rappresentanza sociale vera, chi governa non eserciterà più un mandato delegato, mutandosi viceversa in un triste esecutore di dinamiche ragionieristiche, sempre più incomprensibili e lontane dai bisogni dei cittadini. In più, nel caso degli amministratori locali, il destino, prevedibile, potrebbe essere quello di diventare semplici esattori di tasse nazionali».

 

Cosa c’è, quindi, da migliorare a Vicarello e Mortaiolo?

«In questi anni ho visto fare molte migliorie con piantumazioni di alberi e arbusti di arredo urbano, oltre alla realizzazione di marciapiedi e piste ciclabili. Certo, molto ancora potremmo e dovremmo farlo, come ad esempio instaurare dei dissuasori contro l’alta velocità nella strada centrale di Vicarello, o la creazione altri punti verdi. Tuttavia, anche il solo riuscire a garantire i livelli attuali, in una situazione di attacco alle finanze delle comunità locali, potremmo considerarlo un obiettivo da non trascurare. Detto questo, i punti di criticità su cui riflettere non mancano. Potrei citare la carenza di parcheggi nelle zone centrali o una migliore manutenzione delle strade, ma penso che la priorità dovrebbe orientarsi sul trasporto pubblico, nei collegamenti tra le varie frazioni per e con Pisa e Livorno. Si pensi solo alle difficoltà esistenti nel raggiungere gli ospedali se non si dispone di mezzi privati. Inoltre, proprio in considerazione della grande presenza di popolazione anziana, la sanità è un punto su cui sarebbe necessaria una seria riflessione. È vero che esiste un efficiente sistema di servizio ambulanze, ma affinché esso divenga più funzionale servirebbero, in ogni frazione, ambulatori con medici di famiglia da poter raggiungere senza l’uso di mezzi pubblici o privati. Infine, una cosa che manca e su cui sarebbe necessario puntare è proprio l’ospedale di comunità: questo non è socialismo, ma una esigenza concreta e funzionale che qualificherebbe la qualità della vita per molti residenti. Una cosa non utopistica ma realizzabile, se ne esiste la volontà».