Giuseppe Cintio (ex presidente) ci dice: «Come Cittadini Attivi siamo preoccupati. A seguito dell’alluvione organizzammo un evento che fu partecipatissimo; queste persone ci avevano chiesto di scrivere una lettera per richiedere al Comune un incontro pubblico da tenersi in tempi consoni. Ma nella lettera di risposta del Comune di questo incontro pubblico non si fa menzione. Non ci si disse nulla in merito e nemmeno se ci fosse o meno la volontà in futuro di venire incontro a questa richiesta».
Francesco Domenici (ex vicepresidente) insiste: «Come cittadini vogliamo delle risposte chiare dal Comune: la situazione infatti è poco chiara. Ci siamo letti il regolamento sui Consigli di Frazione che, all’art. 6 tratta delle procedure in caso di dimissioni. Si parla del secondo Consiglio Comunale a seguito delle dimissioni per la presa d’atto. Una prima seduta c’è già stata all’Interporto, per cui la prossima dovrebbe essere quella utile a questo scopo. Chiediamo di conoscere la posizione ufficiale del Comune su quanto accaduto e anche quale futuro si prospetti per il CDF».
I precedenti rispetto a questi avvenimenti che hanno portato alle dimissioni sono altrettanto forti. Anche due anni fa esatti ci fu un monito del Comune a non indire assemblee. «le riunioni di questa portata devono essere organizzate dall’Amministrazione Comunale, che non può essere semplicemente invitata a partecipare», fu detto dal Municipio, ma anche allora il CDF stagnino andò avanti per la propria strada. E l’episodio dell’aprile 2015 quando dal Municipio invitarono il CDF stagnino ad un incontro per approfondire le tematiche relative al progetto dell’impianto a biomasse. «No, non veniamo» fu la risposta del Consiglio di Frazione al Municipio: un gesto senza precedenti. «Le esternazioni di Demi rendono vano l’incontro», dissero dal CDF, sostenendo che “i giochi erano già fatti“. E ancora nel 2016 quando il presidente Cintio rispose al sindaco Lorenzo Bacci che aveva parlato di una «comunità locale (che) sta diventando suo malgrado oggetto di diatribe che con l’interesse generale hanno poco a che spartire». Il numero uno del Consiglio di Frazione non le mandò a dire al primo cittadino: «Al sindaco non va bene il nostro operato?! Venga, ci sciolga e spieghi alla cittadinanza il perché». Per non parlare della polemica sul “Tribunale del Popolo“. La vicesindaco Libera Camici ci era andata giù dura con loro: «Il Consiglio di Frazione ha ritenuto di potersi arrogare il diritto di convocare, su temi scottanti come quelli occupazionali, addirittura i sindacati, provocando confusione e imbarazzo». E se in quell’occasione Cintio gettò acqua sul fuoco, sommati tutti gli addendi di cui sopra non era difficile immaginare che alla fine sarebbe finita così.
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