L’editoriale Chi sarà il prossimo sindaco di Collesalvetti? La domanda fondamentale chi segue con interesse la politica colligiana già se la sta ponendo. Sarà sicuramente chi passerà la prova delle urne, in democrazia è così ovviamente, ma… chi candideranno i vari partiti? Non manca poco alle prossime elezioni comunali, è vero, ma nemmeno tanto per i tempi della politica. Occorre muoversi, ma come al solito le cose a Collesalvetti procedono a ritmi “lumachiani”.

Il PD è forse il più giustificato in questa lentezza. Un partito, questo, alle prese con una forte, talvolta aspra, dialettica interna, soprattutto fra renziani e orlandiani. Con questi ultimi, sul piede di guerra per l’ipotesi di rinvio del congresso, che hanno parlato di «logica padronale, scelta calata dall’alto», ma anche di «scelta assolutamente sbagliata, volta solo ad evitare il confronto interno» e di una «discutibile interpretazione regolamentare», per poi sparare il colpo da 90: «Questi atteggiamenti verranno largamente combattuti e sconfitti». Ecco… in un simile clima, va da sé che non sia ancora possibile parlare di candidature. O quantomeno… i tempi non sono certo maturi per parlare di candidature condivise.

Quando in casa PD verrà fatta la scelta del candidato poi una questione fondamentale sarà relativa alla continuità o discontinuità con l’era Bacci. Che farà il partito? Candiderà una persona all’insegna della prosecuzione della linea dell’attuale sindaco oppure farà una scelta si segno opposto con una candidatura di rottura? Questione di renziani e orlandiani? Non solo. Sarebbe superficiale pensarlo. C’è in gioco tutta una serie di dinamiche territoriali che, trattandosi di elezioni amministrative, non è assolutamente da sottovalutare. Che rapporto vorranno (i dem) che abbia il futuro sindaco (se sarà un sindaco del PD) con le realtà del territorio? Questo conterà molto. Quantomeno… se il PD vorrà bene a sé stesso, questo aspetto dovrà contare moltissimo.

Il Movimento Cinque Stelle Qui, ad ora, non sembra muoversi foglia. Una candidatura in grado di fronteggiare il Partito Democratico ad ora non si vede affatto. Non è presto, no. I Cinque Stelle, se vogliono sperare di vincere o quantomeno di portare il PD al ballottaggio, devono muoversi alla svelta ed iniziare a presentare, pur non ufficialmente magari, un candidato. Questa persona, chicchessia, non potrà (questo vale per i Cinque Stelle come per gli altri) arrivare all’ultimo momento giusto in tempo per chiedere i voti (o dare questa impressione). Dovrà – ecco perché è necessario si diano una svegliata – iniziare fin da subito a tessere rapporti con le varie realtà del territorio, da Stagno a Colognole. Focalizzare i problemi del territorio e pensare a possibili soluzioni. Se non fa questo a breve, il Movimento Cinque Stelle può anche ritirarsi dalla corsa elettorale.

La “Sinistra Sinistra” ha un cantiere aperto. Forti del voto del 4 dicembre scorso, queste forze politiche alternative al PD sono tutte in campo per «contrastare una classe politica affaristica, corrotta, di potere e subalterna ai Comitati d’Affari, alle Banche e alle Multinazionali». Ma anche questa Sinistra pura e radicale avrà bisogno al più presto di scegliersi un candidato, una personalità forte in grado di tenere testa ai competitor. Un candidato di sintesi che, assieme agli altri del coordinamento, elabori un programma rivoluzionario d’impatto per un territorio a tratti depresso e disincantato, che più che mai ha bisogno di una scossa.

Nel Centro-Destra la novità più significativa del momento è la nascita di Direzione Italia, il nuovo soggetto politico attivo anche sul territorio del Comune di Collesalvetti. Saprà fare sintesi con Forza Italia e trovare un candidato comune? E la stessa forza politica berlusconiana riuscirà a rilanciarsi sul territorio (ad ora ha un solo consigliere comunale che la rappresenta a livello istituzionale)? Il Centro Destra poi ha un grosso problema, cronico: non riesce a strutturarsi nelle frazioni (problema che il PD non ha e che per esso rappresenta anzi un punto di forza). Se questo non accadrà, la sconfitta è assicurata. Vere e proprie sezioni con sede (come ha il PD) sono impensabili, ma un minimo di strutturazione territoriale è necessaria anche per la sola sopravvivenza.

Liste civiche? Potremmo vederne delle belle. Ma i partiti dovranno fare attenzione a non giocare sporco. In un territorio come questo, tutti conoscono tutti. Per cui, se una o più persone sono notoriamente espressione di un partito e poi l’elettore se le vede candidate in un’altra lista, la cosa non passerà inosservata e potrebbe essere penalizzante.

Insomma, un gran da fare per tutti. E tutti sono, come al solito, in cronico ritardo.

diego.vanni@collenews.it

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