Editoriale La data per il referendum sulle riforme costituzionali del Governo Renzi è stata decisa: noi elettori saremo chiamati alle urne il 4 dicembre prossimo. Nel territorio colligiano le campagne per il SÌ e il NO dei rispettivi comitati sono già iniziate. I fautori delle riforme hanno tenuto il loro ultimo incontro mercoledì scorso (leggi qui), mentre l’ultimo appuntamento degli oppositori risale a 10 giorni prima (leggi qui). In entrambi i casi a far da relatori c’erano due docenti di diritto costituzionale. Ma oltre a questo un altro minimo comun denominatore da sottolineare sta nel fatto che in entrambi i casi non c’è stato contraddittorio: i fautori del SÌ hanno chiamato a parlare relatori favorevoli alla riforma e quelli del NO hanno invitato relatori che vi si opponevano. In ambo le occasioni, dunque, ce la si suonava e ce la si cantava, come si suol dire.
Ma va da sé che in un contesto democratico maturo non ci si può accontentare di questo. Manca il confronto dialettico, il contraddittorio. É con questo che l’elettore (colligiano in questo caso) ha modo di formarsi (quasi) pienamente un’idea propria. In assenza di chi controbatte, soprattutto se non si è letto il testo della riforma, ascoltando dunque una sola campana, può sembrare ragionevole e giusta la posizione di chi si sta ascoltando, sia indifferentemente uno favorevole al SÌ oppure al NO.
Di cosa non c’è bisogno… Sicuramente l’elettore colligiano non ha bisogno, per la sua maturità democratica, di slogan (comunque comprensibili, ma bisogna saper andare oltre), di disciplina di partito, di una semplice indicazione da scheda elettorale, di una battaglia ideologica di basso livello e di scontro volgare. Tutto questo non fa altro che ampliare l’abisso, già di per sé notevole, fra politica e cittadino; per questo non ce n’è proprio bisogno.
…E cosa invece sarebbe necessario In zona colligiana il contraddittorio non va molto di moda, ma la vera maturità della coscienza politica del cittadino si avrà solo così, con lo studio del testo della riforma e con un dibattito dialettico con contraddittorio. Se il primo elemento la politica non può fornirlo perché per quello ovviamente ognuno fa per sé, le occasioni di confronto pluralistico, quelle sì. Di queste l’elettore colligiano ha molto bisogno. Ma tutto chiaramente dipende da lei, dalla politica, dalla concezione che essa ha del cittadino e della partecipazione di questi alla vita democratica del paese. Il cittadino si può vedere come una macchina elettorale che risponde a dei semplici input (PD: vota SÌ / M5S: vota NO, per fare un esempio) “tanto quello che conta è il risultato dello scrutinio” oppure lo si può concepire nella sua piena dignità intellettuale di essere pensante. In questo secondo caso, gli si forniscono tutti gli strumenti utili al ragionamento anche se paradossalmente questo può condurre al risultato opposto rispetto a quello del “voto utile” alla causa del politico che si interfaccia col cittadino stesso. Su grande scala si tende sempre al primo atteggiamento, a livello base (di territorio comunale) è assolutamente auspicabile recuperare la seconda concezione della politica. Riuscirà il territorio di Collesalvetti sul tema del referendum costituzionale ad offrire ai suoi cittadini un sano confronto con contraddittorio?