elezioni-regionali-2015L’editoriale Roma e Torino al Movimento Cinque Stelle; Trieste al centrodestra; Napoli alla lista civica di De Magistris (il PD non era nemmeno arrivato al ballottaggio). Su sei capoluoghi di Regione al voto, per il Partito Democratico solo due vittorie: a Milano (per poco più di tre punti percentuali) e a Bologna, in un’Emilia Romagna che conferma la propria tradizione di Sinistra. Va da sé che pesa moltissimo il dato (pur prevedibile) di Roma, emblematico di come il Movimento Cinque Stelle stia vivendo una fase storica di transizione da movimento di protesta, espressione del malcontento, a forza di governo del territorio. Quando infatti, non solo un capoluogo di regione, ma la stessa capitale d’Italia viene consegnata ai Cinque Stelle, va da sé che a questa forza politica viene adesso chiesto da parte degli elettori non più solo di protestare, ma di amministrare. Questo, il dato politico più rilevante a livello nazionale (per il quale già ci sono ripercussioni in casa PD). Ma a cambiare è anche la geografia politica locale.

 

Il voto in Toscana In una Toscana storicamente roccaforte della Sinistra (pur nelle sue non certo insignificanti evoluzioni nominali e di indirizzo politico), per il PD è stata una vera disfatta. Su sei Comuni chiamati al voto, il PD vince (peraltro per una manciata di voti) solamente ad Altopascio. Perde invece a Cascina (di misura), dove ha la meglio la candidata del Centrodestra Susanna Ceccardi (al primo turno la Lega Nord aveva fatto un boom di 3925 voti); a Grosseto dove si sfidava contro il Centrodestra; a Montevarchi (dove hanno avuto la meglio Forza Italia e Lega Nord assieme a due liste civiche); a San Sepolcro, dove il candidato espressione di tre liste civiche ha la meglio sul PD che era in coalizione con il Partito Socialista e una lista civica e a Sesto Fiorentino, dove Sinistra Italiana (coalizzata con una lista civica) ha la meglio sul PD coalizzato con altre due liste civiche.

 

Cosa cambia per Collesalvetti In un simile contesto, se già a livello nazionale dalla minoranza dem con Roberto Speranza si invoca un cambio di rotta, a livello locale, nella dimensione politica colligiana, non sono da escludere scosse di assestamento. Nel Partito Democratico, infatti, chi non condivide la linea renziana potrebbe far sentire la propria voce. E se a questo si aggiunge che già nel (relativamente) lontano novembre 2015 il segretario Alberto Benedetti aveva descritto una Rifondazione Comunista in fase di osservazione per scovare cosa c’è, a Collesalvetti, a sinistra del Partito Democratico (leggi qui), potrebbero esserci davvero “grandi manovre” a Sinistra. Ma è ancora presto per dirlo, soprattutto visto e considerato che la dimensione locale, soprattutto se piccola, non è mai completamente sovrapponibile a quella nazionale, anche se – giova ripeterlo – lo stesso quadro regionale toscano per il PD non è affatto ben augurante. Per Lorenzo Bacci, dunque, la sfida da giocare sarà più quella con la maglia di segretario territoriale del Partito Democratico che non quella con la maglia di sindaco di Collesalvetti. Ma da politico ormai abbastanza navigato, Bacci saprà senz’altro come gestire questa situazione e se qualcuno vorrà dargli battaglia certo è che non sarà semplice. Come è certo, dall’altro lato, che sul piano della geografia politico-amministrativa, Bacci se la gioca tutta con la maglietta di sindaco di Collesalvetti. Chi conosce le sue posizioni, infatti, sa bene che lui ama ragionare non in termini di compartimenti stagni, bensì in termini d’area (esempio emblematico è la questione del piano strutturale congiunto Livorno – Collesalvetti, leggi qui). E va da sé che avere da un lato una Livorno a guida Cinque Stelle (seppur in evidenti difficoltà) e dall’altro un altro Comune confinante (Cascina) amministrato dal Centrodestra, insomma due “vicini di casa” coi quali non c’è affinità politica, non lo aiuta in questa sua volontà di attuazione di una pianificazione d’area. La sfida, dunque, ad oggi è più aperta che mai.

 

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