Collesalvetti Al via, da giovedì 9 novembre, alla Pinacoteca Comunale “Carlo Servolini” di Collesalvetti le visite guidate nell’ambito del “Calendario Pinacoteca/Autunno 2017”, promosso dal Comune di Collesalvetti. Le visite, gratuite, si svolgeranno dalle 15:30 alle 18:30 e saranno a cura di Francesca Cagianelli, conservatrice della Pinacoteca stessa. Tema: Renzo Izzi (1929-1995) Livorno-Milano 1960: Storia di uno ‘scapigliato’ espressionista verso il naturalismo astratto. Dal Premio Modigliani alla Galleria delle Ore.
Renzo Izzi, una personalità ancora da ricollocare adeguatamente sia nell’ambito del palcoscenico delle avanguardie del secondo dopoguerra a Livorno, sia nel magma degli ultimi naturalisti astratti affermatisi nei circuiti espositivi milanesi tra gli anni Sessanta e gli anni Settanta. Incoronato dal futuro mentore del Gruppo Atoma, Giorgio Bartoli, in occasione della I° Mostra d’Arte Toscana a Firenze del 1959, come uno dei più “scapigliati” protagonisti delle avanguardie del dopoguerra, Izzi si impone ai suoi esordi con composizioni di figura di registro idealistico, che gli meritano l’appellativo di espressionista.
Gli anni livornesi, contrassegnati dalle personali a “Bottega d’Arte” nel 1961, alla Galleria Giraldi nel 1966, alla Galleria La Saletta nel 1967, oltre che dalla partecipazione alle più significative esposizioni tra gli anni Cinquanta e gli anni Sessanta, quali la VII Rassegna d’Arte Figurativa alla Casa della Cultura di Livorno del 1957, il IV Premio di Pittura Amedeo Modigliani del 1959, e diverse altre rassegne programmate dal 1960 al 1967 tra Casa della Cultura, Galleria Giraldi e “Bottega d’Arte”, catalizzano l’attenzione di Gastone Breddo che profetizza sul futuro dell’artista: “l’opera che oggi nasce da Renzo Izzi procede autenticamente dalla sua complessità di uomo, è uno specchio sufficientemente chiaro del suo destino di artista”.
Inevitabile, nel 1968, il trasferimento a Milano, accompagnato dal coinvolgimento nel circuito della “Galleria delle Ore” ad opera di Giovanni Fumagalli, nonché dalla frequentazione, oltre che dello stesso Ercolini, di alcuni dei più coraggiosi protagonisti delle avanguardie degli anni Sessanta, in particolare Renzo Bussotti, interprete dell’angoscia contemporanea tra espressionismo europeo e muralismo messicano, e Tino Vaglieri, tra i più viscerali adepti del realismo esistenziale. Nello stesso 1971 Giorgio Di Genova ribadirà il naturalismo astratto di Izzi, tracciandone l’inevitabile raffronto con il naturalismo milanese declinato negli esiti materici di Aldo Bergolli ed Ennio Morlotti, immortalati da Francesco Arcangeli nel suo intervento Gli ultimi naturalisti, in “Paragone” 1954.
Ma gli anni Settanta sanciscono anche il radicamento dell’artista nel circuito della “Galleria dei Giorni” di Pisa, laddove Giorgio Seveso, in margine alla personale del 1979, inneggia alla “zoo” di Izzi come a un’entità riconducibile agli Etruschi o addirittura al Medioevo, rileggendo certa “sensibilità primordiale” in linea con la poetica di un Klee o di uno Chagall. Brillano inoltre gli anni Ottanta soprattutto nel riverbero del ciclo di acquarelli del 1986-1987, paesaggi reali ma, al contempo, interiorizzati, dove segni di china nera emergono come “una trama di energia” tra le campiture acquarellate, a simboleggiare “un ipotetico dramma” ricongiungibile al filone dello ‘zoo di Milano’, “tragico balletto ‘sul dentro e sul fuori’”, risalente al 1979.
Gli anni Novanta segnano infine l’avvento di un Izzi ‘naturista’, secondo quanto certificato da Roberto Sanesi che, in margine alla mostra alla “Galleria delle Ore” del 1992, si sofferma sul frenetico “intrico di materia e di segni minuziosi”, identificando le cosiddette “tavole del naturista” in “campioni di materia” indagati quasi scientificamente. È solo in occasione dell’ultima monografica del 1996 che Seveso pone il problema dell’alternanza tra figurazione e astrazione tanto nella produzione pre-milanese di Izzi, quanto in quella successiva: si tratta allora di capire il “vero baricentro” nel corso dei vari cicli evolutivi laddove l’artista mantiene come una sorta di “permanente autocoscienza” nei frangenti del passaggio dall’espressionismo vianesco degli anni Cinquanta all’astrattismo naturalistico di epoca successiva. Eppure si coglie il senso di un “itinerario iniziatico”, non dissimile da quello di un “antico alchimista”: in questo caso Izzi ha rielaborato tutte le grammatiche possibili della contemporaneità.
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