Interviene anche Alessandro Corsinovi (Pdl), Vicepresidente del Consiglio Provinciale, nel dibatitto inerente la ricapitalizzazione dell’Interporto «Gli attuali amministratori di Interporto – commenta Corsinovi – avevano trovato una situazione di sofferenza finanziaria, ma ora c’e un patrimonio di quasi 200 milioni di euro da tutelare. Quasi tutti gli enti soci dell’Interporto mesi addietro approvarono l’aumento di capitale, ma pochi avevano sottoscritto le quote». «In Palazzo Granducale – spiega il Vicepresidente del Consiglio Provinciale – noi avevamo condiviso l’operazione di aumento del capitale, ma la Giunta di Sinistra disse di non avere soldi per sottoscrivere le quote. Non era vero, la Provincia seppur in ristrettezze economiche, ha continuato in questi mesi ad andare avanti e anche a spendere. Potevano benissimo destinare alcune decine di migliaia di euro a quella operazione. Fu un errore non farlo».
Corsinovi racconta che nel giugno 2013, in Provincia, c’era stata l’ audizione del dottor Federico Barbera, Presidente di Interporto, di fronte alla Prima e alla Seconda commissione congiunte. «In quell’occasione – racconta Corsinovi – il Presidente di Interporto disse che i nuovi amministratori insediatisi nell’estate scorsa – e che resteranno in carica fino alla primavera 2015 – si erano trovati di fronte una sofferenza finanziaria della società, che comunque ha un valore patrimoniale di oltre 160 milioni di euro. Purtroppo c’era una sottocapitalizzazione a fronte di un valore patrimoniale comunque consistente e notevole. Nel tempo per Interporto sono stati investiti 80 milioni di euro da fondi pubblici. Quello che è molto preoccupante era la situazione debitoria anche per il tipo di finanziamenti avuti dalle banche “a breve” per finanziare le spese di cassa. Di conseguenza era stato chiesto ai soci di difendere il patrimonio aziendale con una ricapitalizzazione che consentisse di passare dagli 11.700.000 euro a quasi 30 milioni di euro, con l’emissione di nuove azioni, riservate ai soci i azionisti. Era venuto fuori che molti tra i soci pubblici, e tra questi la Provincia di Livorno, dicevano di non avere le risorse necessarie per partecipare all’aumento del capitale».
Per Corsinovi «era evidente la contraddizione della Provincia che diceva di approvare l’operazione dell’Interporto ma poi non tirava fuori un soldo. E’ sembrato a molti evidente che la Provincia più che puntare al risparmio aveva fatto una scelta politica forse perché non era mai stata in disaccordo con le scelte delle passate gestioni aziendali di Interporto. Sarebbe interessate andare a vedere le responsabilità politiche di quelle gestioni passate, ma nessuno lo ha mai voluto fare . Oggi si dovrebbero dare agli attuali amministratori segnali di sostegno. Ma sono passati moltissimi mesi e questo sostegno dalla Provincia non è arrivato. La situazione dei debiti a breve era preoccupante e alcuni dei soci hanno fatto il loro dovere con la ricapitalizzazione che ha consentito di pagare i fornitori e ripristinare una liquidità di cassa per fare fronte alle attività di gestione».
«Era emerso – spiega Corsinovi – che alcuni enti soci avevano dichiarato che stavano cercando forme e modalità per sottoscrivere l’aumento di capitale magari con conferimenti patrimoniali, ma di questo non si è saputo più nulla. C’era stata anche una forte richiesta di chiarimenti da parte del Pdl da parte del nostro capogruppo Malanima per sapere cosa sarebbe accaduto con l’annunciata uscita del Monte dei Paschi dalla società e chi avrebbe comprato le quote MPS. Qualcuno si era fatto avanti. Un assessore della Provincia disse che si trattava di due gruppi imprenditoriali che si sono già accreditati in regione: una società che opera nei lavori pubblici e nella logistica la “Nuova Marghera” e un gruppo Immobiliare, di cui non era però stato fatto il nome. Evidentemente c’era e c’è chi pensa che Interporto possa svilupparsi ed è interessato alle quote del MPS. In ogni caso prima della fine del mandato amministrativo in Provincia risentiremo il presidente Barbera per sapere come sono andati a finire questi contatti».
Per Corsinovi, tuttavia, «resta il problema di un territorio che ha estrema necessità di una struttura come quella di Interporto che sia allo stesse tempo strumento utile, flessibile e governabile e che porti ricadute positive anche su Collesalvetti. L’uso delle aree dell’Interporto necessita di un collegamento ferroviario con il porto. Non ci deve però essere la pretesa di mettere tutto quanto insieme: Porto, Interporto e Aeroporto di Pisa. Se tra Porto e Interporto ci può e deve esserci sinergia, la stessa cosa non può dirsi tra il Centro Intermodale e l’Aeroporto: svolgono ruoli e attività diverse. Sono anni ormai che la tipologia del trasporto e del trasferimento delle merci è cambiata e il trasporto dagli aeroporti alle destinazioni finali le compagnie aeree lo fanno con su gomma con i camion e non per via aerea».
Secondo il politico del Pdl, dunque, «la Provincia ma anche il Comune di Collesalvetti dovrebbero farsi carico di una iniziativa in questa direzione insieme agli altri soggetti livornesi. Si tratta di dare attuazione al Protocollo di intesa e di accordo che Provincia, Regione, Comune di Collesalvetti e Società Interporto avevano preparato per l’integrazione delle attività logistiche e produttive all’interno dell’area dell’Interporto. I soggetti firmatari avevano deciso di concordare sull’ampliamento delle attività e delle funzioni all’Interno dell’area del Centro Intermodale di Guasticce per rafforzare le potenzialità attrattive e dare impulso al sistema economico e occupazionale di area vasta. Se queste cose sono ancora utili, vanno attuate. Anche Collesalvetti – conclude Corsinovi – deve reinserirsi nel contesto della crescita del centro intermodale e della società di gestione. Collesalvetti e l’Interporto devono crescere insieme per dare un ruolo alla struttura nel contesto della realtà provinciale e locale, per far crescere l’economia, lo sviluppo e l’occupazione».