Guasticce piange la scomparsa di Giovanni Bosco, un uomo che ha impresso un’impronta indelebile nel tessuto della collettività. A 73 anni, Giovanni, lascia dietro sé un’eredità fatta di generosità, passione e dedizione per il proprio paese che sarà difficile da eguagliare.
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Per oltre trent’anni, l’uomo ha infatti dedicato anima e cuore alla creazione e alla cura di un evento che è diventato, nel tempo, una tradizione tanto amata: la Sagra del Pane al Pomodoro. Iniziata come una modesta festa di paese negli anni ’80, Giovanni ne ha guidato l’organizzazione, lavorando instancabilmente fino a renderla progressivamente un punto di riferimento capace di attirare persone da tutta la regione.
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Grazie al suo caratteristico ottimismo e alla sua capacità di mobilitare e appassionare le persone, l’appuntamento della sagra è divenuto, nel tempo, un atteso momento di gioia e convivialità, un appuntamento nel quale ogni anno l’intera comunità si riuniva (la kermesse non ha più luogo ormai da diversi anni) per celebrare le proprie tradizioni e gustare i sapori della terra. Non si trattava di una semplice iniziativa, ma di un’occasione per riunire le persone, rafforzare i legami e alimentare la memoria storica grazie alle opportunità che si creavano di volta in volta.
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I partecipanti si radunavano nella piazza della chiesa, mentre il salone parrocchiale, trasformato in una cucina, accoglieva, pronti fin dalle prime ore del mattino, le cuoche a preparare le portate, gli uomini a cuocere la carne, i ragazzi a servire ai tavoli. Dopo cena, via alla musica e alle danze: tutta la comunità guasticciana si ritrovava e con esemplare sinergia si adoperava affinché quel contesto, nella sua semplicità e originalità, divenisse coinvolgente anche per chi non era originario del paese, condividendone il calore della familiarità.
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Gli incassi, frutto di tanta abnegazione, andavano inoltre ad alimentare, in un circolo virtuoso, un’altra grande passione a sostegno del paese: il sostentamento delle spese della squadra di calcio del Guasticce, che l’amato Giovanni aveva contribuito a fondare nel 1967 e che ha continuato a seguire fino agli ultimi anni della sua vita. La sua presenza costante al campo da gioco ha ispirato generazioni di giovani, trasmettendo loro non solo l’amore per lo sport, ma anche valori di lealtà, impegno e solidarietà.
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Oltre allo sport, la montagna era un’altra grande passione dell’instancabile Giovanni. Come ricorda a Collenews.it con affetto il figlio Alessio, ogni anno, durante l’estate, i due si dedicavano a lunghe passeggiate tra i sentieri, mentre d’inverno indossavano gli sci per affrontare le piste innevate.
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La scomparsa di Giovanni lascia un grande vuoto. In primis nella sua amata famiglia, ma anche nella collettività guasticciana. Con la fine della Sagra del Pane e Pomodoro nel 2010, a causa della burocrazia e della mancanza di un ricambio generazionale, il paese ha perso non solo un evento, ma un pezzo della propria identità. Eppure, il ricordo di Giovanni e del suo straordinario impegno continuerà a vivere nei cuori di coloro che lo hanno conosciuto e amato. Con il suo esempio, infatti, ricorda a tutti che sono le piccole cose, fatte con amore e dedizione, a plasmare il tessuto di una comunità e a renderla grande e ricca di ricordi nel tempo.
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