Festa del donatore Avis - Sagra della Zuppa Stagno Vecchio 2016 4Stagno Si concluderà stasera a Stagno vecchio la dieci giorni di Festa del Donatore Avis con annessa sagra della zuppa. Due weekend in cui la kermesse ha animato quella parte del paese che più raramente ha occasioni di questo genere, attirando tanta, davvero tanta gente.

 

«L’obiettivo della festa – ci spiega il presidente dell’Avis Intercomunale, Fabrizio Lodovichi – era trovare nuovi donatori e così è stato. Presto queste nuove persone andranno al Centro Trasfusionale dell’Ospedale di Livorno per la loro prima donazione e questo ci riempie di gioia». Una festa ampiamente caratterizzata da uno scopo sociale, dunque, ma anche un’occasione per stare insieme all’insegna della musica, della comicità e delle caratteristiche tombole paesane.

 

Festa del donatore Avis - Sagra della Zuppa Stagno Vecchio 2016 3Protagonista del cibo… la zuppa Ma a Stagno Vecchio la Festa del Donatore, che quest’anno è giunta alla sua trentaduesima edizione, è anche sagra della zuppa. «Una ricetta – ci spiega Saverio Greco – di nonna Licia, che non è mia nonna, ma la nonna di tutto il paese, un volto storico di Stagno che per decenni ha cucinato questa zuppa. Arrivata poi ad un’età che non le consentiva più di continuare, ha passato il testimone a me e io ho appreso da lei tutte le nozioni. Io non faccio altro che ciò che lei mi ha insegnato. Spero un domani, quando anch’io passerò il testimone, che ci sia qualcuno che ha voglia di continuare».

 

Nonna Licia «Nonna Licia – ci racconta Giovanni Bargagna, altro veterano del paese – è veramente una stagnina doc: i suoi genitori erano dei contadini che avevano poderi nella zona. Lei fino alla soglia dei novant’anni ha portato avanti in modo egregio la preparazione della zuppa, che è il piatto forte della sagra. Alla soglia dei 90 ha poi trovato in Saverio un degno sostituto, che fa una zuppa altrettanto buona».

 

Festa del donatore Avis - Sagra della Zuppa Stagno Vecchio 2016 5Alla kermesse si danno da fare numerosi volontari, adulti e ragazzi del paese. Ci sono le donne che in cucina preparano i vari piatti, ci sono gli uomini a cuocere la carne alla brace e ancora altre donne a lavare le stoviglie, i ragazzi a servire ai tavoli, c’è chi sta alla cassa, chi al bar. Insomma… un vero e proprio sistema, sinergico e coordinato che consente a questa storica tradizione paesana di andare avanti.

 

 

La giornata tipo, almeno per i volontari che si danno da fare in cucina, inizia al mattino, molto presto. Si parte alle 6 e mezzo. Ci sono le donne che iniziano a pulire gli ortaggi e così fino alle 11:30 con Saverio Greco che si occupa delle pentole in cottura. Si riparte poi nel pomeriggio alle 16:30 con la ribollitura della zuppa e la sua sistemazione in appositi contenitori. Tutto fatto a regola d’arte: con il pane che dev’essere affettato a giusta misura, non troppo grande né a fettine troppo piccole. E così fino a mezzanotte circa. Una decina le donne che stanno in cucina, altrettante persone alla griglia e ancora altre persone alle altre mansioni.

 

Lunedì 11 tutti i volontari che hanno collaborato alla realizzazione dell’evento si ritroveranno, assieme ai genitori dei ragazzi che hanno servito ai tavoli, per condividere una cena tutti assieme, sedendo per una volta ai tavoli dove in tutti questi giorni hanno solamente servito piatti ai tanti partecipanti. Nel corso della serata, in segno di ringraziamento da parte degli organizzatori, saranno consegnati gli attestati di partecipazione e verrà scattata una fotografia per immortalare questi bei momenti di senso di comunità paesano.

 

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