Collesalvetti «Una donna tra le due guerre. Mimì Quilici Buzzacchi e l’Italia del ‘900: vedute del cuore tra xilografie, litografie ed ex libris 1923-1969. Questo il titolo della mostra che si inaugura giovedì 15 novembre 2018, alle ore 17:00, alla Pinacoteca Comunale “Carlo Servolini di Collesalvetti. Promossa dal Comune, è ideata e curata da Francesca Cagianelli, in collaborazione con Wolfson Collection di Genova Nervi – Fondazione Palazzo Ducale di Genova, con la partecipazione dell’Archivio Mimì Quilici Buzzacchi. La mostra si terrà fino al 7 marzo 2019, tutti i giovedì, ore 15.30-18.30». È quanto si annuncia in un comunicato della Pinacoteca stessa.

«Una scelta ragionata e fortemente voluta, quella della mostra dedicata dal Comune di Collesalvetti a Mimì Quilici Buzzacchi (Medole 1903 – Roma 1990), che giunge al termine di un lungo e intenso percorso di collaborazione scientifica e istituzionale condotto dalla curatrice Francesca Cagianelli con gli eredi dell’artista che a loro volta hanno individuato la Pinacoteca colligiana quale destinatario prestigioso, e insieme filologicamente motivato, di una importante donazione di cinque xilografieTrezzo d’Adda, 1931; La Rocca di Monselice, 1932; Mantova. Il lago di Virgilio, 1936; Anagni, 1934; Leptis Magna, 1938, tutte appartenenti alla notissima cartella “Italia Antica e Nuova”, prefata da Ugo Ojetti con accenti oltremodo declamatori».

«Tale donazione, oltre ad impreziosire la Pinacoteca Servolini di una presenza di calibro nazionale, la proietta al contempo in un circuito culturale e istituzionale di ormai trasversale risonanza, visto che il nome di Luigi Servolini, intimo collaboratore e al contempo promotore di Mimì, ne risulta amplificato nell’ambito di un contesto di relazioni umane e professionali profondamente radicate nell’humus del Novecento Italiano, oggi al centro della grande mostra Achille Funi e Mimì Quilici Buzzacchi. Da Ferrara alla Libia, promossa da Wolfsoniana Collection di Genova Nervi, curata da Matteo Fochessati e Gianni Franzone, anch’essa realizzata in collaborazione con l’Archivio Mimì Quilici Buzzacchi di Roma (28 ottobre 2018 – 24 marzo 2019). Emma Quilici Buzzacchi, più nota come Mimì, rivive invece nell’occasione colligiana quale coraggiosa xilografa sulla ribalta delle Biennali di Venezia, dove si presenterà già a partire dal 1928 con suggestive opere grafiche che sembrano suggellare una sorta di Baedeker dell’Italia del Novecento».

«Avviato nel 1923 all’epoca del soggiorno ravennate, tra San Vitale, Sant’Apollinare, il Mausoleo di Teodorico e la Basilica di San Francesco, il grand tour di Mimì prosegue fino alla stagione ferrarese, dove l’artista concepirà due cartelle grafiche, una del 1927 e l’altra del 1928, i cui titoli più significativi, in particolare Chiostro di S. AnnaTorre di RigobelloChiesa di S. SpiritoRiflessi nella fossa del CastelloVia CortevecchiaAntica Loggia di VignatagliataPortici di S. StefanoPalazzo di Ludovico il MoroCasa di Stella dell’AssassinoChiesa di S. Benedetto, compariranno nel catalogo della XVI Biennale di Venezia. Di lì a poco, nel 1929, il matrimonio di Mimì con il giornalista Nello Quilici sarà l’occasione per affermare ancor di più la propria origine ferrarese in una città impreziosita da fulgide presenze e circostanze capitali, dal dominio della metafisica dechirichiana all’aeropittura di Tato che nel 1927 aveva affrescato per l’appunto la sede del “Corriere Padano”, fondato da Italo Balbo e diretto non a caso dallo stesso Nello Quilici, senza contare il pullulare di circostanze commemorative legate al quarto centenario ariostesco, che videro Achille Funi cimentarsi con gli affreschi intitolati al Mito di Ferrara nel Palazzo del Comune».

«D’altra parte gli anni Trenta vedono Mimì decollare con le sue xilografie sul palcoscenico internazionale come lei stessa ricorda a proposito di Ferrara Torri d’Ateste, esposta nel 1933 alla “storica” V Triennale di Milano e alla Internazionale di Chicago, come “rappresentazione della città natale di Italo Balbo in occasione della Crociera Atlantica Roma-Chicago-New York-Roma di quell’anno”. Dati biografici salienti, anzi drammatici, dove la vitalità creativa di Mimì sottende costantemente il gorgo tumultuoso delle vicende storiche dell’Italia del 900: quell’Italia Antica e Nuova non a caso incoronata da Ugo Ojetti nel 1939 per “la chiarezza sempre più architettonica della composizione”. È quest’ultimo a siglare l’approdo di Mimì alla “veduta del cuore”, interpretando l’ambizione monumentale della serie Italia Antica e Nuova come una risposta all’istanza di un’arte moderna, quella cioè della “scelta del vero”».

«Una scelta che accompagnerà l’artista da Ferrara alla Val Brembana dove si trasferirà in fuga dai bombardamenti continuando a dipingere e disegnare sotto lo sguardo ammirato del figlio Folco, fino all’arrivo a Roma nel settembre del 1945, dopo un lungo viaggio di due giorni su un camion militare della Divisione Legnano raccontato da Vieri, traguardo per una vita nuova nella casa-studio affacciata su Monte Mario, inaugurata proprio il 2 giugno 1946, nel giorno della Repubblica. Non sembra dunque irrilevante che la prima incisione realizzata in quella stagione romana che la vedrà partecipe delle riflessioni di tanti protagonisti della Scuola Romana, da Socrate a Melli e Francalancia, racconti un titolo evocativo quale Lungastoria, un’emblematica panoramica da San Pietro al Foro Italico. E sempre per citare illustri patron della sua opera incisa, deve ricordarsi, secondo quanto annotato dal figlio Vieri, la visita di Marcello Piacentini che nel 1953 promuove l’incisione de Gli Obelischi di Mimì, riconoscendogli quella felicità creativa che non riusciva ad annettere al relativo progetto architettonico di Via della Conciliazione, da lui firmato con scarsa soddisfazione».

«Tra gli ospiti più illustri della dimora romana resta senz’altro Cesare Zavattini che, nella presentazione alla cartella Paesaggi come vita (1966), attribuiva all’artista la capacità di restituire “il fenomeno nelle sue accezioni più giornaliere, da conversazione sull’aia, quando ci si dilunga nei cari particolari per un moto di resistenza al crepuscolo che cancella”: ed ecco che le opere disegnate da Mimì tra il 1923 al 1965 conducono lo scrittore emiliano per mano attraverso la storia e la geografia di una donna tra le due guerre capace di restituire “la naturale convivenza con le cose”. In mostra circa 40 incisioni di Mimì Quilici Buzzacchi, tra xilografie e litografie, databili tra il 1923 e il 1969, e inoltre una preziosa sezione di ex libris riconducibili alla collaborazione con l’editore e tipografo bolognese Cesare Ratta (1857-1938). La mostra sarà accompagnata dalla seconda parte del Calendario “I Sabati della Pinacoteca”: La Pinacoteca tra Patrimonio e Donazioni. Il senso della grafica da Vitaliano De Angelis a Mimì Quilici Buzzacchi, Calendario culturale Autunno/Inverno 2018-2019, promosso dal Comune di Collesalvetti, ideato e curato da Francesca Cagianelli».

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