Raffineria EniStagno C’è grande preoccupazione fra i lavoratori dell’Eni e le rappresentanze sindacali sul futuro della Raffineria Eni di Stagno. «Giovedì eravamo a Roma – ci racconta Gabriele Burgalassi, Segretario della Femca Cisl di Livorno – quando ci è stato comunicato che per la la raffineria ci sarebbe un’intenzione di vendita. Si tratta dell’ultimo tassello in ordine temporale di un puzzle preoccupante. La raffineria di Gela  la vorrebbero chiudere e trasformare in bioraffineria, quella di Taranto, pure; dovrebbe diventare un centro di stoccaggio dei greggi; quella di Venezia è già chiusa e ora si viene a sapere che anche quella di Stagno sarebbe in vendita. La qual cosa rappresenta un problema. Noi non vogliamo la vendita, ma chiediamo che Eni faccia un piano industriale».

 

«Se Eni vende ad uno che non è del settore cosa può succedere? – è la preoccupazione di Burgalassi – All’interno della raffineria ci sono più di 1000 posti di lavoro e poi c’è tutto il tessuto commerciale che gravita intorno all’impianto. C’è una grande contrazione del mercato, è vero, ma la vendita non è una soluzione. Peraltro, se l’acquirente non si trova, che succede? Tutti a casa?».

 

striscioni di protestaPreoccupazione anche nelle parole di Gianluca Persico (Filctem CGIL), che chiede anch’egli un piano industriale per il mantenimento della raffinazione nell’impianto di Stagno. Al presidio di questo pomeriggio davanti all’impianto erano presenti anche i consiglieri comunali di Livorno del Movimento 5 Stelle: Alessio Batini e Daniele Galli, presidente della Commissione Lavoro e Daniele Rossi, collega pentastellato del Consiglio Comunale di Collesalvetti che si è dichiarato «contro le politiche di dismissione degli impianti». Rossi ha richiesto una presa di posizione da parte dell’Amministrazione Comunale colligiana e la convocazione della dirigenza dell’azienda e dei sindacati in audizione dinanzi alle commissioni consiliari competenti, in seduta comune, del Comune di Livorno e di quello di Collesalvetti.

 

striscioneIn un comunicato congiunto, il coordinamento unitario di Filctem Cgil; Femca Cisl e Uiltec tessile energia chimica ribadisce di voler «continuare la mobilitazione per cambiare l’attuale piano industriale del gruppo. Il disegno del  management, attraverso la chiusura del cracking di Porto Marghera, che rischia di  provocare effetti devastanti sull’intera area produttiva del quadrilatero padano, della Raffineria di Gela, la vendita della Raffineria di Livorno e la probabile dismissione di quello di Taranto, insieme alla decisione di procedere alla cessione di ramo d’azienda a Sarroch, rappresenta plasticamente una dismissione violenta della presenza industriale Eni in Italia».