Collesalvetti Non ci sta Tania Malacarne, bibliotecaria e lavoratrice della Cooperativa Diderot; si rammarica del fatto che, a parte Fattorini, «nessuno fra le figure di responsabilità dell’Amministrazione Comunale che abbia ritenuto di dover spendere pochi minuti del proprio tempo con altrettante poche parole su questa questione». Ma in una lunga lettera al nostro quotidiano, a seguito dell’articolo pubblicato ieri (leggi qui) lamenta diverse cose: l’ “accusa” rivoltale di “diffondere lo spettro della chiusura della Biblioteca”; la riduzione della medesima a “locale-per-le-persone-che-vogliono-andare-a-leggere-o-a-studiare” (parole queste che «non oso commentare, penso che data la giovane età e l’inesperienza ci si è espressi in maniera non adeguata, forse si intendeva dire altro») e la “tutela del diritto al lavoro è prioritaria”, altre «belle parole» (di Fattorini, ndr) che – ci tiene a precisare la Malacarne – «non devono leggersi nel senso che “l’Amministrazione comunale di Collesalvetti ha offerto alla Cooperativa altre opportunità lavorative” bensì in un vago condizionale “probabilmente la Cooperativa sta svolgendo altri incarichi per altre Amministrazioni». Qua di seguito, il testo integrale della lettera della dottoressa Malacarne al nostro giornale.
La lettera di Tania Malacarne «Dopo giorni trascorsi in gran parte saltando da FB a Collenews e alla posta elettronica in attesa di trovare un qualsiasi anche breve commento (ancora purtroppo non arrivato) da parte di chi, faccia a faccia, mi aveva comunicato l’inevitabile conclusione del nostro lavoro in Biblioteca, leggo finalmente due cose. Primo: Tra le news del sito del Comune trovo una comunicazione lapidaria in cui si dice in pratica che ad agosto (per la prima volta che io ricordi) la Biblioteca chiuderà il sabato, il martedì pomeriggio e la settimana di Ferragosto. Secondo: Subito dopo su Collenews leggo un articolo che mi provoca diverse reazioni: stupore, delusione, imbarazzo… Prendo qui, per chi avrà la pazienza di leggere, il mio diritto di replica alle seguenti affermazioni».
1. «Diffondere lo spettro della chiusura della Biblioteca» «Ritengo che rivolgermi questa accusa sia quantomeno ingiusto. Ripeto quanto già detto e cioè che “avevamo valutato l’ipotesi di chiudere la
Biblioteca” è una frase pronunciata da persona che ricopre un ruolo tale da saperne la portata, anche se era chiara l’intenzione di addolcire la pillola, visto che il tema del colloquio era il mancato rinnovo alla Cooperativa. Udirla per me è stato naturalmente un grosso colpo, perché sono bibliotecaria e perché ero consapevole che quantomeno la
diminuzione di risorse umane in Biblioteca avrebbe necessariamente significato una riduzione dell’orario di apertura. Cosa che è puntualmente avvenuta. E che verosimilmente si ripeterà in futuro».
(L’espressione «diffondere lo spettro della chiusura della Biblioteca» non aveva, nelle intenzioni dell’autore dell’articolo, alcuna accezione negativa. Non era pertanto assolutamente un’ «accusa», anche visto e considerato che è normale che chi svolge il proprio lavoro con passione e dedizione, si senta ferito da certe scelte. Peraltro, nello stesso articolo, si rilevava come il vivace dibattito fosse poco presente su Facebook, ma molto in paese; poco virtuale, insomma, e molto reale. Per cui, posto che di «accusa» non si può assolutamente parlare, anche casomai questa «accusa» non era rivolta al post Facebook della dottoressa Malacarne, stante il presupposto, precisato nell’articolo di ieri e ribadito adesso, di un dibattito poco virtuale e molto reale, ndr)
2. «La biblioteca non chiuderà mai» «La notizia di per sé ha un effetto davvero rassicurante, peccato che poi
mi vengano letteralmente i brividi a vedere accostato un concetto complesso come “Biblioteca” a un mero
“locale-per-le-persone-che-vogliono-andare-a-leggere-o-a-studiare”, in cui si vede il lato positivo di mantenere aperto un edificio “quantomeno a scopo studio, pur senza il servizio di prestito libri (sic!)”. A questo non oso commentare, penso che data la giovane età e l’inesperienza ci si è espressi in maniera non adeguata, forse si
intendeva dire altro…».
3. «La tutela del diritto al lavoro è prioritaria» «Belle parole anche queste, per dovere di chiarezza però la “Cooperativa, che avrà anche altri appalti” non deve leggersi al tempo futuro nel senso di “l’Amministrazione Comunale di Collesalvetti ha offerto alla Cooperativa altre opportunità lavorative” bensì in un vago condizionale
“probabilmente la Cooperativa sta svolgendo altri incarichi per altre Amministrazioni” (penso che fosse proprio questo secondo, in effetti, il senso delle parole – in particolare di quell’ «avrà» – del consigliere Fattorini, ndr)».
4. «Su Indignati del Colle non si è scatenato, a differenza di altri casi, un vivace dibattito» «Senz’altro vero, c’è da tenere in conto però delle diverse decine di utenti che hanno firmato in pochissimi giorni e stanno continuando a firmare in favore della Biblioteca. Una parte di tali firme sono state presentate nella seduta di Giunta di martedì con una lettera indirizzata al Sindaco». (Anche questo non voleva essere, nelle intenzioni dell’autore dell’articolo, un ridimensionamento nei confronti di una questione assolutamente importante quale quella in oggetto, ma un mero dato di cronaca, ndr)
«Concludo dicendo che, ammesso e non concesso che si stia facendo un gran polverone di una questione assolutamente non grave come la si dipinge, mi rammarico di constatare che, al di là dell’intervista (in realtà, non un’intervista, ma elementi emersi nell’ambito di un colloquio del giornalista col consigliere Fattorini avente ben altro oggetto, seppur poi riportati nell’articolo, ndr) al giovane consigliere Fattorini, non c’è stato nessuno tra le figure di responsabilità dell’Amministrazione comunale che abbia ritenuto di dover spendere pochi minuti del proprio tempo con altrettante poche parole su questa questione. Se non altro per dare dimostrazione alla propria cittadinanza che la Biblioteca di Collesalvetti e soprattutto le persone che la frequentano e che hanno lavorato e lavoreranno per essa, non sono mere questioni di Bilancio o di Organizzazione della Struttura, ma qualcosa a cui si dovrebbe dare un altro valore, culturale ed umano».
(firmato Dott.ssa Tania Malacarne)