Mortaiolo “Ocm vino: finanziamenti per i produttori vitivinicoli”. E’ questo il titolo del convegno che si è tenuto lo scorso weekend presso l’Azienda agricola Frescobaldi di Mortaiolo, organizzato dal Consiglio di Frazione di Nugola e dal Comune di Collesalvetti, in occasione della manifestazione Settembre di…vino in corso in quei giorni. Alla conferenza hanno partecipato vari esperti del settore e alcuni membri del Consiglio Comunale di Collesalvetti come il Vicesindaco Libera Camici. A fare da mediatore per questo incontro è stato Paolo Rossi, direttore della Confagricoltura di Livorno, che ha subito introdotto l’argomento e passato la parola all’Assessore Libera Camici.
«Il Comune di Collesalvetti – ha detto la Camici – è soddisfatto di poter ospitare questo convegno nel proprio territorio. L’agricoltura infatti è un settore che il nostro Comune punta a valorizzare soprattutto in questi tempi crisi economica. Il nostro Comune ha infatti sempre supportato il settore agricolo: esempio chiave di questo supporto è senz’altro l’adesione del nostro comune alla Carta di Matera, documento che incentiva le Amministrazioni ad incrementare e supportare il settore agricolo guardando con particolare interesse anche alla tutela del patrimonio ambientale. Come Amministrazione, la nostra convinzione è quella di appoggiare questa causa proponendoci come mediatori tra produttori e Pubbliche Amministrazioni, anche a livello statale e regionale».
«Gli italiani sono messi peggio» L’incontro è poi proseguito con l’intervento di Lamberto Frescobaldi, presidente dell’omonima azienda agricola che ha fatto una panoramica mondiale del settore vinicolo dal punto di vista economico affermando che «dopo il 2008 le cose si sono rimesse a marciare per il mondo. Diciamo che quelli un po’ messi peggio siamo noi italiani. Anche se devo dire, come ho avuto modo di constatare io stesso viaggiando molto all’estero per promuovere i nostri vini, che l’Italia è “tenuta in palmo di mano” dagli altri Paesi poiché i nostri prodotti soprattutto dal punto di vista agricolo sono considerati di qualità eccellente. In particolar modo, gli stranieri hanno espresso un particolare apprezzamento per i prodotti toscani. I fondi OCM -ha poi continuato Frescobaldi – sono di vitale importanza e si dovrebbe riuscire a sfruttarli ancora di più per incrementare le nostre esportazioni estere, dico questo perché purtroppo l’Italia non è cosi brava a ricavare il massimo profitto da questi fondi come riescono a fare invece paesi come la Francia o la Germania. Inoltre in Italia c’è anche un altro strumento che crea dei “mal di testa” a noi produttori ma anche alle Pubbliche Amministrazioni. Si tratta del Pit, cioè il Piano di Indirizzo Territoriale che imbriglia Amministrazioni e produttori con dubbi e incertezze su tutto quanto concerne la protezione dei terreni».
L’investimento dei fondi Ocm in Toscana A seguire è intervenuto Riccardo Buti, funzionario della Regione Toscana addetto ai fondi per l’agricoltura che ha voluto sottolineare come «per quanto riguarda l’Ocm vino per la regione Toscana, il budget è sempre stato speso interamente. Questo budget può essere speso per varie tipologie di interventi e misure come ad esempio la vendemmia verde che prevede un rimborso per i produttori sulla distruzione dei propri prodotti. Questa misura però – ha spiegato Buti- è del tutto ininfluente per la nostra Regione poiché essa investe i propri fondi in interventi di ristrutturazione e promozione. Un’altra misura sta negli investimenti: questa è stata pensata soprattutto per le piccole e medie imprese ed ha dato i suoi frutti quando è stata utilizzata, anche se attualmente non è in uso. La Regione tende a valorizzare molto di più le misure di promozione e ristrutturazione. La promozione è sempre stata un successo che ci ha promesso in pochi anni di coprire un terzo del patrimonio viticolo toscano. C’è ancora tanto da lavorare sulla questione dei drenaggi che sono essenziali per la protezione dai rischi idrogeologici. Tutte le misure che ho citato sono racchiuse nel regolamento 1808/ 2013 che ha introdotto anche delle novità come quella della liberalizzazione delle superfici con una crescita controllata che in futuro sarà regolata dal passaggio da un sistema di diritti ad un sistema di autorizzazioni. Chiunque abbia dei diritti su un terreno dunque dovrà trasformarli in autorizzazioni che hanno una durata di 3 anni».
Dopo l’intervento del signor Buti ha preso la parola Stefano Segati dell’Artea, l’agenzia regionale Toscana per le erogazioni in agricoltura. «La Toscana – ha detto Segati – sul piano sviluppo degli Ocm è leader in Europa. Gli atti programmatori della Regione sono infatti completamente finanziati ad oggi. I meccanismi entro i quali si muove un organismo pagatore sono però un grande problema perché il nostro sistema è ipercontrollato ed i controlli determinano una rettifica finanziaria se certe procedure non vengono correttamente sovvenzionate. Fino all’anno scorso siamo riusciti a finanziare tutti i richiedenti. Quest’anno abbiamo avuto un boom poiché ci sono stati richiesti circa 2000 ettari di terreno. A farla da padrone da questo punto di vista sono state le Province di Firenze e di Grosseto che detengono il grosso della produzione agricolo/vinicola toscana. Non ci possiamo comunque lamentare dei risultati ottenuti: ad oggi infatti siamo riusciti a pagare circa la metà dei fondi con una spesa di 8.800.000 euro».
L’importanza dell’esportazione all’estero Dopo il dottor Segati è intervenuto Piermario Meletti Cavallari, viticoltore e presidente de “La strada del Vino” affermando che «il turismo del vino è strettamente collegato alle tematiche illustrate fino ad ora. La cosa di cui si è parlato poco però è la promozione dei vini sui mercati esteri che per chi fa vino in zone poco conosciute risulta molto problematica. Per le grandi aziende si tratta di un problema di poco conto, ma per le piccole imprese è un enorme problema perché esse non sono attrezzate per espandersi su mercati internazionali. Questi fondi Ocm, a mio parere, dovrebbero essere investiti per sbloccare questa situazione in modo tale da avere la possibilità di creare un ambiente che permetta di conoscere bene il mercato estero . Ribadendo il concetto quindi bisognerebbe metterci in testa di portare alla ribalta queste piccole aziende che sono fondamentali a livello nazionale, ma anche e soprattutto per la Toscana».
Il problema della “morte dell’agricoltura” A seguire ha preso la parola Stefano Poleschi, direttore della Confederazione Italiana Agricoltori, che ha parlato invece dell’interconnessione tra gli Ocm ed il Pit (il Piano di Indirizzo Territoriale) e del problema della “morte del settore agricolo” che può avvenire in alcune zone. «Il piano paesaggistico attuato dalla Regione Toscana – ha affermato Poleschi – ha riproposto una visione unitaria del territorio con l’unione tra Ocm e piano paesaggistico. Bisogna ricordare che quando si parla di paesaggio rurale si parla di agricoltura, quindi se qualcuno vagheggia sul ritorno di una agricoltura di tipo mezzadrile bisogna che riveda la sua posizione poiché il ritorno ad una simile struttura produttiva porterebbe alla morte il paesaggio dal punto di vista economico. E dico questo perché le più grosse speculazioni sono avvenute quando in vari territori è andata a morire l’agricoltura. Per quanto riguarda questo problema infatti mi preoccupa un po’ il nuovo regolamento illustrato dal dottor Buti in precedenza poiché con un passaggio da uno stato di diritti ad uno stato di autorizzazioni in taluni casi potrebbe portare ad un impoverimento del patrimonio vitivinicolo italiano».
La questione degli Ungulati Nella parte finale del convegno c’è stato anche spazio per un’altra problematica, non inerente il settore economico. Si è infatti parlato del problema degli ungulati, cioè di animali selvatici come ad esempio i cinghiali, che molto spesso arrecano danni ai vigneti ed ai campi coltivati. Sulla questione è stato infatti incitato ad intervenire dal mediatore dell’incontro Paolo Rossi eil dottor Grossi dell’ Ufficio Caccia della Provincia di Livorno. «Il problema degli ungulati – ha affermato Grossi – affligge da sempre le nostre zone. Nella provincia di Livorno sono stati stimati circa 9000 capi di animali selvatici appartenenti alla categoria degli ungulati. Noi operiamo un piano di abbattimento annuale di circa 4000/5000 capi. Nonostante questo però siamo ancora lontani dalla completa risoluzione del problema. Dal mio punto di vista infatti – ha proseguito il dottor Grossi – noi non possiamo fare più di così. C’è anche da dire che per quest’anno non posso rassicurare gli agricoltori poiché non ci sono pervenuti i fondi per poter attuare un’opera di prevenzione né per poter indennizzare gli agricoltori danneggiati ». Al termine delle proprie illustrazioni, i relatori del convegno hanno risposto ad alcune domande del pubblico presente al convegno che si è definitivamente concluso alle 20 con un aperitivo allestito dal personale dell’ azienda agricola Frescobaldi.