Collenews.it ha incontrato l’assessore Daniele Rossi per tracciare un bilancio del lavoro svolto nel 2024 e approfondire i progetti in cantiere per il 2025. Le sue deleghe – Politiche del Lavoro, Agricoltura e Commercio, Personale e Gestione del Patrimonio Scolastico – si intrecciano  con un’attività tecnica e organizzativa svolta a stretto contatto con gli uffici, spesso lontana dai riflettori, ma fondamentale per garantire il funzionamento della macchina comunale e il corretto svolgimento dei servizi essenziali, con un impatto diretto sulla qualità della vita dei cittadini.

Dalla gestione scolastica al sostegno dell’economia locale, Rossi illustra risultati e prospettive per rafforzare il legame tra amministrazione e territorio.

Assessore Rossi, partiamo da un tema centrale del suo mandato: la gestione del patrimonio scolastico. Quali sono i risultati raggiunti e quali gli obiettivi futuri?

«La gestione del patrimonio scolastico è una delle sfide più delicate, soprattutto in un contesto come il nostro, che conta ben dodici plessi pubblici. Ogni anno riceviamo circa 600 segnalazioni relative a interventi di manutenzione, una media di quasi due al giorno. Si tratta di piccole operazioni, ma che richiedono un’organizzazione puntuale e tempestiva.

Dal momento del nostro insediamento abbiamo lavorato intensamente per ottimizzare le tempistiche di risposta, instaurando un dialogo diretto con le dirigenze scolastiche dei due comprensori. Questo ha permesso di migliorare significativamente la situazione rispetto al passato. Per esempio, abbiamo potenziato il nostro Ufficio tecnico, passando da due a tre figure operative, un passo importante per garantire maggiore efficienza. Dal 2025, la nuova risorsa ci consentirà di effettuare più sopralluoghi congiunti con le scuole, una pratica fondamentale per pianificare interventi in modo proattivo e non solo reattivo.

Il nostro obiettivo principale è introdurre una pianificazione regolare delle manutenzioni, stabilendo una periodicità ben definita per ogni plesso. Questo approccio ci permetterà non solo di prevenire guasti improvvisi, ma anche di alleggerire il carico sulle squadre manutentive, armonizzando gli interventi scolastici con quelli sugli altri edifici comunali, il verde pubblico e le segnalazioni dei cittadini».

In questo contesto, come valuta la collaborazione tra Comune e scuole?

«Positivamente, oltre ogni aspettativa. I feedback ricevuti dalle dirigenze scolastiche sono incoraggianti, il che è merito del grande impegno dei nostri operai e del personale amministrativo. È essenziale che la politica agisca da ponte tra le scuole e l’Ufficio tecnico, intervenendo prontamente per risolvere eventuali disservizi. Una comunicazione efficace evita ritardi che potrebbero gravare sugli alunni, sugli insegnanti o sulle famiglie».

Passiamo all’agricoltura e commercio, un settore centrale per il nostro Comune. Quali strategie state adottando per sostenere questa realtà?

«L’agricoltura nel nostro territorio necessitava di una svolta: per troppo tempo, il Comune ha avuto un ruolo passivo, limitandosi a rispondere alle emergenze senza proporsi come mediatore attivo. Dal 2024, abbiamo avviato incontri con aziende agricole locali per promuovere un cambio di paradigma, incoraggiando i giovani ad avviare attività agricole con il supporto di bandi regionali.

Questo ha già portato risultati tangibili: abbiamo pubblicizzato un bando della Regione che prevedeva fino a 65.000 euro a fondo perduto, ottenendo un riscontro immediato. Tre giovani imprenditori agricoli si sono rivolti a noi per un aiuto nella preparazione della documentazione necessaria e nella connessione con gli uffici regionali. È stato un successo che dimostra come il nostro territorio abbia ancora un forte potenziale e una generazione interessata e disposta a investire».

Qual è il vostro obiettivo di lungo termine per il settore agricolo?

«Puntiamo a creare una rete solida tra le aziende agricole del territorio, creando un tessuto connettivo tra le piccole aziende agricole, gli agriturismi e le realtà di maggiore rilevanza, come Frescobaldi e Bellavista Insuese. L’intento è duplice: da un lato, valorizzare i prodotti del territorio e migliorare il marketing; dall’altro, facilitare l’accesso a finanziamenti e opportunità per le piccole realtà a conduzione familiare, affinché le imprese locali possano competere in un contesto economico sempre più difficile».

Parliamo ora della delega al personale interno, spesso percepita lontana dagli interessi dei cittadini. Qual è invece la sua importanza strategica all’interno del Comune di Collesalvetti?

«In effetti, dall’esterno, la delega al personale interno può apparire come una responsabilità di minore interesse rispetto ad altre, ma è fondamentale comprendere come essa costituisce il fondamento su cui si regge l’intero sistema amministrativo. Perché un assessorato possa operare in maniera efficace, è infatti imprescindibile che il suo ufficio lavori in modo ben organizzato e funzionante, e ciò dipende, in larga misura, da una gestione ottimale del personale.

Quando ho assunto questa delega, ho portato con me un bagaglio di oltre vent’anni di esperienza sindacale, elemento che ha influito sulla mia scelta per questo incarico. Mi sono trovato di fronte a una situazione piuttosto tesa, caratterizzata da conflitti tra l’amministrazione e le rappresentanze sindacali. La prima sfida è stata mediare tra le parti per ristabilire un clima di serenità: a dicembre siamo riusciti a ottenere il ritiro dello stato di agitazione dei dipendenti e a firmare il fondo decentrato, uno strumento cruciale per gestire gli aspetti economici che esulano dal contratto nazionale.

Questo risultato ha contribuito a distendere il clima e a ripristinare un dialogo costruttivo. Ora, il prossimo passo consiste nel risolvere con maggiore calma le restanti criticità, garantendo da un lato la valorizzazione del personale e la sua responsabilizzazione, dall’altro dotando il nostro ente delle risorse umane necessarie per rispondere efficacemente alle richieste della cittadinanza. Il nostro obiettivo immediato è raggiungere le 92 unità, e nel 2024 siamo riusciti ad assumere 10 nuovi dipendenti. È un processo che il cittadino, osservando dall’esterno, potrebbe non percepire direttamente, ma rappresenta il cuore del funzionamento dell’ente e della sua capacità di offrire servizi con efficienza e qualità».

Per quanto riguarda l’occupazione, quali sono le principali sfide che avete da affrontare e quali le prospettive per il 2025?

«Il tema dell’occupazione riveste un’importanza cruciale, e la mia esperienza maturata nel settore dell’automotive, così radicato nel nostro territorio – basti pensare a realtà come Magna, il Faldo o Eni – mi ha permesso di affrontare fin dall’inizio tavoli di crisi complessi, collaborando con le imprese e la Regione. Il contesto economico generale, già segnato da difficoltà strutturali, si intreccia oggi con le sfide della transizione ecologica, che richiedono scelte strategiche ma impongono anche sacrifici.

Il 2025 si preannuncia un anno critico, complice l’impatto delle politiche europee sulle emissioni e le sanzioni previste per chi non si adegua alle normative. Se da un lato queste scelte sono eticamente comprensibili, dall’altro si riflettono sulla produttività aziendale e, inevitabilmente, sui lavoratori. Per far fronte a queste sfide, abbiamo lavorato con determinazione, ottenendo risultati significativi: grazie a un dialogo costante con Magna e le parti sociali, abbiamo siglato, in collaborazione con la Regione, un accordo che garantisce la salvaguardia occupazionale per tutto il 2025, senza riduzioni di personale presso il sito industriale. Analogamente, per quanto riguarda il Faldo, le clausole di salvaguardia sembrano essere state accolte, almeno per il momento, con un riscontro piuttosto positivo.

Quello che chiediamo alle imprese  è uno sforzo importante di responsabilità civile, affinché i lavoratori possano essere riqualificati e mantenuti attivi anche nel contesto di una transizione che cambierà inevitabilmente i modelli produttivi.

Parlare di occupazione significa andare oltre il semplice aumento quantitativo dei posti di lavoro: incrementare i numeri senza garantire adeguate tutele rischia di essere un’operazione sterile, soprattutto quando i nuovi assunti sostituiscono i lavoratori precedenti con contratti meno garantiti, che impoveriscono il tessuto sociale.  Tutelare il lavoro significa proteggere i diritti: vuol dire creare condizioni che salvaguardino il territorio, evitando che venga eroso da contratti precari e instabili, e impegnarsi per un futuro in cui i diritti dei lavoratori siano sempre al centro delle politiche. Solo così potremo affrontare le sfide che ci attendono, mantenendo fermo il principio che lo sviluppo economico deve procedere di pari passo con la giustizia sociale».