Collesalvetti In occasione della mostra “L’incanto di Medusa: Charles Doudelet il più geniale interprete di Maeterlinck tra il Belgio e la Toscana” Collenews.it ha intervistato la conservatrice della Pinacoteca Comunale “C. Servolini” di Collesalvetti, Francesca Cagianelli. In questa intervista la curatrice racconta di essersi dedicata per circa 10 anni all’indagine della personalità di Charles Doudelet, che ritiene «un fenomeno assolutamente determinante per il nostro territorio, in quanto ne costituisce sicuramente le stagione più internazionale». L’evento, in calendario fino a marzo 2020 è stato pensato dalla Cagianelli «in modo che il nome della Pinacoteca resti indelebilmente legato alla fortuna critica del maestro belga, che fu uno degli incisori senz’altro più aggiornati e sapienti del Novecento europeo».
Cagianelli, giovedì 28 novembre è stata inaugurata alla Pinacoteca Comunale “C. Servolini” di Collesalvetti – di cui lei è curatrice – la mostra “L’incanto di Medusa: Charles Doudelet il più geniale interprete di Maeterlinck tra il Belgio e la Toscana”. A circa un mese dall’evento, quale il riscontro che ha avuto?
«La mostra promossa dal Comune di Collesalvetti è un’occasione imperdibile per il territorio, ma certamente non circoscritta alla provincia di Livorno e neppure esclusivamente alla Toscana, ma destinata a circuitare un pubblico trasversale. Siamo in contatto non solo con istituzioni culturali nazionali e con la stampa più qualificata e specializzata in Italia, ma anche con alcuni esponenti della comunità scientifica europea, con riferimento soprattutto ai membri del Comitato Scientifico della Mostra, quali Maurice Culot e William Pesson, il cui curriculum internazionale è facilmente accertabile».
Può spiegare ai lettori di Collenews.it in cosa consiste il valore artistico di questa mostra, da lei ideata e curata?
«Si tratta della prima mostra in Europa dedicata a Charles Doudelet, uno dei più prestigiosi esponenti del Simbolismo Belga, noto in tutto il mondo per il suo legame esclusivo con il Premio Nobel Maurice Maeterlinck. La mostra risulta di eccezionale importanza in quanto presenta per la prima volta capolavori mai visti in Europa di un artista quale Doudelet, su cui la critica d’arte comincia a pronunciarsi in tutto il mondo, ma riguardo al quale scarseggia la bibliografia, tranne la monografia da me curata nel 2009, relativamente alla lunghissima stagione italiana. Questa mostra, unitamente al catalogo in uscita, consentono di aprire finalmente un orizzonte di studi assolutamente inedito sulla permanenza in Italia di Doudelet, in quanto costituiscono l’occasione per divulgare alcune sensazionali scoperte relative alla personalità dell’artista belga, rispetto alla monografia del 2009, la prima in assoluto in Europa, dal titolo Charles Doudelet, pittore, incisore e critico d’arte. Dal “Leonardo” a “L’Eroica”, pubblicata dall’editore Leo S. Olschki con il Patrocinio dei Musées Royaux des Beaux-Arts de Belgique. Uno degli aspetti più cruciali del fenomeno Doudelet riguarda la sua effettiva diversità di contegno rispetto a Modigliani: quest’ultimo infatti lascia l’Italia nel 1906, interrompendo pressoché definitivamente il dialogo con i colleghi livornesi del Caffè Bardi, mentre Doudelet arriva in Italia nel 1902, si stabilisce a Firenze, di cui si innamora letteralmente, e quindi, a partire dal 1908 risulta residente a Livorno, a Villa Medusa, all’Antignano, per la quale addirittura idea una raffinatissima carta da lettere dominata da una mitica creatura degli abissi marini, L’Ondina. Al Caffè Bardi Doudelet diventerà una sorta di maestro spirituale, partecipando a cenacoli culturali ed esposizioni livornesi, fino a creare un vero e proprio sodalizio internazionale all’insegna del verbo dei Rosacroce. Una stagione irripetibile che è la migliore in assoluto della Livorno primonovecentesca».
Doudelet appunto aveva scelto Livorno come sua patria per molti anni, ma nonostante questo egli resta tuttora assolutamente sconosciuto sul nostro territorio. Come se lo spiega?
«In effetti dal 1908 al 1923 Doudelet risulta residente a Livorno, dove riesca a radicarsi con grande successo di pubblico e di critica, anche in veste di scrittore e illustratore. Basti pensare a un capolavoro dell’arte libraria del XX secolo quale La Guerre et la Paix, 18 Lithographies et texte par Charles Doudelet, dédié à mon ami et compatriote Maurice Maeterlinck, Imprimérie G. Chiappini, Livourne, II° edizione Imprimérie Lithographique Gino Baldi, Livourne (Italie), septembre 1914 (III° edizione, septembre 1918), un’impresa editoriale che sicuramente costituì uno degli avvenimenti più eccezionali della Livorno primonovecentesca, così come la prestigiosa iniziativa editoriale promossa a beneficio della Croce Rossa Italiana e sotto il Patronato della Regina Margherita grazie allo sforzo congiunto dello stesso Doudelet, dell’erudito Pietro Vigo e del tipografo Guido Chiappini, ovvero una lussuosa edizione della Flora dantesca, indagata per la prima volta da chi scrive nel 2009, ma fino ad allora rimasta pressoché ignorata dalla bibliografia critica. Nonostante questa straordinaria capacità produttiva Doudelet resta un artista più difficilmente comprensibile di colleghi più noti quali Modigliani, in quanto coltivò nel corso della sua vasta carriera prevalentemente il filone simbolista, ovvero il filone in assoluto più impervio sotto l’aspetto della fortuna commerciale e critica».
La mostra sarà aperta tutti i giovedì dalle ore 15:30 alle 18:30 fino al 12 marzo 2020. Tre mesi e mezzo è un periodo che si concede agli eventi in cui si crede molto… Cosa l’ha ispirata?
«Sono circa 10 anni che mi dedico all’indagine della personalità di Charles Doudelet e ritengo che sia un fenomeno assolutamente determinante per il nostro territorio, in quanto ne costituisce sicuramente le stagione più internazionale. Stimatissimo da Luigi Servolini, che proprio in virtù della sua lungimiranza critica, lo riteneva uno degli esponenti più significativa della cultura simbolista nordica, ho inteso dedicare alla mostra a lui intitolata un’ampia stagione promozionale, in modo che il nome della Pinacoteca resti indelebilmente legato alla fortuna critica del maestro belga, che fu uno degli incisori senz’altro più aggiornati e sapienti del Novecento europeo».
Vuol fare ai lettori di questa testata un appello per invitarli a partecipare all’evento?
«Ringrazio Collenews per avermi concesso questa opportunità promozionale e colgo l’occasione per rivolgere un invito a tutti coloro che sono motivati non soltanto dall’amore per l’arte, ma anche e soprattutto da un profondo sentimento di identità culturale, in quanto la visita alla mostra di Doudelet credo si possa considerare non solo e non soltanto un omaggio a uno dei maestri più internazionali vissuti sul nostro territorio, ma soprattutto un ringraziamento a un artista che ha scelto l’Italia, se ne è innamorato e ha deciso di dimorarvi, di coltivarvi la sua passione artistica e di svolgervi le sue relazioni personali e professionali: insomma un artista che a tutti gli effetti ci appartiene».
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