Stagno A Stagno si è dimesso mezzo Consiglio di Frazione. Ne davamo notizia ieri su queste pagine e ora Collenews.it ha intervistato il primo dei dimissionari, l’ormai ex presidente del CDF, Giuseppe Cintio.
Cintio, dopo un percorso travagliato alla fine rassegna le dimissioni dal CDF. È un “gettare la spugna” oppure un modo per continuare la battaglia per Stagno al di fuori del contesto del Consiglio di Frazione che – se non cambia qualcosa – si sta rivelando solo un modo per bruciare le persone che hanno intenzione di darsi da fare per la frazione, costringendole a stare ferme su una sedia in una carica che spesso non porta alcun risultato?
«Intanto, direttore, grazie per l’opportunità di approfondire il perché delle mie dimissioni. Naturalmente non si tratta di un “gettare la spugna”, anche perché non rientra nemmeno nel mio carattere. Il punto è che ci troviamo dinanzi, per l’ennesima volta, ad un diniego, ad un “muro di gomma”; non riusciamo a far capire all’Amministrazione che la gente (che è quella che li ha eletti, i loro cittadini) ha bisogno di vederli, di parlare con loro. Magari il clima avrebbe potuto anche surriscaldarsi, ma qui ci sono sempre state persone civili: magari qualcuno può alzare la voce, stanti certe situazioni, ma nulla più. Dopo che ci hanno trattato con tutti i titoli (“Truppe cammellate”; “Tribunale del Popolo”…), però, non stupisce più niente. Anche se ricordo che, nell’incontro che fu fatto all’Interporto (perché loro amano l’Interporto), trovammo una quadra nei mesi scorsi. Sempre per rimanere all’Interporto, luogo scelto per il Consiglio Comunale straordinario, è un posto dove si arriva male; la seduta è stata convocata in un orario improponibile… Ma lasciamo perdere. All’Amerigo Vespucci noi, in passato, sotterrammo l’ascia di guerra con l’Amministrazione Comunale, per dire che avremmo collaborato. Ma ancora un’insoddisfazione. La volta scorsa polemizzarono, si arrabbiarono tantissimo, perché ci eravamo permessi di voler organizzare un’assemblea; stavolta che abbiamo chiesto a loro di organizzarla, stessa storia. Mi sono dimesso perché non potevo più sopportare il “muro di gomma”».
Le sue sono dimissioni in aperto contrasto col Comune, a seguito della lettera con cui il sindaco vi invitava al Consiglio Comunale all’Interporto al posto dell’assemblea pubblica aperta a Stagno. La goccia che ha fatto traboccare il vaso…
«La nostra richiesta al Comune è stata fatta su mandato di tanti cittadini. Chiedevamo un incontro pubblico con tutti i soggetti coinvolti da tenersi qui nella frazione. Sono 2-3 anni che qui nel paese non si riesce ad avere un incontro pubblico con l’Amministrazione. Mi sembra irriguardoso anche nei confronti del CDF. Quando esso chiede qualcosa non lo fa per piacer proprio, ma perché spinto dai cittadini. Ci hanno risposto che le risorse sono praticamente già impiegate, vabbé. Ci hanno poi risposto di andare al Consiglio Comunale straordinario all’Interporto: bello, con le poltroncine comode, ma… raggiungibile solo ed esclusivamente dalla Fi-Pi-Li; l’orario è improponibile per chi lavora e non credo che la gente prenda ferie o permessi per venire ad un Consiglio Comunale nel quale poi, salvo deroghe, si può ascoltare e basta, senza portare il proprio contributo, confrontarsi, fare uno scambio di idee. Poi, nella parte finale della lettera, il sindaco ci ha scritto che se avessimo voluto approfondire, a seguito del Consiglio Comunale, sarebbero stati disposti a fare un incontro in Comune. A simili controproposte dissi già una volta di no e successe il pandemonio! Noi non vogliamo fare le cose rinchiusi in una stanza. I cittadini hanno bisogno di sentire la voce della propria Amministrazione Comunale, che la condividano o meno. Parlare direttamente è fondamentale. Insomma, ci è stato proposto l’opposto di ciò che avevamo chiesto».
Che scenario si apre con le sue (e le altre) dimissioni?
«Io, a seguito di quella lettera, decisi subito di rassegnare le dimissioni dal Consiglio di Frazione (e non solo dalla presidenza, dunque). Come me, anche altri, come dice lei. Quanto agli scenari, a termini di regolamento il CDF dovrebbe decadere, stanti le dimissioni contestuali e anche il fatto che c’è un consigliere che non viene da mesi. A me questo, in fondo, dispiace perché il Consiglio di Frazione è giusto che ci sia. Ma deve essere messo in condizione di fare quel che è chiamato a fare. Se dev’essere solamente un portavoce di decisioni preconfezionate, già prese… Ecco: così non ha davvero senso. E a dir questo non sono l’unico: tempo addietro queste cose erano già emerse in altri CDF. Stanti così le cose, questi Consigli non hanno ragione di essere».
Quale messaggio si sente di mandare all’Amministrazione Comunale da queste pagine?
«Innanzitutto, voglio dire loro che hanno frainteso: il CDF di Stagno ha sempre agito a termini di regolamento: se si dice che i CDF sono un’interfaccia fra cittadini e Amministrazione, logica conseguenza è ascoltare quello che riporta il Consiglio di Frazione. Occorrerebbe quantomeno ascoltare. E magari incontrarli, di tanto in tanto».
E ai suoi (ormai ex) colleghi degli altri CDF?
«Io ho fatto le mie scelte, ognuno faccia le proprie negli altri CDF. Mi sento di dire che vadano avanti, se lo ritengono fruttifero, nel loro lavoro, nell’impegno che hanno preso. E soprattutto di farsi sentire con decisione dall’Amministrazione Comunale. Ma se già ci sono delle lamentele (anche pubbliche), l’andazzo mi sembra chiaro anche negli altri Consigli».
Come proseguirà la battaglia per Stagno, secondo lei? Giocherà ancora un ruolo da protagonista in questa battaglia? In che modo?
«Resto comunque un cittadino di Stagno e spero di morirci in questa frazione. Continuerò il mio impegno da cittadino; se ci sarà un altro CDF, portando le mie istanze al nuovo CDF, se non ci sarà vedrò di volta in volta il da farsi. Vedremo come organizzarci in futuro per portare avanti le battaglie sui nostri problemi, che sono tanti ed enormi a Stagno. Enormi e irrisolti: la lista è sempre la solita da anni! Tanto che mi è venuto a noia continuare anche solo ad elencarli. Metà delle strade della frazione hanno bisogno di essere riasfaltate; occorre una via di fuga in caso di emergenza (anche durante l’ultima alluvione noi eravamo “topi in trappola”); c’è poi necessità di rifare la segnaletica, solo per dire cose di ordinaria amministrazione. E ancora la questione sicurezza; il traffico… L’inquinamento, poi. Continuo a dire: la posizione della centralina mobile siamo sicuri che sia la migliore?! Perché – anche qui – non si ascoltano i suggerimenti dei cittadini?!».
La centralina come ho già detto moltissime volte non è stata messa nel luogo appropriato ora addirittura oltre alla fissa sempre nello stesso posto è stata messa la mobile L’arpat cosa ci vuole nascondere ? Noi a stagno vecchio aspettiamo sempre la riqualificazione che doveva essere fatta con i soldi dell’olt che fine hanno fatto? Ci siamo presi tutta la merda con quei lavori e stiamo ancora aspettando il buono!!!!
Una decisone che amareggia, ma più che giustificata. La presenza di persone cariche di dignità e ancora disposte ad impegnarsi per il proprio territorio lascia accesa la speranza che si possa arrivare a dare un senso alla parola “partecipazione”, ormai svuotata nei fatti. Inutile e forse anche ipocrita lamentarsi che i cittadini non partecipano agli incontri pubblici se poi si dà prova che anche quando si consente di esprimere istanze e opinioni queste cadono per lo più nel vuoto.
Un sentito grazie a Giuseppe Cintio per l’impegno profuso con serietà proprio nel ruolo che dovrebbe esser proprio di un istituto di partecipazione, e per non essersi prestato a trasformarlo in una cinghia di trasmissione a senso unico.