Alle origini della polemica che ha portato alle dimissioni A seguito dell’alluvione della seconda metà di settembre, infatti, il CDF stagnino aveva organizzato una riunione (aperta, come tutte, alla partecipazione del pubblico). La gente affluì in massa per esprimere tutti il proprio malcontento; la propria arrabbiatura e voglia di voltar pagina, di non stare a ripetersi sempre i soliti problemi, ma al contrario di veder mettere in atto soluzioni concrete. Insomma, una grande partecipazione popolare a questa riunione pubblica, che il Comune non voleva. Dal Municipio colligiano avevano infatti invitato ad “attendere costruttivamente”. Questo invito all’attesa costruttiva, non fu accolto e il Consiglio di Frazione di Stagno tirò dritto per la propria strada, ignorando l’appello del Comune. E la riunione si tenne comunque. Circa una settantina i partecipanti, dai quali il CDF ricevette un deciso mandato popolare e, forte di questo, chiese al Comune di organizzare un’assemblea pubblica per interfacciarsi coi cittadini. Nella lettera ufficiale di richiesta si domandava la presenza di numerosi destinatari; fra questi il commissario straordinario per l’emergenza Enrico Rossi, il Comune di Livorno, il Comune di Collesalvetti, la Provincia, ASA ed il Consorzio 4 Basso Valdarno.
4 richieste specifiche non soddisfatte Quattro cose volevano dal CDF stagnino: un contesto in cui si potesse dialogare; interlocutori specifici; una location precisa (Stagno) e un orario accettabile per chi lavora. Il Comune risposte, ma offrendo il contrario di quanto richiesto dal CDF. Dal Municipio colligiano invitarono infatti il CDF a partecipare al Consiglio Comunale straordinario all’Interporto.
Dunque, il “contesto in cui si potesse dialogare” veniva meno (ad un Consiglio Comunale si è solo uditori, hanno diritto di intervento solamente i consiglieri e i membri della Giunta); quanto agli “interlocutori specifici” richiesti dal CDF stagnino, non Rossi, nè l’Amministrazione Comunale livornese, né la Provincia, né ASA, né il Consorzio 4 Basso Valdarno. Nemmeno la richiesta espressa di una “location precisa” fu accolta: non Stagno, ma l’Interporto di Guasticce (riguardo al quale fu notato che è raggiungibile solamente in auto e prendendo la FI-PI-LI, con tutto ciò che questo significa per le persone anziane). Infine, non dette soddisfazione al CDF stagnino nemmeno l’ultimo punto: “l’orario accettabile“. La seduta fu convocata per le 17:30 e dal CDF alcuni sottolinearono come «a quell’ora la gente è sempre al lavoro». Insomma, di 4 richieste specifiche non ne fu soddisfatta nemmeno una. Quanto è bastato per “gridare all’affronto“, per voler “chiudere i battenti una volta per tutte con un Comune che non ascolta“. Di qui, le dimissioni.
I precedenti rispetto a questi ultimi episodi sono altrettanto forti. Anche due anni fa esatti ci fu un monito del Comune a non indire assemblee. «le riunioni di questa portata devono essere organizzate dall’Amministrazione Comunale, che non può essere semplicemente invitata a partecipare», fu detto dal Municipio, ma anche allora il CDF stagnino andò avanti per la propria strada. E l’episodio dell’aprile 2015 quando dal Municipio invitarono il CDF stagnino ad un incontro per approfondire le tematiche relative al progetto dell’impianto a biomasse. «No, non veniamo» fu la risposta del Consiglio di Frazione al Municipio: un gesto senza precedenti. «Le esternazioni di Demi rendono vano l’incontro», dissero dal CDF, sostenendo che “i giochi erano già fatti“. E ancora nel 2016 quando il presidente Cintio rispose al sindaco Lorenzo Bacci che aveva parlato di una «comunità locale (che) sta diventando suo malgrado oggetto di diatribe che con l’interesse generale hanno poco a che spartire». Il numero uno del Consiglio di Frazione non le mandò a dire al primo cittadino: «Al sindaco non va bene il nostro operato?! Venga, ci sciolga e spieghi alla cittadinanza il perché». Per non parlare della polemica sul “Tribunale del Popolo“. La vicesindaco Libera Camici ci era andata giù dura con loro: «Il Consiglio di Frazione ha ritenuto di potersi arrogare il diritto di convocare, su temi scottanti come quelli occupazionali, addirittura i sindacati, provocando confusione e imbarazzo». E se in quell’occasione Cintio gettò acqua sul fuoco, sommati tutti gli addendi di cui sopra non era difficile immaginare che alla fine sarebbe finita così.
Resta ora da capire se ci saranno ulteriori dimissioni e che fine farà il Consiglio di Frazione di Stagno.