Vicarello È Don Antonio Ratti il nuovo parroco di Vicarello che sabato 9 settembre è subentrato a Padre Massimo Vannozzi, che lascia la parrocchia di san Jacopo dopo sette anni di attività pastorale. Don Antonio, 51enne di Portoferraio e sacerdote da più di vent’anni, è stato quindi scelto dall’Arcivescovo di Pisa, Monsignor Giovanni Paolo Benotto per guidare la comunità parrocchiale vicarellese. Ecco l’intervista per saperne di più sulla sua storia e per capire come il sacerdote avrà intenzione di muoversi nel corso del suo nuovo incarico.
Padre Ratti, quand’è che ha deciso di diventare sacerdote? E soprattutto… come è nata in lei la vocazione al sacerdozio?
«Sono sacerdote dal 1995, da 22 anni quindi. Per quanto riguarda la vocazione posso dirle che è una cosa che improvvisamente ci si sente dentro…. almeno per me è stato così. Quando certe cose si sentono, infatti, dobbiamo quantomeno provare a sperimentarle. Io ho scelto di diventare sacerdote quindi grazie all’amore verso Cristo e grazie a questa forza interiore che mi ha spinto ha provare la via del sacerdozio che pian piano, grazie alla enorme soddisfazione che dà, diventa sempre più congeniale all’individuo che decide di intraprendere questo cammino».
Dov’era parroco prima di approdare a Vicarello?
«Prima di arrivare qui sono stato per 14 anni a servizio dell’unità pastorale di Limiti, Pappiana, San Martino a Ulmiano e Pontasserchio e prima ancora in alta Versilia. Ho avuto già anche una breve esperienza qui a Vicarello, dove sono stato diacono per circa 4 mesi. Mi ha fatto molto piacere infatti incontrare nuovamente persone che avevo conosciuto in quel periodo e che non vedevo da tempo».
Ad un primo impatto quindi, che impressione le hanno fatto i vicarellesi?
«Un’ ottima impressione. Sicuramente con queste persone ci sarà modo di costruire qualcosa di buono. La cosa che in primo luogo ho notato è che sono una comunità molto unita ed aperta».
Quali sono le attività pastorali che ha intenzione di mettere in atto?
«In primo luogo cercherò di partire sviluppando ciò che già di buono c’è. Poi con il Consiglio Pastorale cercherò di individuare ciò che manca, mettendo in atto la strategia “osservare, riflettere e poi agire”».
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