L’editoriale Il modello Castell’Anselmo. Potremmo chiamare così questa capacità che i castellani stanno sviluppando di inventarsi occasioni di aggregazione e socializzazione all’insegna della valorizzazione della frazione. Un paese collinare, dove sostanzialmente non c’è praticamente niente; pochi abitanti; localizzazione non certo alle Colonne d’Ercole, ma comunque abbastanza distante dai grandi centri abitati.

Nonostante questo, in questa frazione si sta sviluppando un interessante fenomeno di riscatto sociale; uno scatto di dignità in virtù del quale non si aspetta la manna dal cielo, ma ci rende da noi stessi protagonisti del nostro stesso futuro: ci si creano da soli le occasioni, si pensa in prima persona alla valorizzazione del paese, alla quale diversamente nessuno penserebbe. Sembra un ragionamento scontato, ma in certe frazioni non lo è affatto e la tendenza ad attendere la manna dal cielo è tutt’altro che contenuta.

L’ultima iniziativa che i castellani si sono inventati è il concorso fotografico, la settimana scorsa. Un modo per stare insieme all’insegna dell’arte fotografica, ma anche per valorizzare il territorio dato che la prima parte dell’evento era dedicata a “Castell’Anselmo e le frazioni collinari e dintorni”. Sempre in questo solco si inseriscono le iniziative del carnevale e altri due eventi molto significativi: il Palio dei Rioni e la passeggiata storica. Il primo fu un vero e proprio trionfo di aggregazione: tantissime le persone coinvolte, da Castell’Anselmo a Torretta, passando per Montecandoli e Le Corti. Un’occasione di divertimento puro che ha coinvolto le persone per un intero pomeriggio, condita da un’organizzazione impeccabile. La seconda, invece, fu un’interessante iniziativa, sempre all’insegna della valorizzazione del territorio, per fare un po’ di sano movimento accanto al proprio fedele amico a 4 zampe, ma anche per apprezzare i prodotti enogastronomici della zona. Il tutto, mentre al megafono veniva raccontata agli intervenuti la storia della frazione. Dalla vecchia cappellina del ‘700 ad un piccolo edificio che in tempi remoti fungeva da forno per tutto il paese, passando per la vecchia fonte e altro ancora.

Insomma, il modello Castell’Anselmo funziona. E se funziona è perché associazionismo (“Gli Amici di Castello”), organizzazioni (il Consiglio di Frazione) ed enti religiosi (la Parrocchia) si danno da fare di comune intesa, uniscono le forze per combattere quella forza di gravità che tenderebbe a trascinare una frazione così verso il basso dell’apatia, del nulla. Ci sono cose che dividono, lo sappiamo tutti. Ma ce ne sono altre (l’aggregazione in primis) che non possono dividere, per definizione. Su quelle si può costruire. Ognuno è artefice del proprio destino e in parte di quello della sua comunità; se c’è la volontà, c’è la possibilità. Il modello Castell’Anselmo ce l’ha fatto capire bene. Un modello che funziona, sono i fatti a parlare. Un modello da imitare.

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