enrico-rossi-a-collesalvettiCollesalvetti Il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, ieri a Collesalvetti. L’occasione era la presentazione del suo libro “Rivoluzione socialista”, ma l’incontro coi colligiani è andato ben oltre e si è trasformato in un contesto in cui discutere di politica, di economia, della situazione internazionale e soprattutto della “questione sociale”.

 

Rossi ha iniziato parlando del referendum costituzionale del 4 dicembre prossimo. «Un appuntamento caricato di aspettative», lo ha definito. «Si poteva anche parlare di altro: c’è una questione sociale che emerge ad ogni tornata elettorale». In Italia, come all’estero. E infatti il presidente della Regione Toscana è subito entrato nella questione Trump. Commentando le recentissime elezioni negli Stati Uniti, Rossi ha definito l’avversaria del tycoon «poco credibile, perché moglie di suo marito che ha fatto politiche di liberalizzazione dei capitali». Per l’autore di “Rivoluzione socialista” Bill Clinton «ha incarnato la Sinistra piegata al capitale», ma «la gente soffre e cerca soluzioni radicali». Quelle, insomma, che per Rossi la Sinistra non è più da tempo in grado di offrire. E proprio a costruire questo tipo di Sinistra a livello nazionale il numero uno della Toscana si candida. «La vicenda Trump ci dice che la Destra ha trovato una chiave per prendere i voti, mentre la Sinistra non ce l’ha ancora».

 

«Non viviamo tempi normali; la crisi del capitalismo finanziario liberista, a cui anche la Sinistra si è piegata, impone un cambiamento». Una Sinistra che è stata parte attiva e costituente di Governi di scopo, nel nostro Paese. Esperienze, queste, decisamente da archiviare per il “rivoluzionario socialista”. «Spero che non sia necessario metterci ancora insieme alla Destra per salvare il Paese. A lungo andare tutto questo non paga e fa vincere le forze anti-sistema». Già: chi vince e chi perde. E, soprattutto, dove si vince e dove si perde. «Noi vinciamo ai Parioli (il quartiere romano dell’alta borghesia e del benessere economico, ndr) e perdiamo nei quartieri popolari». Tutto questo, per Rossi, ha una motivazione ben precisa ed impone una netta inversione di tendenza.Oltre ad essere fonte di un certo imbarazzo: «se parlo con un giovane, è difficile dirgli che la precarizzazione del mondo del lavoro è solo colpa di Berlusconi o della Destra».

 

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Enrico Rossi (PD)

Il governatore toscano, che si è definito un «comunista italiano democratico», ha mostrato sì le sue perplessità sul sistema-Renzi, ma ha anche ammesso che «se il Movimento Cinque Stelle è cresciuto è anche per le nostre politiche di prima». Quanto al tema del premier-segretario, tuttavia, candidandosi alla segreteria in alternativa a Matteo Renzi, ha detto: «se eletto, farò solo quello». Insomma, il segretario del PD. Del quale Rossi non ha nascosto le divisioni, «per le quali la base soffre», «come soffre per le intemperanze del segretario». Necessario, dunque, per l’autore di “Rivoluzione socialista”, «fare un congresso, anche lungo, per discutere che idea di partito e del mondo abbiamo». Tanti i temi trattati da Rossi in maniera critica: dalle pensioni d’oro, alla politica dei bonus («se poi non si crea lavoro stabile e investimenti…»), all’evasione fiscale («ci sarebbe da dare un colpo forte»), passando per l’impalcatura dei tagli alla spesa pubblica («che non paga»).

 

Insomma, vanno fatte, per il presidente della Regione, «scelte politiche robuste». La piena occupazione, la redistribuzione della ricchezza… «sono ancora temi nostri?», si è chiesto incalzante il candidato segretario alla segreteria PD. Che sul referendum costituzionale in conclusione ha voluto far una previsione: «nelle zone dove l’economia va peggio vincerà il NO». In ogni caso, per Rossi, se vincerà il NO, Renzi dovrà comunque rimanere Presidente del Consiglio. Ma un messaggio, il governatore toscano, lo ha voluto mandare forte e chiaro: «continuare con le larghe intese è mortale; è necessario ristabilire i confini fra Destra e Sinistra, che devono essere separate da un “fossato” molto ampio, benché debbano continuare ad essere parti dialoganti». Un tema politico, connesso al quanto con la “quesione sociale”, per Rossi «sempre più dirimente».

 

 

diego.vanni@collenews.it

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