L’editoriale Al Forum Comunale organizzato dall’Amministrazione sul finire dello scorso mese a Guasticce furono pochissimi i guasticciani presenti. Da dove che la si guardi, una cosa negativa.
Se infatti all’Amministrazione non avrà fatto certo piacere vedere questo flop proprio nell’ambito di un’iniziativa pensata in Municipio come importante occasione di interfaccia fra rappresentanti politici e cittadini, non va certo meglio a chi si spesso si lamenta e critica sui Social Network. Critiche rimaste solamente virtuali, incapaci di metabolizzarsi in un dialogo con l’Amministrazione. E, a pari merito, questo flop partecipativo ha rappresentato una sconfitta anche per chi non ha nulla di cui lamentarsi. Queste persone avrebbero infatti comunque potuto partecipare al fine di proporre iniziative e progetti per la frazione o semplicemente avviare un dialogo sul futuro del paese, sulle prospettive di sviluppo. Se infatti spetta certamente a chi è stato eletto (la maggioranza in primis che ha i numeri per tradurre in atti le idee, ma anche l’opposizione per quello che è il suo ruolo) dettare la linea e l’agenda politica, avere progetti e saper pensare in maniera prospettica (in alter parole, avere un disegno ben preciso per il futuro del territorio), certamente è segno di sano senso di comunità e di sana vivacità dialettica la propositività da parte della cittadinanza. Così non è stato.
Risultato: l’Amministrazione non ha potuto comunicare (se non a pochissimi cittadini) quel che voleva; l’opposizione del Movimento Cinque Stelle non ha voluto raccogliere la sfida di Bacci che, definendoli «professionisti delle chiacchiere» per la presa di posizione sulla Cittadella dello Sport, li aveva invitati, sfidandoli, proprio a una dialettica politica nell’ambito del Forum Comunale di Guasticce; chi aveva di che lamentarsi non ha colto l’occasione per interfacciarsi col Comune e tradurre il malcontento in critica costruttiva e chi non aveva da ridire su nulla ha perso l’occasione per un dialogo sul futuro del paese. Un dibattito, questo, non più rimandabile perché in questo XXI secolo tutto corre a gran velocità: grandi cambiamenti politici, economici e sociali fanno sì che anche questa medio-piccola frazione colligiana debba interrogarsi su questi temi e, pur mantenendo la propria identità campestre, senza dunque snaturarsi, pensare a come non rimanere fuori dal tempo e dalla storia.
In conclusione, ciò che tutto questo ci dice è che il livello del dibattito pubblico colligiano è bassissimo, se non proprio inesistente. Poi, certamente, c’è chi singolarmente si dà da fare, soprattutto a livello di iniziativa politica, ma manca l’occasione del confronto e dell’interscambio pubblico. Che poi è un altro modo, un po’ più complicato, per dire “senso di comunità”.
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