Vicarello I centri cottura comunali? «Hanno un costo che non era più sostenibile, soprattutto nel momento in cui, mano a mano, il personale che vi lavorava dentro va in pensione e non si può andare a nuove assunzioni». Commenta così Maurizio Scatena (PD) uno dei quattro elementi che hanno portato Rifondazione Comunista, dopo anni di comune governo del territorio, a divorziare clamorosamente dal PD. «Un nodo che prima o poi sarebbe venuto al pettine perché le posizioni sono molto distanti», commenta il consigliere comunale dem. Che dice la sua anche sull’Istituzione Schumann e Collecoop. Non mancando di trattare di politica partitica («occorre rilanciare un’azione politica più efficace su Stagno e sulle colline») e di rispondere ad alcune domande sulle future poltrone. L’intervista:
Scatena, che idea si è fatto del “divorzio” dal suo partito, dal PD, di Rifondazione Comunista?
«Credo che, al di là dei rapporti personali che abbiamo con gli amici del gruppo dirigente locale di questo partito, sia evidente che le questioni di differenziazione fra Partito Democratico e Rifondazione Comunista, anche se abbiamo governato per tanti anni assieme questo territorio, siano evidenti, soprattutto a partire dal contesto nazionale dove su certe questioni le posizioni sono veramente opposte».
Era un po’ nella natura delle cose, insomma…
«Sì, era un nodo che prima o poi sarebbe venuto al pettine perché le posizioni sono molto distanti».
Oltre alla polemica sul trasporto pubblico inerente il caso dello scuolabus per la bambina di Biscottino, Rifondazione Comunista ha anche contestato la privatizzazione dell’Istituzione Schumann, la chiusura dei centri cottura comunali e il taglio delle commesse a Collecoop. Su questi quattro aspetti specifici, che opinione ha maturato?
«È evidente che nel momento in cui i bilanci comunali non sono più quelli di una volta e bisogna andare ad una complessiva razionalizzazione della spesa, alcune cose possono essere dolorose da condividere, ma… Il nostro gruppo consiliare ha affrontato queste questioni con tutte le cautele dovute. Sulla Schumann non si può parlare di vera e propria privatizzazione, anche perché ci sarà sempre un controllo pubblico. Sui centri cottura comunali… Hanno un costo che non era più sostenibile, soprattutto nel momento in cui, mano a mano, il personale che vi lavorava dentro va in pensione e non si può andare a nuove assunzioni. Andare ad affidare a ditte esterne questo servizio porta anche al contenimento delle tariffe per i cittadini. Bisogna pensare anche a questo, alle ricadute che certi servizi hanno in termini di costo per il cittadino. Noi dobbiamo cercare di contenere questi costi: c’è la TASI, c’è l’IMU, varie altre imposte… Collecoop, infine, è una realtà importantissima. Spero che nel 2016 ci sia la possibilità di poter ampliare e ritornare ai servizi che questa cooperativa svolgeva prima. Una società che svolge una funzione sociale importantissima: penso all’integrazione dei soggetti svantaggiati, cui Collecoop offre un reinserimento sociale importante. Spero e lavorerò affinché l’Amministrazione torni ad affidare a Collecoop quei servizi manutentivi che svolgeva precedentemente».
Voltando pagina, passando alla politica delle poltrone, chi vede come prossimo sindaco di Collesalvetti?
«Non sono in grado di prevederlo oggi, anche perché manca ancora troppo tempo; chissà in questo lasso la politica cosa ci riserverà».
Quindi, è ancora tutto imprevedibile, ma c’è una figura che reputa emergente attualmente?
«Anche all’interno della Giunta attuale ci possono essere delle figure, sia donne che uomini, con le dovute esperienze ed equilibrio, che possono svolgere benissimo il ruolo di sindaco».
Qualche nome?
«No, non voglio farli, anche perché son tutti amici. Se ne discuterà al momento opportuno».
E in Giunta, dopo due consiliature con pressappoco i soliti assessori, al prossimo turno pensa ci sarà qualche variazione? Che scenario si prospetta?
«Io non ho più ruoli direttivi di partito, per cui non sono capace di lavorare in questa direzione, ma spero ci possa essere la possibilità di innovare anche da quel punto di vista lì. Comunque, gli assessori sono uomini di fiducia del sindaco, quindi è fisiologico che cambiando quest’ultimo, muti anche la squadra di Giunta, come è sempre avvenuto».
Che lei non sia renziano, è noto a tutti. Il principale aspetto che caratterizza l’attuale segretario del PD nazionale e presidente del Consiglio è la rottamazione. Nel Comune di Collesalvetti è stato rottamato qualcuno?
«Non è che ci sia stata rottamazione… Nel momento in cui il partito ha un ruolo meno efficace rispetto è prima (è cambiato il modo di vivere la politica), il ruolo dell’Amministrazione è diventato guida anche dentro il partito. Quelle persone che non sono state vicine all’attuale Amministrazione dal punto di vista politico, sono quelle che poi, nel tempo, hanno lasciato l’impegno quotidiano per il partito. Non sono renziano per concezione; ne ho una diversa della politica: le persone sole al comando dove poi tutti si accodano, beh… questo non fa parte del mio stile, della mia concezione della politica. Ma non faccio polemiche particolarmente dure da questo punto di vista. Oggi c’è questo gruppo dirigente; spero sempre, per il bene del partito e dei cittadini, che ci siano soluzioni vere. A livello nazionale qualche errore è stato fatto, ma non faccio polemiche, non mi metto ad ostacolare; è il segretario del mio partito… Accetto quello che la maggioranza del PD ha scelto».
Come giudica lo stato di salute del Partito Democratico colligiano?
«Se si guarda anche alle altre realtà, sicuramente non è uno stato di salute pessimo; abbiamo, al di là della Giunta, un gruppo consiliare con dei giovani che si impegnano, abbiamo realtà più e meno attive; penso soprattutto a Stagno e alle frazioni collinari, realtà dove secondo me bisogna che il partito ponga una certa attenzione perché possa essere rilanciata un’azione politica più efficace. Chiaramente, dove i segretari sono anche dentro l’Amministrazione, l’attività del partito è più efficace».
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