Vicarello Fausto Meini, 48 anni, è un tecnico elettronico che vive a Valtriano. Assieme alla caccia e la pesca, ha un’altra grande passione, la fotografia. Fausto, infatti, fa parte del Gruppo Fotografico Vicarello, con i cui membri e amici condivide la passione per lo scatto. Un gruppo che stima e ringrazia: «mi è stato d’aiuto per allargare le mie vedute e imparare soprattutto a leggere una fotografia». Una passione, la sua, che richiede sacrificio, ci tiene a precisare, sia economico che di tempo e di energia: «è necessario alzarsi molto presto la mattina, tornare tardi la sera, saltare pasti…». Ma se c’è l’amore per questo hobby, lo si fa volentieri. Ringrazia pubblicamente Claudio Moretti, che per lui è stato un importante punto di riferimento, ma anche Gabriele ed Elisa, che collaborano con lui come modelli. L’intervista:
Meini, quando e come è nata in lei la passione per la fotografia?
«Tre anni fa, quando comprai la prima Reflex. Fino ad allora, scattavo foto, ma solo durante le vacanze, en passant. Da tre anni a questa parte, invece, mi ci sono messo in maniera più impegnativa, cercando di migliorarmi e grazie anche ai pareri degli amici che hanno visto i miei primi scatti, mi sono convinto che qualcosa di buono riuscivo a farlo».
Cosa significa per lei fotografare?
«Fotografare è riuscire a trasmettere l’emozione che noi stessi proviamo al momento dello scatto. Se riusciamo a far questo, abbiamo fatto centro. Se invece l’osservatore della foto non prova nulla, significa che c’è qualcosa di sbagliato, tecnicamente o nel soggetto».
Ecco, a proposito di soggetti, quali predilige?
«Prevalentemente paesaggi. Toscani, inizialmente, ma viaggio anche all’estero. Non disdegno le cosiddette “foto rubate”; persone fisiche che stanno facendo qualcosa che reputo interessante».
Quindi, più persone che natura…
«Sì, ultimamente mi sto concentrando su questo. Sto collaborando, peraltro, con una rivista di caccia: fornisco loro materiale fotografico per articoli a tema».
Come è venuto in contatto con il Gruppo Fotografico Vicarello?
«Tramite conoscenti del paese, che sapevo che frequentavano questo gruppo. É un’ottima occasione di interscambio di idee e quant’altro. Lavorando da solo, invece, uno fa una foto, gli sembra bella, ma magari… Persone più esperte sanno correggerti e migliorarti. Se uno ha passione, chiaramente. Se, diversamente, una persona va là per fare serata, beh…».
Di solito si tende a stereotipizzare la figura del fotografo come persona individualista; va da solo, sceglie il soggetto, fa le proprie foto… Come si vive questa passione nella dimensione di gruppo?
«La dimensione di gruppo serve per uno scambio di idee, di opinioni. Poi, è vero… anch’io sono uno che va da solo a far le proprie foto, però serve molto la dimensione di gruppo».
Quali doti umane deve avere, secondo lei, un fotografo, al di là di quelle tecniche, ovviamente strettamente indispensabili alla fotografia?
«Deve riuscire a carpire il momento, l’attimo in cui scattare. I paesaggi, chiaramente, stanno lì, fermi, ma per altri soggetti, per le “foto rubate”… Il tempo è poco. Penso ad un animale in corsa piuttosto che ad un uomo che va in bicicletta. Bisogna saper cogliere l’attimo. Fra l’altro, la macchina va anche impostata. Bisogna capire quando scattare per trasmettere l’emozione».
È più bello fare il fotografo di professione o per passione amatoriale?
«Ho iniziato da amatoriale e sto proseguendo su questa strada, ma potrei avere un sogno nel cassetto di farlo come professione, anche perché sto ottenendo dei risultati e ci sto credendo un po’ di più. Non si finisce mai di imparare, chiaramente, come in qualsiasi campo, perciò studio, leggo… Non ho mai fatto corsi, però. Al Gruppo Fotografico Vicarello non facciamo corsi. Adesso la cosa principale è che mi sto divertendo».
Cosa consiglia ai ragazzi giovani che vogliono avvicinarsi a questo mondo?
«Dipende cosa si vuole. Si può fotografare la giratina della domenica sulla Terrazza Mascagni, ma se si vogliono fare fotografie più particolare perché le vedano in un gruppo, su una rivista, nel mondo, ci vuole sacrificio, di tempo, economico… Perché la fotografia costa: macchine, obiettivi, sono abbastanza costosi».
Su che prezzi siamo per una buona macchina e dei buoni obiettivi?
«Sui 1.600 euro per una buona macchina, mentre per gli obiettivi sugli 800 euro. Poi, c’è l’usato… Il mercato è ampio; si può partire anche con poche centinaia di euro, ma bisogna sapere cosa si vuole. Se si voglion fare delle belle foto, è necessario alzarsi molto presto la mattina, tornare tardi la sera, saltare pasti…. Io lo faccio».
Concludiamo parlando di tecniche…
«Sto lavorando adesso su una nuova: sto facendo delle foto ad infrarosso. Si fanno con macchine Reflex modificate in negozi appositamente specializzati; vengono tolti dei filtri e ne vengono inseriti altri. Questo consente di fare delle foto surreali. A differenza di quelle normali, che si fanno preferibilmente alla mattina e alla sera, questo tipo di voto va fatto nelle ore centrali del giorno perché c’è tanta luce. La clorofilla che è nelle piante diventa color bianco. Il risultato è che i paesaggi fotografati sembrano sempre innevati. Per le persone non è molto indicato, ma… con la modella che collabora con me abbiamo provato: le persone vengono con la pelle chiarissima, sembrano quasi dei fantasmi. É una tecnica che esiste già da molto tempo, è arrivata dagli Stati Uniti e sta prendendo molto piede fra i giovani».
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