Collesalvetti La cosa aveva creato discussione in paese, a Collesalvetti, sia reale che virtuale. Alla vigilia della Notte Clara, infatti, le sedie preparate per l’allestimento della festa, originariamente accatastate, erano state in seguito sparpagliate in qua e in là per la piazza. In un post su Facebook, sul gruppo Indignati del Colle, era intervenuta per “denunciare” il fatto anche l’assessore Donatella Fantozzi, che aveva scritto: «A chi la notte scorsa ha pensato di passare un po’ del suo prezioso tempo a buttare all’aria il lavoro fatto in Piazza della Repubblica a Collesalvetti: se avete ancora tempo da impiegare, la notte prossima vi chiedo la cortesia di presentarvi per smontare e rimettere in ordine dopo la Notte Clara. Sono sicura che sentite il bisogno di chiedere scusa. Non importa che lo facciate, e non ho neanche voglia di chiamarvi uno per uno (le telecamere vi hanno immortalato), può succedere che si sbagli, non è grave sbagliare, grave è non riconoscerlo. A dopo, vi aspetto. Donatella».
Una cosa da burloni, ma senza danni La cosa, come detto, aveva suscitato un certo scalpore e dibattito e, come sempre accade in questi casi, la popolazione si era divisa fra innocentisti e colpevolisti. Divenuto un fatto pubblico, un argomento di pubblica discussione, gli autori del fatto sono voluti uscire allo scoperto. Sulle pagine di Collenews, dunque, Mattia Florio e l’amico Alessandro Lenzi hanno deciso di spiegare il perché (ma anche i restroscena) del loro gesto. Non se la sentono propriamente di chiedere scusa i due ragazzi. «Dispiace – ci raccontano – che qualcuno, a causa della nostra bravata, abbia dovuto lavorare di più, ma… tutto qua. La nostra intenzione era di fare un gesto simpatico, una cosa da burloni, ma senza danni: abbiamo spostato sì le sedie, ma senza gettarle o danneggiarle. La popolazione più giovane l’ha presa come uno scherzo divertente; quella adulta, evidentemente no. E non c’era nessuna premeditazione. Tornavamo da una serata euforica e l’abbiamo fatto».
«Proiettiamo il video sulla pubblica piazza» Non sono piaciute ai due ragazzi alcune reazioni che ci sono state fra la gente, in particolar modo fra coloro che hanno invocato misure dure nei loro confronti, tanto che Florio parla di «frustrazione che viene sfogata con qualsiasi pretesto, anche con una cosa ridicola come questa». «Vorrei sapere – aggiunge il ragazzo – se loro non hanno mai fatto qualche stupidaggine che ha creato più lavoro a qualcuno». I due giudicano invece equilibrato l’intervento della Fantozzi e, relativamente a quel passaggio in cui l’assessore citava «le telecamere (che) vi hanno immortalato», lanciano la provocazione: «proiettiamo il video sulla pubblica piazza; non abbiamo problemi ad uscire allo scoperto. Abbiamo fatto una cavolata priva di danni, nulla di più».
«Noi siamo il prodotto di coloro che ci criticano» I due ragazzi dicono addirittura di contenersi; «fosse per noi, saremmo inclini a fare anche più casino. Siamo giovani, non abbiamo posti dove stare, ma che dobbiamo fare?! La gente non si rende conto che siamo il prodotto di coloro che ci criticano. La nostra generazione non si è autoprodotta»
«Così si ammazza l’economia locale» La nostra intervista diviene così per i due ragazzi anche l’occasione per ampliare il raggio della riflessione «Ogni volta che c’è un qualcosa di più vivace, di un minimo fuori dagli schemi, ecco che la gente fa esternazioni sproporzionate, chiama i carabinieri». E citano l’esempio di un noto esercizio commerciale della zona: «ogni tre per due la gente chiama i carabinieri. Così si ammazza l’economia locale!».
«Dicevano che spacciavo droga» Per rendere bene l’idea di quanto la gente sia «portata ad ingigantire ogni cosa», Mattia ci racconta un episodio che lo riguarda in prima persona. «Qualcuno disse ai carabinieri che io spacciavo nel mio furgone. E questo solamente perché, essendo ampio e dotato di radio e quant’altro, i ragazzi vi salivano spesso. Fui perfino perquisito dai militari, che ovviamente non trovarono nulla. Non ce l’ho con i carabinieri – conclude il ragazzo – loro fanno il loro lavoro, giustamente; ce l’ho con chi li chiama, immaginando cose che esistono solamente nella propria mente, ingigantendo anche il più piccolo e insignificante episodio, vedi quello delle sedie».