Editoriale Primo maggio piovoso sul Comune di Collesalvetti. Quasi a voler significare una Festa del Lavoro che non c’è (non solo in zona colligiana, ma ahinoi anche ben oltre). E quando c’è, è precario, privo di prospettive a lungo termine. Scorrendo la Home di Facebook questa mattina mi sono imbattuto in una vignetta un po’ cinica ed irriverente. In alto figurava la data della ricorrenza di oggi, il 1° Maggio. Sotto, la bandiera italiana con l’esplicazione dei tre colori: “tasche al verde, morti bianche, conti in rosso“. Purtroppo, una triste ed impietosa fotografia della realtà del mondo di oggi. Con la politica che appare sempre più incapace di governare il fenomeno economico, la globalizzazione… Quando addirittura non peggiora le cose. Purtroppo si è creato un sistema in cui è il mercato a farla da padrone e la politica la sua serva in grembiule.

In questo senso quel fondamentale punto di riferimento che è l’art. 36 della nostra Costituzione appare poco più che “aria fritta”. Esso recita: “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa“. Ma questo presuppone una politica che governa l’economia non che ne sia schiava. Presuppone un mercato che sia a servizio dell’uomo e non fine a sé stesso, come purtroppo oggi è. Lo si vede con chiarezza, lo si sperimenta nell’esperienza quotidiana. Ma anche a livello accademico… Giorni fa un giovane studente universitario di Economia e Commercio mi confermò (a me che ho studiato Giurisprudenza): «il mercato è fine a sé stesso». Questo è gravissimo. Il sistema economico dovrebbe essere improntato a far sì che le persone abbiano di che vivere, non a far sì che il Ministro delle Finanze possa crogiolarsi su dati macroeconomici che di per sé non significano nulla. Invece no: al mercato fine a sé stesso non interessa che le persone mangino, abbiano da comprarsi casa, di che assicurare un futuro ai propri figli, no! «Il mercato è fine a sé stesso».

È dalla piena consapevolezza di queste storture che occorre ripartire. Dall’errore teleologico, sul fine ultimo dell’economia. Dalla consapevolezza che è il sistema che è sbagliato. Si riparte recuperando quelle vertiginose cifre di evasione fiscale reinvestendole in opere di giustizia sociale. E con “giustizia sociale” si intendono anche i concorsi pubblici perché non solo le imprese e le società private possono assumere e dare lavoro, può farlo anche lo Stato, che in molti comparti ha tanto bisogno di nuova forza lavoro: basti pensare alla macchina giudiziaria, per non parlare degli enti locali… Primo Maggio significa anche “sicurezza sul lavoro”, che si attua di propria iniziativa in azienda se l’imprenditore è coscienzioso, ma anche coercitivamente con i controlli. Recupero dell’evasione fiscale significa nuove copiose entrate, che possono tradursi anche in concorsi pubblici negli Ispettorati del Lavoro.

Si riparte da tutto questo per un prossimo Primo Maggio all’italiana che non sia tasche al verde, morti bianche, conti in rosso“.

diego.vanni@collenews.it

Twitter Vanni cronista 2