Paola Santini

Paola Santini

Vicarello – Tra pochi giorni prende il via il 64° Festival di Sanremo. Nell’orchestra che suonerà dal vivo nel corso delle cinque serate sarà presente la violinista Paola Santini, che ha mosso i suoi primi passi musicali a Collesalvetti e Vicarello. Un grande traguardo, dopo una vita di sacrifici dedicati al violino.

 

 

 

 

 

Com’è nata la sua passione per la musica?

 

«È una cosa un po’ strana perché non è nata spontaneamente da me. Quando ero piccola ho imitato mia sorella, di due anni più grande, che ha sempre manifestato la voglia di suonare il pianoforte. Quando siamo venuti ad abitare a Vicarello nel 1981 (la famiglia Santini proviene dalla Garfagnana, ndr), con la presenza della scuola musicale a Collesalvetti (ora è a Vicarello con il nome Clara Schumann, ndr), i miei genitori si convinsero ad iscrivere mia sorella alla classe di pianoforte. Io, che avevo 9 anni, andai dietro a lei. La scuola di musica mi indirizzò verso un altro strumento, il violino, che quindi è stata una scelta casuale, dato che non avevo esempi a cui ispirarmi. Non mi sono mai pentita di questa scelta, evidentemente era destino».

 

Qual è stato il suo percorso formativo?

 

«Se all’inizio la musica era un gioco, successivamente si è trasformata sempre di più in una cosa seria, visto che lo studio di uno strumento musicale richiede un certo impegno. Addirittura sono riuscita a superare in prima media l’esame di solfeggio, solitamente ostico per i bambini. La mia preparazione musicale e strumentistica è sempre avvenuta presso la Scuola di Musica di Collesalvetti fino all’ottavo anno di studi, poi è proseguita privatamente con vari insegnanti fino al conseguimento del Diploma al Conservatorio Statale di Musica “Luigi Cherubini” di Firenze nel 2000. Ho frequentato anche l’università, ma poi l’ho accantonata perché mi sono voluta dedicare alla musica, una passione che ho coltivato e che ha richiesto diverse ore di studio».

 

Ha avuto esperienze lavorative in tutta Italia?

 

«I concerti mi hanno inevitabilmente portata in giro sia con orchestre sia con formazioni da camera. Mi sono fatta anche esperienze sia musicali sia a livello organizzativo nell’ambito del mondo dello spettacolo. Ho collaborato e organizzato eventi con l’Istituto Clara Schumann, nel quale ho anche insegnato, sotto la direzione di Mario Menicagli, che, per un certo periodo di tempo, è stato anche mio insegnante di violino. Ho avute molte esperienze sia in ambito di musica classica sia di musica jazz e leggera. Ho fatto molte tourneè con artisti di musica leggera come Baglioni, Zero, Ranieri, Pooh, Renga, Morgan, Sting, Biondi, la Pfm, e con Allevi e nel famoso Rondò Veneziano. Ho spaziato tra tanti generi senza mai abbandonarne uno. Lavoro anche per organizzazioni a livello nazionale con le quali coordino diversi tipi di eventi che riguardano sempre l’intrattenimento musicale».

 

Come è arrivata a suonare nell’orchestra di Sanremo?

 

«Io collaboro con l’orchestra sinfonica di Sanremo, che lavora stabilmente tutto l’anno con produzioni sinfoniche e liriche. Durante il Festival questa orchestra viene integrata da altri elementi dell’orchestra Rai. Ho già partecipato al Festival del 2012 condotto da Gianni Morandi e Rocco Papaleo e questo è il secondo. Prima di venire qui, abbiamo fatto circa quindici giorni di prove a Roma e poi ci siamo trasferiti a Sanremo. Le prove hanno riguardato sia le melodie delle canzoni in gara (prima senza voce, poi con il cantante) sia gli altri pezzi musicali eseguiti dagli ospiti nel corso delle serate.

 

A proposito dell’esperienza del 2012, che impressioni ha avuto di Morandi e Papaleo?

 

«Morandi mi piacque perché dal vivo mi dette l’impressione di essere quella persona genuina che appare sullo schermo televisivo. È una persona molto professionale ed umile al tempo stesso. Nonostante gli anni di carriera, è rimasta una persona sensibile e attenta. Con Papaleo erano sempre attenti a mettere in risalto la professionalità dell’orchestra».

 

A livello professionale si pone altri obiettivi? È soddisfatta dei traguardi finora raggiunti?

 

«Non ho altri obiettivi perché con il violino ho potuto spaziare in diversi ambiti senza mai fossilizzarmi su un unico genere. Per questo sono anche contenta di non avere mai voluto fare un concorso per entrare in un’orchestra stabile. Con il senno di poi, so che è stata una scelta giusta per me. Mi ritengo fortunata perché vivo attraverso ciò che mi piace. A me non riesce chiamarlo lavoro perché mi sembra che questo termine tolga un po’ del piacere e della passione con cui svolgo la mia attività».