Guasticce «Non è il problema di “domani”, è il problema di “stasera”». C’è un grande senso dell’urgenza nelle parole di Patrizia Barbini, guasticciana, insegnante di scuola elementare in pensione. La donna si riferisce alla drammatica situazione in cui si trovano tanti anziani e le rispettive famiglie, ma la sua riflessione è scaturita da un pensiero sull’età all’altra estremità della parabola dell’esistenza, quella dei bambini. E in modo particolare dalle strutture che li ospitano.
Ossia, asili nido e scuole materne. La Barbini pone l’accento sulla situazione delle liste d’attesa in alcune zone d’Italia e sulla stessa esistenza stessa delle strutture in determinate aree del Paese: «Ci sono dovunque o solo nelle zone più ricche?!», si chiede retorica l’ex docente. «Si dice sempre che “la nostra Costituzione è la più bella del mondo” … Sarà per questo che è inapplicabile?». «”La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita” recita l’articolo 34 della nostra carta costituzionale, eppure alcune strutture vanno a chiudere e i servizi complementari, mensa e scuolabus, si pagano».
E proprio questo fatto che alcune scuole vanno a chiudere ha dato il la a Patrizia per il suo ragionamento sull’età opposta della vita. «Queste strutture andranno sempre più a chiudere perché figli se ne fanno sempre meno; c’è una denatalità da urlo! Perché non fare di queste strutture dei centri per anziani, delle vere e proprie case-famiglia paesane?!». Già, paesane! Perché la Barbini non ha dubbi: «Nel nostro Comune non ne basterebbe una per tutti. Ce ne vorrebbero due a Collesalvetti, due a Stagno, una a Guasticce, etc…».
Queste strutture, nell’idea della donna, dovrebbero essere paesane perché in questo modo più agilmente e frequentemente i familiari potrebbero andare a trovare il caro anziano che vi è ospitato e anche «sorvegliare costantemente su cosa avviene in quell’ambiente, visti i casi di cronaca letteralmente nera che sono capitati in alcune case di riposo e che ci mostrano i telegiornali». E all’obiezione su come sia finanziabile una cosa di questo genere non ha dubbi: «Compartecipazione! In parte paga lo Stato, in parte il privato che ne usufruisce (che comunque ora paga lo stesso per la badante; l’entità del fenomeno di cui parlo si vede proprio dal numero di badanti che girano per i nostri paesi) e in parte queste strutture potrebbero finanziarsi con sponsorizzazioni private». Tutto questo, per Patrizia, potrebbe anche «portare nuovi posti di lavoro ai nostri giovani».
È fattibile questa proposta? È fantascienza? Ad oggi sembra più la seconda, ma la Barbini si accontenterebbe anche «che si ponessero il problema» ai piani più o meno alti della politica, «perché gli attuali ottantenni fanno presto a diventare novantenni; spesso sono soli e vivrebbero bene in compagnia di coetanei». «Il problema esiste ed è sempre più consistente. Non è il problema di “domani”, è il problema di “stasera”».
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