Adelio Antolini, segretario dell’unione comunale del PD colligiano

Vicarello Adelio Antolini, segretario dell’unione comunale del PD colligiano a tutto campo. Intervistato da Collenews, parla del suo partito, facendo un’analisi dei temi su cui si è registrato lo scostamento con l’elettorato: dall’immigrazione al lavoro, sottolineando la necessità di affrontare queste tematiche in chiave europea. Antolini tratta anche della crisi in cui versa il suo partito, analizzandone le responsabilità, che per lui sono «di tutto il partito a partire dall’ex segretario nazionale, Matteo Renzi». Ma il segretario del PD colligiano ne ha ovviamente anche per Cinque Stelle e Lega: «in questi due mesi di “Governo del cambiamento” l’unico cambiamento apprezzabile è stato lo spread a 280». E sulle elezioni comunali dell’anno prossimo Antolini sottolinea la necessità per il PD di fare delle alleanze.


Antolini, ormai da un bel po’ è tempo di riflessione per i dem: la sconfitta del 4 marzo, la staffetta al Governo (dove ora siedono Cinque Stelle e Lega), per non parlare dei ballottaggi delle Amministrative che vi hanno assestato l’ultimo duro colpo. La rossa Toscana sostanzialmente non esiste più: perdere a Pisa, Siena e Massa… Uno scenario che, se prospettato fino a pochissimi anni fa, avrebbe fatto dare del pazzo e ridere dietro a chiunque lo avesse evocato. Oggi è realtà. Cosa sta accadendo al PD?

«Non abbiamo rappresentato più diverse parti dell’elettorato, in particolare quelle che si sentono più colpite dalla globalizzazione dell’economia e dalla conseguente mancanza di lavoro e dai flussi migratori. Questi parti di elettorato che ha votato Cinque Stelle e Lega. Sia alle politiche che alle amministrative».

Di chi la responsabilità?

«Sicuramente di tutto il partito a partire dall’ex segretario nazionale, Matteo Renzi, che con molta coerenza e senso di responsabilità si è dimesso dopo la sconfitta 4 marzo. Una sconfitta fa parte della normalità della vita di un partito in democrazia, l’importante è che della sconfitta si prenda atto delle cause e conseguentemente si adottino i cambiamenti necessari alla propria linea politica ed eventualmente alla leadership per rispondere meglio alle esigenze del paese o dei territori e rivincere nelle prossime elezioni.  Per questo il PD farà in autunno congressi a livello provinciale e regionale e soprattutto a livello nazionale ad inizio anno prossimo prima delle elezioni europee».

Temete di perdere anche il Comune di Collesalvetti l’anno prossimo?

«Direi che anche il timore di perdere sia una sana componente della vita democratica, perché è quello che ti stimola a meglio rappresentare gli interessi degli elettori».

Chi vi preoccupa di più: la neonata lista civica “Cittadini in Comune per Collesalvetti” o il Movimento Cinque Stelle?

«La vera preoccupazione è la Lega, perché in questo momento è forte, ma è molto distante da alcuni dei valori che sono il riferimento ideale del PD. Per rispondere alla domanda ne vorrei citare 5: partecipazione, etica, sostenibilità, efficacia ed efficienza e trasparenza. Perché questi cinque? Perché sono quelli che citò il dottor Frontini nella presentazione della associazione “Cittadini in Comune per Collesalvetti” nel maggio scorso a Vicarello a cui ero presente e che mi appuntai. Ai cittadini colligiani che hanno votato nelle precedenti elezioni i Cinque Stelle mi permetto di invitarli a riflettere se, sulla base dei loro valori, ritengano opportuno dare alla Lega il potere di governare sia il Paese che i nostri territori; a prendere atto che il PD, a fronte delle sconfitta avuta, sta cambiando sia la linea politica e sia la leadership e che per governare una nazione o un territorio non basta l’onestà, ci vuole anche la competenza; non bastano gli slogan e la propaganda ma ci voglio decisioni, a volte impopolari e lungimiranza».

Programma elettorale in vista delle Comunali 2019? Candidato sindaco?

«Per ora abbiamo una prima bozza del programma che stiamo approfondendo con tutti i circoli del PD del Comune e per fine settembre saremo pronti ad integrarla, modificarla, migliorarla con i contributi delle associazioni, potenziali alleati e singoli cittadini che vorranno confrontarsi con noi. La scelta del candidato sindaco sarà successiva e conseguente al programma e alle alleanze. Vorrei infine approfittare della domanda per evidenziare tre punti su cui ritengo opportuno richiamare l’attenzione. Tra i risultati che hanno caratterizzato l’amministrazione PD in questi anni c’è sicuramente quello della spesa per l’assistenza sociale e per la scuola nonché quello della promozione dell’attività e la collaborazione con le associazioni presenti sul territorio. Questi punti saranno essenziali anche per il programma futuro, anche a costo di scelte difficili di bilancio. Perché sono punti su cui si gioca la nostra visione passata, presente e speriamo futura dell’amministrazione della comunità comunale. Un altro tema su cui dobbiamo concentrare la nostra attenzione e sicuramente quello dell’efficacia e dell’efficienza della “struttura amministrativa comunale”. Questo perché i tempi lo richiedono in quanto le situazioni da affrontare sono sempre più complesse e da parte dei cittadini c’è una sempre maggiore attenzione alla “produttività” dei soldi che vengo versati con le tasse al Comune. Il miglioramento continuo delle proprie prestazione non è più un tema che riguarda solo l’industria privata, ma anche la Pubblica Amministrazione locale. Infine ordine pubblico e rispetto delle regole della convivenza. Non è un tema che è appannaggio della Lega, ma un requisito su cui si basa lo stato di diritto. Anche questo è un punto su cui le necessità e le preoccupazioni dei cittadini sono cresciute negli ultimi anni e tocca anche, ma non solo, alla politica dare delle risposte».

Che aria si respira nel PD colligiano?

«Ci stiamo preparando ad affrontare la più difficile campagna elettorale comunale da quando è nato il PD: stiamo e dovremo ancor di più affrontare cambiamenti, ma sappiamo che abbiamo dei valori non semplicemente da testimoniare ma, in coalizione con altri alleati, da riportare al governo del Comune».

Questione immigrazione, difficoltà economiche delle famiglie, precarietà del lavoro… Su questi temi si è consumata la frattura fra voi e la gente. Mi sembra che secondo lei il PD abbia da fare ammenda, da cambiare rotta. Ma… verso che direzione?

«I problemi dell’immigrazione e quelli del lavoro sono talmente grossi e complessi che sarebbe per me ingenuo o presuntuoso rispondere con delle soluzioni. Ma di una cosa sono certo e penso di interpretare il pensiero del mio partito: su questi temi, immigrazione e lavoro/economia, qualunque soluzione seppur implica scelte politiche nazionali e locali, va sempre e comunque coordinata a livello europeo. La dimensione di questi due problemi da molto tempo è al di fuori delle possibilità di un singolo Paese, fosse anche la potente Germania. Questo non è fare lo scarica barile, ma avere coscienza della reale dimensione dei problemi. Essere nell’Unione Europea per noi Italiani non è solo una scelta, ma una necessità».

Al di là dei temi oggettivi, in molti lamentano anche difetti psicologici ad alcuni dirigenti del PD: supponenza, altezzosità, addirittura c’è chi parla di arroganza… Lo ritiene fondato? C’è da cambiare qualcosa per voi anche nel modo di atteggiarvi?

«Con la pesante sconfitta del 4 marzo si è chiuso un periodo della storia del PD che era iniziato con la segreteria e poi il Governo Renzi e se ne sta aprendo un altro. Ricordo che all’inizio di questo periodo c’era stata una vittoria strepitosa alle elezioni europee con il 40,8% dei voti. I molti a cui si fa riferimento nella domanda piuttosto che preoccuparsi dei presunti difetti psicologici dei dirigenti del PD dovrebbero preoccuparsi che in questi due mesi di “Governo del cambiamento” di Lega e Cinque Stelle l’unico cambiamento apprezzabile che ha portato è stato lo spread a 280. La crisi del Governo Berlusconi cominciò nel luglio 2011 con lo spread a 226. Questo vuol dire che sono bastati due mesi dell’azione di questo Governo Lega e Cinque Stelle per riportarci ad una situazione di possibile crisi finanziaria, che per un Paese con l’elevato livello di indebitamento come l’Italia è pericolosissima».

Calenda propose il Fronte Repubblicano per “andare oltre gli attuali partiti e aggregare i mondi della rappresentanza economica, sociale, della cultura, del terzo settore, delle professioni”. Il PD vivrà ancora oppure…? E, se sì, chi tirerà le redini? Quale sintesi è possibile fra le diverse anime del partito?

«Stimo molto l’attività che ha svolto come ministro Calenda. Ovviamente la sua è un’opinione legittima, riguardo alla quale però al momento non vedo in cosa si possa concretizzare. Il PD sicuramente sta superando le difficoltà che, come dicevo prima, si sono poste a fronte delle sconfitte elettorali ma rimane, ad oggi, un elemento essenziale della democrazia in Italia, come principale forza di opposizione a Roma e come forza di governo in molti territori, compreso il nostro».

diego.vanni@collenews.it

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