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CHIUSURA FILIALI BPM, INTERVIENE LA LEGA CON L’ON. POTENTI: «POPOLAZIONE ED IMPRESE PRIVE DELLA RETE DEL CREDITO»

L’on. Manfredi Potenti (Lega)

Guasticce Chiusura banche, interviene la Lega. Anche il partito guidato da Matteo Salvini dice la sua in merito alla questione della chiusura delle filiali del Banco BPM sul territorio livornese e colligiano. La zona del Comune di Collesalvetti è coinvolta dal venir meno dello sportello di Guasticce a giugno 2018. Sulla questione era già intervenuto il sindaco Lorenzo Bacci, e l’on. Andrea Romano (PD), oltre alla cittadinanza, protagonista sabato scorso di una manifestazione davanti alla sede della filiale. Ora le voci del coro aumentano; si inserisce infatti anche la Lega con un comunicato congiunto a firma di un deputato, l’on. Manfredi Potenti, del responsabile del settore commercio Luca Tacchi e di Gianluca Maestrini del Movimento Giovani Toscani.

«Interveniamo – si legge nella nota – a nome della Lega di Livorno facendoci carico delle preoccupazioni della comunità locale e della Fabi, sindacato del settore bancario, riguardo la chiusura di alcuni sportelli della ex Cassa di Risparmio di Livorno, oggi BpM – Banco popolare di Milano. Preoccupazioni che appaiono condivisibili. Infatti, la sparizione di banche dal territorio, divenute ormai e sempre più proprietà di azionisti costituiti in fondi esteri, minaccia di lasciare la popolazione e le imprese prive di quella rete di istituti di credito da sempre indispensabili allo sviluppo, servizio ormai in gran parte assorbito dalle molte agenzie di finanziamento specializzate».

Lo striscione alla manifestazione di Guasticce

«Secondo un articolo pubblicato dai rappresentanti provinciali Fabi di Livorno – prosegue il comunicato della Lega solo le Banche di Credito Cooperativo appaiono in grado di colmare questo vuoto, essendo rimaste le uniche a potersi ancora fregiare del termine “banche del territorio”. Ma, anche questi istituti, sono stati gravati dalla minaccia della speculazione: gli NPL, i “Non performing loans” (appunto noti come Npl), sono i crediti per i quali la riscossione è incerta sia in termini di rispetto della scadenza, sia per l’ammontare dell’esposizione. Nel linguaggio bancario sono chiamati anche “crediti deteriorati” e si distinguono in varie categorie, fra le quali le più importanti sono “incagli” e “sofferenze”. Bankitalia definisce le sofferenze come crediti la cui riscossione non è certa da parte degli intermediari che hanno erogato, perché i debitori risultano in stato di insolvenza o situazioni equiparabili. Sulla riduzione dei Non performing loans da parte delle banche dei Paesi dell’Eurozona, tra i quali l’Italia, si gioca la creazione della futura garanzia unica sui depositi».

«Questi NPL sono, tuttavia – conclude la nota – il termometro sull’economia reale, la cui ragion d’ essere, è direttamente opposta a quella dei c.d. “derivati” che invece rappresentano la finanza speculativa e che sono infatti pezzi di carta che girano moltiplicando dei valori fittizi, senza sottostanti valori reali. I primi rappresentano il 4,6% del debito dell’Eurozona, circa 400mld e, nel 2015, gli NPL italiani valevano 88 mld, cioè il 20% del totale delle banche, mentre nel 2017 valevano 64 mld, cioè il 14%. La riforma bancaria voluta dal Governo Renzi obbliga le BCC a vendere sottoprezzo gli NPL a soggetti esterni, per lo più fondi speculativi. Le BCC sono quindi obbligate a liberarsi in 2 anni di NPL non garantiti e in 7 anni di NPL garantiti, pena l’azzeramento del loro valore. Tuttavia, con l’istituzione di una “Banca per gli investimenti”, prevista nel Contratto di Governo di Lega e Movimento 5 Stelle, si individua un soggetto che potrà svolgere un’attività “di secondo livello per le piccole e medie imprese, agendo in cofinanziamento con le banche radicate sul territorio, a supporto delle Piccole e Medie Imprese e ad iniziative di interesse pubblico e strategico. Una bella svolta rispetto alle politiche dettate dal PD che, siamo convinti, invertirà quel rapporto tutto indirizzato verso la creazione sul nostro territorio nazionale di un pugno di grossi gruppi bancari dal controllo sovranazionale».

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