Collesalvetti “Vola libero”. Questo il nome dello spettacolo della compagnia Sound Power di Custonaci (Trapani) andato in scena lo scorso weekend alla scuola media “M. Marcacci” di Collesalvetti.
Per il terzo anno consecutivo il plesso colligiano si è impegnato nel Progetto Legalità, coinvolgendo le classi seconde e terze dell’Istituto. Un progetto, questo, che prevede, oltre allo spettacolo teatrale, la lettura in classe di un testo: per le classi seconde “Per questo mi chiamo Giovanni” e per le classi terze “Ciò che inferno non è”, dedicati alle figure di Giovanni Falcone e don Pino Puglisi, barbaramente uccisi dalla mafia.
Quanto allo spettacolo quest’anno la scuola ne ha scelto uno incentrato sulle donne, sulle donne che con coraggio e determinazione hanno detto no alla mafia. In particolare sono andate in scena le vicende di Pina Maisano Grassi, Felicia Bartolotta Impastato e Anna Giordano. La Maisano è la vedova di Libero Grassi, il primo imprenditore che a Palermo si è rifiutato di pagare il pizzo. Tale determinazione apparentemente è stata la sua condanna. È vero, la mafia lo ha ucciso il 29 agosto 1991, ma il suo sacrificio non è stato vano. La moglie ha continuato la battaglia per la legalità e la giustizia. Molti commercianti, specialmente giovani, hanno raccolto l’esempio di Libero, ed è nata l’associazione Addio Pizzo.
La Bartolotta è la madre di Peppino Impastato, ucciso dalla mafia il 9 maggio 1978. Felicia era moglie di un mafioso, in un paese come Cinisi ad alta densità mafiosa. Eppure lei ha sempre appoggiato le battaglie del figlio, condividendo profondamente i suoi ideali. La morte di Peppino, lo strazio di una madre, non fermano Felicia. Fino alla fine dei suoi giorni combatterà affinché suo figlio abbia giustizia. Alla fine, dopo anni, la sentenza di condanna arriva. Infine, un cenno ad Anna Giordano “la donna dei falchi”, ambientalista, che da anni lotta per difendere l’ambiente in Sicilia, scontrandosi in questo modo con la mentalità arrogante e mafiosa dei bracconieri. Tre donne che insegnano l’amore e il rispetto della libertà, della giustizia e di quei valori fondamentali in una società civile. Una grande lezione di educazione civica per i ragazzi colligiani.
Che sono così venuti a conoscenza di storie di chi è morto di mafia molto giovane per difendere un ideale civile “normale”, da cittadino “vero” che si adopera per il benessere della collettività e non per il proprio interesse personale, incorrotto e incorruttibile, che respinge l’atteggiamento omertoso. Di storie di chi di questo “ ideale “ di “ cittadino normale” si è fatto carico, come la moglie dell’imprenditore Libero Grassi, l’architetto Pina Maisano Grassi, portando avanti il servizio libero e coraggioso del marito. Libero Grassi era rimasto solo nella battaglia contro il racket, isolato dagli altri imprenditori palermitani, che non l’avevano appoggiato nella scelta di non pagare il pizzo ai mafiosi e addirittura di denunciarli. Pina dopo la sua morte ne ha continuato la battaglia per la legalità sia nel Parlamento come senatrice, sia nella vita civile come fondatrice dell’associazione di volontariato “Addio pizzo”. Altri esempi di donne che si sono adoperate con tutte loro stesse contro la mafia ed ogni tipo di criminalità organizzata, contro la violenza e gli abusi, si potrebbero citare e sicuramente altri spazi saranno loro dedicati.
Ma quello che merita essere sottolineato una volta di più in questo spettacolo è l’alto valore dell’esempio educativo dato dalle donne in tutti i settori della vita, da quella familiare in avanti. La corruzione, rispetto a ciò, attende i ragazzi dietro l’angolo, ed è per questo che la scuola non può e non deve privare i giovani frequentatori di queste esperienze formative, che sono altresì sostanziate dalla lettura di un romanzo sociale ad alto contenuto educativo come “Per questo mi chiamo Giovanni”, di Luigi Garlandoe sull’opera e la vita di Giovanni Falcone, per le classi seconde e “Quel che inferno non è” di Alessandro Davenia, sulla figura esemplare di don Pino Puglisi, per le classi terze della secondaria.
Forse è proprio in questa manifestazione di violenza contro i più deboli la coltre delle profonde ferite e della fragilità interiore derivata da assenza affettiva ed educativa. Nella direzione del contrasto a questa devianza adolescenziale, si muove anche l’I.C.” Anchise Picchi”, prendendo parte a quel complesso sistema di formazione delle coscienze che avrebbe il compito di portare ogni essere umano alla felicità ed alla completa realizzazione di sé.
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