Dibattito “Referendum costituzionale. le ragioni del Sì”Collesalvetti Il referendum sulle riforme istituzionali del Governo Renzi è ancora lontano, ma, seppur entrambe le parti (i fautori del sì e quelli del no) si stiano tenendo verosimilmente le “cartucce” più significative per le battute finali della campagna referendaria, qualcosa già si muove. Così, con l’occasione della Festa de l’Unità di Collesalvetti in corso in questi giorni, il circolo colligiano del Partito Democratico ha invitato Riccardo Nocentini dalla segreteria toscana del partito per spiegare le ragioni del SÍ.

 

Ad introdurre la serata Leonardo Del Corso, presidente del Comitato “Collesalvetti che dice SÍ”. «Il nostro Paese sta vivendo un momento particolare, degli eventi tragici, ciononostante noi siamo qui», ha esordito Del Corso che poi si detto preoccupato per il fatto che «il 61% degli italiani non sa di cosa si parla». «Questo dato mi preoccupa ancor di più dell’astensionismo dichiarato», ha detto il presidente del Comitato. Poi la parola all’invitato.

 

Quella di Nocentini è stata un’esposizione pacata, all’inzio della quale un pensiero è stato rivolto, anche da parte sua, alle vittime del terremoto. Nel merito della questione, poi, Nocentini ha voluto precisare che «non si tratta di un referendum sul Governo Renzi, di un’occasione per mandarlo a casa. Al contrario, è un’occasione da non perdere per fare le riforme». Così come «non si tratta di una disputa fra costituzionalisti (ce ne sono di importanti in ambo i comitati)». Poi, nelle parole del membro della segreteria PD, il riferimento ai «tanti problemi che l’Italia si porta avanti da anni» e una precisazione: «la niostra è la Costituzione più bella del mondo, ma nella parte dei principi fondamentali. La seconda è un’altra cosa e ne erano consapevoli gli stessi padri costituenti, alcuni dei quali dissero che la prima parte era stata un successo, ma anche che alla seconda sarebbe stato necessario rimettere mano. Questa seconda parte spesso non ha consentito nella sua eccessiva burocrazia l’attuazione della prima».

 

Poi Nocentini si è soffermato sulla «necessità di un rafforzamento dei Governi»; «le democrazie devono essere messe in condizione di dare risposte ai cittadini: tutto questo è una necessità». «C’è chi dice che con tutto questo non si mangia. Vero. Ma si pongono le basi per fare altre riforme». E, sempre sui Governi; «dal ’48 al ’94 ce ne sono stati 47, per una media di 1 anno e 3 mesi. Quindi tanti son durati meno, anche solo 6 mesi. Come può un Governo così far qualcosa?! Ha al contrario scuse per non farlo». E ancora un riferimento alla controparte: «non c’è un comitato per il NO, ma tanti comitati, ben diversi fra loro». Riferimenti, nell’intervento di Nocentini, anche alla riforma del Titolo V della Costituzione e ai rapporti Stato-Regioni. «La riforma costituzionale va a riformare anche questi». «Con al riforma del Titolo V si istituirono materie di competenza concorrente che hanno portato a tantissimi ricorsi alla Corte Costituzionale e questo, oltre a bloccare il sistema, ha causato anche danni economici. Regioni amministrate dalla Sinistra che facevano ricorso quando al Governo c’era la Destra e viceversa».

 

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Nocentini (a destra) assieme a Del Corso (al centro) e Roselli (a sinistra)

Poi il rappresentante dem ha fatto un excursus storico su tutte le Commissioni Bicamerali che ci sono state nel corso della storia, per poi entrare nel merito dei singoli aspetti della riforma renziana. Anzitutto, il bicameralismo perfetto. «Con la riforma la stragrande maggioranza delle leggi verrà emanata da una sola Camera, mentre l’altra (il Senato delle Autonomie) rappresenterà i territori». E, quanto al rafforzamento dell’Esecutivo, «la forma di governo rimane parlamentare; non diverrà presidenziale o semipresidenziale»; «sicuramente si rafforza il Governo con questa riforma, ma anche il Parlamento, i cui lavori sono per buona parte ingolfati da decreti legge. Con questa riforma si limita il ricorso che il Governo può fare alla decretazione d’urgenza. In compenso, esso potrà far discutere in Aula con tempi certi (entro 70 giorni) i punti essenziali dell’attuazione del suo programma».

 

E ancora, gli istituti di democrazia diretta; l’istituzione del referendum propositivo e la modifica di quello abrogativo (per il quale scenderà il quorum se i proponenti arriveranno a 800.000) e ancora l’abolizione del CNEL. «Questa non è una riforma perfetta – ha concluso Nocentini – ma la perfezione non esiste e quando la si invoca, è proprio la scusa per non far niente. Se si perde quest’occasione, non ricapiterà fra poco; magari passeranno 15-20 anni prima che si ripresenti l’opportunità. Questo Paese vuole cambiare o continuare a chiacchierare in attesa di…?!».

 

La discussione A seguito dell’intervento di Nocentini, spazio a quelli del pubblico. Degno di rilievo quello di un iscritto al PD e volontario alla Festa de l’Unità di Collesalvetti che ha criticato la personalizzazione del referendum da parte di Renzi («dicendo inizialmente che in caso di bocciatura si sarebbe dimesso ne ha fatto un referendum sul Governo e sul suo operato personale)» e il fatto che si voterà in un unica volta cose molto diverse fra loro. Nocentini si è detto d’accordo col ragazzo sull’«errore iniziale di Renzi, ma poi ha fatto marcia indietro». Mentre sulla questione del voto unico su cose molto eterogenee il membro della segreteria del PD Toscano ha risposto così: «è in gioco una questione di coerenza; non si può spacchettare il voto tecnicamente, ma anche dal punto di vista logico sarebbe assurdo votare sì ad un aspetto della riforma e ad un altro, interconnesso, no».

 

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