Collesalvetti Un evento all’insegna della cultura alla scoperta dell’importante sito archeologico del territorio colligiano di Torretta Vecchia. È quanto organizzato martedì pomeriggio presso la biblioteca comunale di Collesalvetti dall’Accademia della cultura colligiana in collaborazione con l’Auser ed il Comune di Collesalvetti. “I romani a Torretta Vecchia”, questo il titolo dato all’incontro che ha visto come relatrice l’archeologa Silvia Ioli, archeologa dell’Associazione Gaia. Al centro dei riflettori il sito archeologico della Mansio Romana rinvenuta durante degli scavi d’emergenza effettuati nell’arco di tempo compreso tra il 1989 ed il 1991.
La relazione della dottoressa Loli «Quando al termine del mio percorso di studi – così l’archeologa Ioli – decisi di proporre alla mia relatrice un argomento per la mia tesi di laurea, la prima cosa che lei mi propose fu quella di studiare un panificio situato a Pompei o una necropoli situata vicino a Salviano. Le vedevo come tesi abbastanza inflazionate e alla fine optai per gli scavi di Torretta Vecchia, così iniziai ad analizzare più di 300 cassette di materiale. Gli scavi in questione, che hanno permesso di riportare alla luce la Mansio, sono stati fatti tra il 1989 e il 1991. Questi scavi d’emergenza furono messi in atto per la realizzazione dell’autostrada e furono curati dalla direzione scientifica della soprintendenza archeologica toscana».
«E fu così – ha continuato la Ioli – che a Torretta vennero fuori i resti di quella che doveva essere la cosiddetta “Mansio Turrita”, che veniva anche riportata dalla celebre Tabula Peutingeriana, che altro non è che una cartina geografica medievale che riportava i luoghi più importanti della romanità. Su questa rudimentale cartina si potevano notare dei disegni raffiguranti due piccole “casette” che stavano ad indicare quelle che erano le mansio, termine che è stato usato dal I secolo a.c fino al VI secolo d.c. Queste strutture erano sostanzialmente delle aree di sosta per tutti coloro che viaggiavano lungo le vie della romanità. Quella di Torretta è infatti ubicata ai margini dell’Emilia. Queste erano degli edifici piuttosto grandi dotati anche di grandi cortili interni, dove quindi si sostava e si riposava. Grazie a Plinio sappiamo che queste mansio si trovavano ad una giornata di viaggio l’una dall’altra (circa 30-50 miglia di distanza)».
La Mansio di Torretta Vecchia «Quella di Torretta – ha affermato l’archeologa – era piuttosto grande poiché vi erano anche le terme. Questo è stato un ritrovamento eccezionale poiché si tratta di uno dei posti di sosta più importanti costruiti lungo la via Aemilia Scauri (via alternativa all’Aurelia costruita nel 115 a.c). In seguito l’archeologa ha mostrato ai presenti alcune piantine della Mansio, illustrando quelli che sono stati i vari ampliamenti e mutamenti strutturali avvenuti nel corso dei secoli. Nel corso del tempo verranno costruiti due nuclei termali, probabilmente a causa dell’aumento di traffico sull’Emilia ed inoltre la struttura verrà dotata di nuovi vani e camere da letto (le cosidette “cubiculum“). Queste ultime si riconoscono dalle rientranze nella parete dove solitamente venivano messi i letti».
In seguito la dottoressa Ioli ha spiegato quelle che erano le varie parti delle terme (apodyterium, frigidarium, calidarium, tepidarium) e l’ingegnoso sistema di riscaldamento posizionato sotto il pavimento ed alimentato attraverso il calore prodotto dal prefurnium, alimentato a ciclo continuo da alcuni schiavi. La dottoressa ha inoltre mostrato ai presenti alcune immagini degli scavi effettuati sul nucleo termale.
I mosaici della Mansio La relazione della dottoressa Ioli si è conclusa con un breve excursus di quelli che sono i motivi musivi ritrovati alla Mansio di Torretta. «I mosaici – così la Loli – sono stati ritrovati principalmente lungo uno dei portici e in un frigidarium e sono stati realizzati generalmente con pietra locale con tasselli di circa un centimetro di grandezza. Alcuni di essi sono del periodo severiano e si riconoscono per le decorazioni in parallelo a “doppia t” e la presenza di alcune pelte, decorazioni a forma di scudo greco che stanno a testimoniare il contatto che i romani hanno avuto con la cultura ellenica. Ne sono stati ritrovati anche di altri tipi, decorati con quello che è conosciuto come il “nodo di salomone“». Durante la spiegazione l’archeologa ha illustrato ai presenti le fotografie dei mosaici ed anche alcuni disegni di riproduzione di questi ultimi.
L’ultima parte dell’incontro è stata invece dedicata dalla studiosa alla classificazione e allo studio di piccoli reperti (ad esempio frammenti di ceramica). La spiegazione aveva ad oggetto sostanzialmente la catalogazione dei reperti e le modalità attraverso le quali da un frammento si possa venire a conoscenza della data e del luogo di produzione e della forma dell’oggetto di cui un tempo il frammento faceva parte (stoviglie ed altri tipi di utensili, ad esempio).
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