L’editoriale In Italia c’è un problema? Si fa una commissione, un tavolo. Sembra il modus operandi della tanto vituperata “vecchia politica”, ma è un sistema che ha il suo perché. Anche nel Comune di Collesalvetti.
Le questioni sul piatto in zona colligiana sono tante. Volendo elencare le principali, c’è il tema del lavoro: un tavolo che si riunisca costantemente per monitorare i dati sulla disoccupazione e possibilmente provare ad arginarla, ma anche per incominciare a delineare delle prospettive di futuro per le attività produttive e commerciali della zona sarebbe cosa assai utile. Come altrettanto utile sarebbe discutere del tema dell’edilizia residenziale: è necessario oppure no costruire nuove abitazioni? E in che zone? Qual è il trend di popolamento del territorio? Dati alla mano, sarebbe importante un tavolo apposito per discutere di questa questione.
Come del tema della re-industrializzazione, soprattutto a fronte degli sviluppi dell’Accordo di Programma e altri disegni politici. Di cosa necessita il territorio? E cosa può sostenere per non compromettere la qualità della vita e la natura di sé stesso? Nuove industrie: sì o no? E dove, eventualmente? E che tipologia di industria vogliamo sul nostro territorio? Con quali clausole di insediamento? Con quali opere di compensazione? Tutte questioni che si intrecciano col più generale tema ambientale. La qualità dell’aria, l’inquinamento del terreno, la questione idrogeologica, etc… Anche qui ci sarebbe (eccome) di che discutere! Per non parlare della necessità impellente – tema diverso, ma connesso – di fare marketing territoriale.
E ancora: il tema della socializzazione! Che futuro vogliamo per il nostro territorio? Dalle frazioni più grandi a (figuriamoci) quelle più piccole, tutti i paesi del Comune di Collesalvetti, salvo sporadiche iniziative in qua e in là, si stanno riducendo sempre più a frazioni-dormitorio. È questo il futuro che vogliamo per il nostro territorio?! Si po’ invertire questo trend? E come? Non farebbe male discuterne, anzi! In questo capitolo c’è anche la questione dei Consigli di Frazione. I lettori di questa testata ne conoscono bene i disagi e le difficoltà: in tanti CDF lamentano una mancanza di ascolto da parte del Comune (c’è chi sostiene che in Municipio i verbali non vengono proprio letti e chi che, pur letti, le relative richieste non vengono evase). Al netto di questo, c’è la questione della partecipazione: alle sedute non partecipano quasi mai più di 6 o 7 persone. Ha senso uno strumento con questa fisionomia?! Certo: abrogarli sarebbe osceno, ma anche lasciarli in vita così… Un tavolo per la loro riforma urge.
Una questione, questa, che a sua volta si intreccia con quella della più generale partecipazione politica: perché la gente è così distante? Perché alle iniziative dei partiti (tranne quando c’è del cibo o dello spettacolo) partecipa così poca gente?! Se lo vuol chiedere la politica (tutta, nessun partito o movimento escluso) o vuole attendere che la metastasi peggiori?! Al Consiglio Comunale pochissima gente in Aula, alla (pur lodevole) iniziativa di “Giunta Aperta” nelle frazioni poche persone. Sarà il caso di ripensare il tutto quanto prima?!
Ecco, ripensare. Fermarsi per ripensare e ridiscutere. Con la gente; con i comuni cittadini, con chi lavora, con gli esperti, con i protagonisti della vita pubblica nelle frazioni. Certo, questi tavoli non devono essere un’occasione per perdere tempo o gingillarsi in discussioni che non portano a nulla. Devono fare prima diagnosi e poi terapia. Ascoltando. Tutto e tutti. Si istituiranno questi tavoli? Il tavolo del lavoro, quello dell’edilizia residenziale, quello della reindustrializzazione, dell’ambiente, della socializzazione, il tavolo per la riforma dei CDF, etc… Personalmente ci credo poco e nulla. Ognuno si prenderà le responsabilità politiche per quello che fa e anche per quello che non avrà fatto. Continuo a dire: io ci credo poco per quello che ho visto sinora, da cronista del territorio. Ma sono aperto (e con me tutta la cittadinanza) a farmi stupire.
Post scriptum: il tempo è ora. Sotto elezioni tutto ciò avrà la credibilità di un analfabeta in cattedra universitaria.