Stagno A seguito delle dimissioni nel Consiglio di Frazione di Stagno, questa testata aveva già intervistato il primo dei dimissionari, Giuseppe Cintio, che aveva spiegato di aver lasciato «perché non potevo più sopportare di scontrarmi con un “muro di gomma”». Ora, ad essere intervistato da Collenews.it è il vicepresidente, Francesco Domenici.
Domenici, lei ha deciso di rassegnare le sue dimissioni dal Consiglio di Frazione di Stagno… Perché ha fatto questa scelta?
«Prima di rispondere alla domanda vorrei chiarire alcune cose. Rassegnando le dimissioni dalla carica di vicepresidente e di membro del Consiglio di Frazione, al momento sto parlando come cittadino, quindi a titolo personale, cosa che mi sembrava doveroso chiarire. Per rispondere alla domanda le mie dimissioni sono da considerarsi una reazione diretta alla lettera che la segreteria del sindaco ha inviato in risposta alla nostra, a seguito della riunione da noi fatta a Stagno per l’evento alluvionale che ci ha colpito il 9 e 10 settembre».
Quindi, secondo lei, c’è una responsabilità politica ben precisa in tutta questa vicenda?
«Voglio spiegare come l’ho vissuta io in modo tale da far capire a chi legge le motivazione per cui sono arrivato a questa conclusione. Noi eravamo il Consiglio di Frazione che, come è stato più volte detto dagli organi ufficiali, è uno strumento che serve ad interfacciare la popolazione con l’Amministrazione. Il nostro compito è quindi, sostanzialmente, quello di recepire la volontà della popolazione e veicolarla verso l’Amministrazione stessa. Ora, a seguito dell’evento meteorologico che ci ha coinvolto, abbiamo ritenuto opportuno aspettare qualche giorno senza fare troppa confusione ed in seguito abbiamo deciso di convocare un Consiglio di Frazione aperto a tutti per parlare di quello che era successo. Già lì siamo stati accolti con un comunicato stampa, che ho avuto modo di leggere su Collenews, che diceva, senza nominarci, che sarebbe stato opportuno “attendere costruttivamente”. Io, a livello personale, sono rimasto sdubbiato da questa cosa perché, come ho già avuto modo di dire anche tramite Collenews, non trovo niente di scorretto nel dare alla possibilità di incontrarsi, di parlare e di confrontarsi anche perché questo tipo di riunioni fanno parte di quello che sarebbe il nostro ruolo come organo di interfaccia dei cittadini con l’Amministrazione. La riunione quindi c’è stata e, con mio grande rammarico, senza la presenza di rappresentanti istituzionali se non del consigliere comunale Giovanni Biasci e quelle quasi cento persone che sono intervenute ci hanno dato un mandato forte e chiaro: chiedere un’assemblea pubblica con l’Amministrazione e tutti gli enti competenti come il Consorzio quattro Basso Valdarno, la Regione, etc… L’assemblea ovviamente dovrebbe essere svolta a Stagno e in tempi possibilmente brevi. La risposta ci ha colto un po’ di sorpresa e, a livello personale, in modo negativo. Perché dopo una richiesta ufficiale di un organismo voluto dall’Amministrazione stessa in merito ad un incontro aperto a tutti da svolgersi a Stagno, ci hanno risposto con una lettera che ha spiegato più o meno dettagliatamente le problematiche e che si conclude dicendo che ci sarebbe stata una riunione il 28 settembre all’Interporto alla quale l’Amministrazione ci invita a partecipare dicendoci anche di essere disposta ad una nuova riunione da fare “inter nos” qualora ne riscontrassimo la necessità. Io lo trovo un comportamento squalificante, non riesco infatti a comprendere questa “allergia” al confronto e alle assemblee pubbliche anche perché, quando ho partecipato alla riunione pubblica con i cittadini, non ho visto volontà di puntare il dito ed incolpare. Nessuno quindi voleva mettere sotto processo nessuno. Io ho visto solo dei cittadini distrutti dall’ennesimo evento disastroso che ci ha colpito ed animati dalla volontà di ripartire tutti insieme per risolvere i problemi che ci affliggono. Non è compito nostro assegnare responsabilità. Il capo della filiera delle colpe, se c’è, lo troveranno gli organi competenti che eventualmente punteranno il dito. Io però, prima come vicepresidente del Consiglio di Frazione e poi come cittadino, sono amareggiato dalla non volontà di venire qua a Stagno».
Cintio aveva lamentato che questo non è il primo episodio, ma sono anni che l’Amministrazione Comunale non viene a Stagno…
«Sì, infatti ci siamo scontrati più e più volte con l’Amministrazione per questo motivo. Se si fa una riunione che riguarda Stagno essa deve svolgersi in loco, dev’essere aperta a tutti perché ricordo che il Consiglio Comunale è pubblico per regolamento, ma sempre per regolamento, non consente interventi esterni e deve svolgersi in un luogo adeguato e ad un orario consono che permetta la partecipazione delle persone che lavorano. Io non so quale criterio seguano. Loro dicono che lo fanno per garantire la partecipazione, ma io se devo parlare per esperienza personale in merito alle riunioni che ho organizzato per diversi anni come vicepresidente, devo constatare che le riunioni che hanno avuto maggiore affluenza sono state quelle che si sono svolte dopo le 21 perché tutti quelli che lavorano alle 17:30 se va bene sono appena usciti dall’ufficio e quindi impossibilitati a partecipare. Mentre alle 21 si presuppone che siano usciti da lavoro da un bel po’ e che siano già riusciti a cenare».
Quindi secondo lei c’è un disegno ben preciso volto ad ostacolare la partecipazione a dispetto delle premesse fatte?
«Io questo non lo so, spero vivamente di no. Al momento però vedo dei segnali contrastanti. Se viene detto che si vuole favorire la partecipazione ed incentivarla, mi risulta strano che le riunioni vengano fatte in luoghi difficilmente accessibili per chi non ha una macchina, difficilmente accessibili per le persone anziane che magari hanno difficoltà a guidarla pur disponendone e che siano fissate ad orari così inusuali. Abbiamo già avuto modo di parlarne sia in maniera pubblica che privata con l’Amministrazione, ma a quanto pare hanno ritenuto che le nostre considerazioni a riguardo non fossero valide continuando con questa linea. Esiste un vecchio proverbio che dice “carta canta, villan dorme”, quindi i fatti eventualmente smentiranno le mie parole. Il fatto che non ci sia ampia partecipazione costituisce una sconfitta per il cittadino, che sceglie volontariamente di non partecipare alla vita politica. Ma è una sconfitta anche per le forze politiche che si vedono di fatto quasi tolta la legittimazione. Una forza politica sussiste nel momento in cui ha un consenso. Una forza amministrativa sussiste nel momento in cui i cittadini la votano e la sostengono. Io personalmente vedo come un fatto estremamente negativo questa scarsa partecipazione che sembra affliggere qualsiasi tipo di evento politico. Con il termine “politico” non voglio fare riferimento alla correlazione tra eventi e partiti, ma voglio usare questo termine nell’accezione di partecipazione alla gestione della cosa pubblica».
Che accadrà adesso? Quali scenari si prefigureranno? Lei personalmente che futuro prevede nel panorama della vita pubblica una volta rassegnate le dimissioni da questa carica?
«Questa è la classica domanda da un milione di dollari. Sinceramente non lo so. Io spero che queste dimissioni vengano recepite non come un attacco, ma come l’ennesimo spunto di riflessione. Le mie vicende personali mi hanno portato ad allontanarmi dal Partito Democratico. Ho restituito la tessera non molto tempo fa, ma comunque ho partecipato al Consiglio di Frazione da candidato dal partito stesso quindi spero che per loro sia un momento di riflessione anche perché ribadisco che questa scarsa affluenza non può che far male a tutti: sia all’Amministrazione che ai cittadini. Questo modo di fare che porta le persone ad allontanarsi dalla politica e quindi dal dialogo e di conseguenza alla morte del dialogo stesso e della buona politica. È per questo che tutti, indipendentemente dal proprio ruolo, sia esso amministrativo-politico o meno, dovrebbero combattere. Libertà è partecipazione lo dico ora, l’ho detto fino ad ora e lo continuerò a dire sempre».