L’editoriale È un modo strano quello di far politica a Collesalvetti, anomalo. È una politica senza scontro, quella colligiana. Tutto al più con qualche, sporadica, manifestazione di divergenza di vedute. A qualcuno questo piace, ad altri affatto. Ma qual’è la ragione di questa rilassatezza della dialettica politica colligiana?
Probabilmente il combinato disposto di più elementi. C’è sicuramente la dimensione piccola, domestica, di questa realtà, il fatto che coloro che dovrebbero “scontrarsi” abitano a pochi chilometri l’uno dell’altro. E questo elemento fa sì che, per quieto vivere di vicinato, per una sorta di logica da condominio, la dialettica sia com’è. Quasi sempre priva di “pepe politico”. Ma non è questo l’unico elemento. Sicuramente alla base di tutta questa pacatezza c’è anche il fatto che gli argomenti sono quello che sono. Un conto è discutere di tematiche nazionali (politiche sul lavoro, pensioni, etc…) e ben altro conto, invece, è discutere dell’asfaltatura di una strada. Ma argomenti un po’ più caldi ci sarebbero anche. Infine, forse, anche il fatto che facendo politica a Collesalvetti il guadagno (sì, quello economico) è molto contenuto, ai livelli più bassi (consiglieri comunali) addirittura quasi impercettibile (leggi qui l’inchiesta di Collenews su indennità e rimborsi dei politici colligiani) non aiuta a scaldarsi. In molti si chiederanno “ne vale la pena per 15 euro di gettone di presenza a Consiglio Comunale?!”. E forse, non completamente a torto, si auto-rispondono di no. Si aggiunga il fatto che non tutte le forze politiche sono rappresentate in Municipio (e ciò porta inevitabilmente a svigorirsi in quanto manca il contesto, il luogo principe della discussione politica) e il gioco è fatto.
C’è chi percepisce di più una, chi un’altra, chi il combinato disposto di queste quattro dimensioni. Ma il risultato è quello che è sotto gli occhi di tutti: una politica assolutamente sotto tono. Ora, se è vero, umano, nobile e corretto che alla base della dialettica politica ci sia sempre il rispetto della dignità umana dell’interlocutore (che se viene a mancare fa sì che si entri in una dimensione patologica che nessuno auspica), se è vero che ciò che conta alla fine dei conti è la concretezza dei fatti (e questo sta ad ogni cittadino giudicare se vi sia o meno), è pur anche vero che una dialettica politica così è stanca, noiosa, assolutamente non appassionante.
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