Bacci Rossi BenedettiL’editoriale Prima sempre accanto, l’uno (Benedetti) il braccio destro dell’altro (Bacci). Il primo vicesindaco; il secondo, primo cittadino di Collesalvetti. Rifondazione Comunista e Partito Democratico in una comune esperienza amministrativa, l’uno al fianco dell’altro. Poi, le cose sono cambiate.

 

Rifondazione, per pochi voti, non riesce ad entrare in Consiglio Comunale e così, oltre a non ottenere un assessore in Giunta, non riesce nemmeno a piazzare suoi rappresentanti in Aula. Ma se anche fosse stato – aveva assicurato il segretario Benedetti in un’intervista a Collenews – si sarebbe comunque aperta una crisi di maggioranza: un’assessore sarebbe saltato, mentre il consigliere (o i consiglieri) sarebbe passato all’opposizione. Ma, ingresso o meno nelle stanze dei bottoni a parte, i nodi politici sono venuti al pettine.

 

Ed è stata un’escalation. Dai distinguo, Rifondazione è passata al divorzio politico da quel PD col quale aveva condiviso l’esperienza amministrativa e l’intesa politica, da quel Bacci di cui Benedetti era stato il braccio destro. Era possibile immaginarlo? A ben vedere, sì. (Anche se non questo non toglie che la vicenda abbia comunque del clamoroso). Il nuovo corso renziano del Partito Democratico – le dinamiche a livello nazionale lo dimostrano assai bene (l’uscita di Civati e dei suoi dal partito, la nascita di Sinistra Italiana, coloro che pur rimasti nel PD sono in costante sofferenza) – di Sinistra ha ben poco.

 

E se questo è ovviamente ampiamente legittimo (all’interno della cornice costituzionale si possono assumere le posizioni che meglio si crede), era altrettanto prevedibile che chi fa del “mantenere la barra a Sinistra” il motto che anima ogni giorno il suo agire politico avrebbe reagito a questo sbilanciamento (in Rifondazione dicono “a Destra”, molto verosimilmente questo è esagerato, ma al Centro sì). E se è vero che le questioni locali – dallo scuolabus per la bambina di Biscottino al bilancio previsionale con tutto ciò che ha comportato (il “caso Schumann”, la chiusura dei Centri Cottura Comunali da gennaio 2016 ed il taglio delle commesse a Collecoop) – hanno avuto il loro discreto peso specifico in questo divorzio politico, anche le politiche nazionali ci hanno messo del loro.

 

Il PD Bacci dunque ha perso un alleato, così come Rifondazione. Anche se la cosa, fuor di dubbio, è più problematica per i comunisti che per i dem. Questi ultimi, infatti, sono riusciti anche senza Rifondazione a vincere (non passando per il ballottaggio) le elezioni, che hanno dato luogo ad una Giunta monocolore e ad una maggioranza in Aula altrettanto monocromatica. Diversamente dai comunisti che, come spiegato dal segretario Benedetti nell’ambito della sua ultima intervista a Collenews, sono adesso alla ricerca di ciò che a Collesalvetti c’è alla sinistra del PD. Un lavoro lungo e capillare quello che si apprestano a fare Benedetti e i suoi uomini; ci sarà da trovar persone e la quadra politica con forze che (vedi Sinistra Italiana) ancora non si sono strutturate sul territorio.

 

D’altro canto, è pur vero che anche il PD avrà il suo bel da farsi: non potrà adagiarsi sugli allori ancora a lungo. Se infatti è innegabile il consenso che il territorio gli tributa da tempo immemorabile, è vero anche che nulla è per sempre. La politica è passione, partecipazione costante, dialettica (anche pubblica). E su questo i dem hanno molto da lavorare. Quando infatti, l’associazionismo o il comitatismo superano in termini di iscritti e di attività messe in campo la politica (questo vale non solo per il PD, ma anche per le altre forze politiche però, ovviamente) essa deve pur porsi delle domande e tentare di reagire. Insomma, il cammino è lungo e impegnativo per entrambi i coniugi separati in casa (colligiana).

 

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