Stagno «Ad oggi siamo in presenza quantomeno di una disponibilità di strutture che è stata manifestata dal gruppo Eni, stante anche la presenza sul nostro Comune». Con queste parole il sindaco, Lorenzo Bacci, durante la seduta del Consiglio Comunale di ieri, ha annunciato quella che potrebbe essere la soluzione volta al mantenimento di una caserma dei Carabinieri nella frazione di Stagno.
Eni avrebbe dunque individuato possibili immobili che potrebbero fungere da nuova caserma. Entro i primi 10 giorni di maggio, dunque, dovrebbe essere svolto un sopralluogo da parte dell’assessore Menicagli con un rappresentante dell’Arma dei Carabinieri e la dirigenza Eni che verrà direttamente da Roma per valutare l’idoneità di queste strutture. «Abbiamo già da tempo, in vari modi, cercato, nonostante non sia una competenza dell’Amministrazione, il modo di dare una risposta ad una esigenza che è stata manifestata recentemente – ha riferito il sindaco all’Aula – ossia la necessità da parte della Caserma dei Carabinieri di Stagno di avere una sede alternativa rispetto all’attuale, causa questioni con la proprietà. Stante il ruolo di assenza di nessi di tipo istituzionale-amministrativo, abbiamo messo in campo un’azione dal punto di vista dell’accompagnamento volto all’individuazione di soluzioni, abbiamo battuto tutte le strade possibili».
«Su questo ha dato un contributo, dal punto di vista del dialogo, anche il vescovo di Livorno. L’aver messo in campo tutte le strade politiche ed istituzionali nei confronti di importanti attori del nostro territorio speriamo possa dar delle prospettive positive rispetto a questa situazione», ha concluso il sindaco.
La questione A fine novembre 2015 scadrà il contratto in virtù del quale i Carabinieri di Stagno operano nella sede di Corso Italia. Un contratto che la società non ha alcuna intenzione di rinnovare. E infatti ha già presentato la disdetta, da diverso tempo. Da novembre, dunque, verrà attivata la procedura di sfratto, anche se è possibile che, per motivi di ordine e sicurezza pubblica, trattandosi appunto del contratto di affitto per una caserma, tale procedura venga rallentata. La società però – a quanto si apprende – sarebbe irremovibile, vorrebbe vendere l’immobile nel quale si trovano attualmente i militari, che sarebbe l’ultimo rimasto. Venduto quello, la società potrebbe essere sciolta. E proprio questa sarebbe la volontà del locatore. Pertanto, anche una eventuale, quanto improbabile, proposta di aumento del canone di affitto da parte del locatario, stante questa volontà del locatore, sarebbe respinta al mittente. “Improbabile” perché, a quanto si apprende, lo Stato, nel giugno scorso, avrebbe addirittura diminuito per legge l’entità di questo canone di affitto. Un affare, dunque, quello della contrattazione con la Pubblica Amministrazione, che ai privati conviene sempre meno.
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