Marco SilvestriGuasticce Della vicenda del call center People Care di Guasticce si è già scritto molto, ma soprattutto in merito alla partita giocata a livello istituzionale. Ma la vicenda People Care è una questione di lavoro. Pertanto, abbiamo intervistato un lavoratore, Marco Silvestri (rsu), che vive tutto questo in prima persona. Attraverso il suo racconto, ripercorriamo insieme le varie fasi e i vari retroscena di questa vicenda. Una vicenda di lavoro, appunto, della quale sono parte integrante le dinamiche commerciali – spiegate da Silvestri in quest’intervista – sconosciute al grande pubblico.

 

Marco, venerdì la vostra manifestazione, come lavoratori di People Care, davanti alla Provincia. Cosa chiedete?

«La sospensione della procedura sui licenziamenti collettivi avviata da People Care il 23 dicembre scorso. Questo anche perché è già stato fissato un incontro il prossimo giovedì davanti al Mise (Ministero per lo Sviluppo Economico, ndr) che potrebbe cambiare le prospettive».

 

Oltre al Mise avete altre iniziative a breve?

Sì, un incontro in Prefettura, a Livorno, lunedì (oggi, ndr), e uno con il senatore  Matteoli, presidente dell’ottava Commissione del Senato, al quale chiederemo un’audizione in commissione parlamentare appunto. Diverse carte sono ancora in gioco, dunque. E per questo abbiamo chiesto una sospensione della procedura sui licenziamento».

 

Facciamo un riepilogo delle varie fasi di questa vicenda.

«Venerdì c’è stata l’ultima riunione della procedura sui licenziamenti collettivi. La procedura era stata avviata il 23 dicembre scorso. Abbiamo avuto un totale di 4 riunioni, le prime due all’interno della fase sindacale della procedura che si è conclusa a metà febbraio. Poi abbiamo avuto altre due riunioni il 5 marzo ed ieri in sede istituzionale davanti alla provincia di Livorno. Pertanto possono già far partire le lettere di licenziamento a tutti i 348 lavoratori, anche se il licenziamento avrà effetto dal 31 maggio, data della scadenza della commessa Seat, che al momento attuale è l’unica lavorata in People Care. C’era, per la verità, anche quella di Findomestic, che era nata proprio a Livorno – era già un annetto che la gestivamo; impiegava circa 100 persone – ma  vista la brutta parata People Care ha deciso di riportarla a Torino».

 

La commessa Seat sapevate che era in scadenza?


«Si certo, quando ci fu il trasferimento d’azienda tra Telegate e People Care (società appositamente fatta nascere insieme a Voice Care su Torino dalla capogruppo Contacta S.p.a.) nel 2010 la Seat aveva concesso la commessa dei servizi 12.40 e 89.24.24 a People Care e Voice Care per 5 anni, termine che scade appunto il 31 maggio 2015.  Si è iniziato a capire che ci sarebbero stati dei seri problemi per il  rinnovo quando i rapporti tra Contacta e Seat si sono fortemente deteriorati a causa della procedura di concordato preventivo in continuità aziendale in cui Seat era entrata per evitare il fallimento. Il motivo sono due fatture non pagate da Seat a People Care e Voice Care entrate nel calderone della procedura concorsuale di concordato e liquidate una volta uscito, nel dicembre del 2013, il piano di riparto al 20%. Da questo momento in poi pare che i rapporti tra le due aziende sono andati avanti solo tramite raccomandate firmate da legali.  Comunque da tutto ciò Contacta ha preso la palla al balzo per chiudere il call 
center Voice Care di Torino, che insieme a noi gestiva i servizi Seat, il 1 maggio 2014. Ovviamente questi avvenimenti ci hanno fortemente preoccupato e abbiamo cercato da subito di allertare le istituzioni a livello locale e regionale».

 

Al tavolo ministeriale era però stata prospettata la possibilità di una proroga…

«Ci sono stati 2 incontri al Mise (Ministero dello Sviluppo Economico, ndr) davanti al viceministro De Vincenti: a metà e a fine gennaio. Il primo è stato un incontro dove tutte le parti, sindacali e istituzionali, si sono dimostrate preoccupate per la situazione e hanno fatto unanimemente la richiesta di convocare Seat al tavolo, però il viceministro non ha dato seguito alla richiesta motivando che il Governo non poteva entrare in una trattativa tra due soggetti privati, ma che avrebbe preso l’impegno di conferire con Seat per trovare una possibile soluzione. Infatti all’incontro del 29 gennaio il vice ministro riferisce che da Seat vi era la disponibilità di valutare previa richiesta della People Care con condizioni migliorative (ovviamente per Seat) la possibilità di valutare una proroga della commessa per 6 mesi.  Ma come ormai tutti sanno, il 5 marzo siamo stati informati dalla People Care, che non è stato tovato neanche l’accordo per questi 6 mesi».

 

Perché troppo svantaggiosa?

«Seat dice che è stata fatta una proposta troppo onerosa da parte di People Care, non in linea con i costi che può sostenere in virtù del concordato preventivo. Mentre People Care sostiene che la proposta che ha fatto è la minima che poteva fare in virtù dei costi del lavoro. Entrambe, poi, sia Seat che People Care dicono di essersi dimostrate disponibili ad un incontro, ma che la controparte ha rifiutato. Quindi versioni assolutamente contrastanti! Due società che si sparano a vicenda responsabilità e noi lavoratori nel mezzo che rischiamo sulla nostra pelle di subire la loro irresponsabilità con la perdita del nostro lavoro e quindi del nostro futuro».