Il Palchetto Presentata la nuova rubrica, entriamo con oggi – prima puntata – nel vivo della discussione. In questo primo articolo de Il palchetto, strutturato per facilitarne la fruibilitá a domanda e risposta, cercheremo di entrare nel linguaggio operistico-musicale. La comprensione e la familiarizzazione con questo nuovo lessico fará sì che quando, negli articoli futuri, questo linguaggio verrá utilizzato, il lettore non si trovi di fronte ad un lessico incomprensibile, ma a lui familiare. Questo articolo, ad ogni modo, rimarrá sempre pubblicato su questa rubrica, consultabile a mo’ di glossario, ogni volta che se presenti la necessitá.
Quali sono le voci maschili e quali quelle femminili? Quali quelle acute, medie e basse?
Le voci si distinguono chiaramente in maschili e femminili e poi vi è un’ulteriore suddivisione in acute, medie e basse. Le voci maschili sono (dalla più acuta alla più grave): tenore, baritono e basso, mentre quelle femminili (sempre dalla più acuta alla più grave): soprano, mezzosoprano e contralto.
I pezzi d’Opera sono tutti uguali? E’ corretto chiamarli “canzoni”?
Come è facilmente intuibile, nell’Opera i brani non si chiamano “canzoni”, per varie ragioni. Innanzitutto perché l’Opera è un genere musicale diverso da quello riguardo al quale, appunto, si parla di canzoni. In secondo luogo perché nell’Opera vi sono brani, tipo l’ouverture o sinfonia, come vedremo, che sono solamente orchestrali e perciò, rimandando al canto, la parola “canzone” risulta assolutamente inappropriata. Infine, perché, nell’Opera, ogni pezzo ha le sue specificità.
Quali sono, dunque, i vari pezzi d’Opera?
Nell’Opera lirica vi sono arie, cabalette, duetti, terzetti, quartetti, recitativi, strette, concertati, sinfonie, etc… Ma… cosa significano queste parole?!
ARIA Con il termine aria si intende un pezzo solistico, che tuttavia può essere intervallato da interventi del coro. Nell’aria l’attenzione dello spettatore è tutta concentrata sul solita che ne è il vero protagonista che per ciò stesso, spesso, canta al centro del palco scenico. In essa la dimensione musicale prende il sopravvento su quella drammaturgica, dell’azione, coincidendo infatti, l’aria, con momenti di staticità drammaturgica. Con essa, dunque, spesso il solista dà libero sfogo a sé stesso nell’esprimere i sentimenti, le dimensioni interiori che vive il personaggio che interpreta. E’ un momento per ciò stesso spesso molto introspettivo. Vi sono varie tipologie di aria, ma per adesso è sufficiente capire cos’è un’aria, che è il pezzo d’Opera che con minore gravità di errore potrebbe essere chiamato canzone. Un celebre esempio di aria è Largo al factotum, tratta dal Barbiere di Siviglia di Gioacchino Rossini (1792-1868). L’aria, come tutti gli altri pezzi d’Opera, porta sempre il nome delle sue parole iniziali.
DUETTO Diversamente dall’aria, il duetto è un brano, come suggerisce il nome stesso, interpretato da due voci solistiche. La bravura del compositore, nei duetti (ma anche negli altri pezzi d’insieme) sta nell’assegnare ai due cantanti due linee melodiche indipendenti l’una dall’altra, cosa che in musica si chiama contrappunto. Un celebre esempio di duetto, per citare ancora una volta il Barbiere è Dunque io son nel quale le linee melodiche di Figaro e Rosina, soprattutto, nella parte finale, si intrecciano nella loro diversità, come si vede, anche graficamente, nello spartito (vedi foto) ai pentagrammi contrassegnati dalle lettere F e R (Figaro e Rosina, appunto).
CABALETTA Con il termine cabaletta, invece, si indica la parte finale di un pezzo d’Opera che sia un’aria o un duetto. E solo di queste due categorie perché la parte conclusiva dei concertati è definita stretta. Il senso di questo pezzo musicale sta nel fatto che determinati testi di arie o duetti possono essere particolarmente lunghi e comporre tutto nel solito tempo potrebbe facilmente annoiare lo spettatore-ascoltatore. Soprattutto nell’idea di Rossini, la cabaletta assolve ad una funzione di contrasto ritmico rispetto alle precedenti sezioni del numero, in particolare il cantabile. Ecco dunque che la prima parte viene composta in tempo più lento, mentre la seconda in tempo più veloce. E’ il caso dell’aria di Ernesto nel Don Pasquale di Gaetano Donizetti (1797-1848) “Cercherò lontana terra”, aria che inizia in una tonalità e in un tempo più lento, per culminare nella cabaletta, appunto, “E se fia”, in un’altra tonalità e in un tempo più rapido. Il cambiamento di tonalità e di tempo serve, come detto, a non annoiare lo spettatore-ascoltatore. Nella cabaletta vi è un tema melodico ripetuto due volte, la seconda delle quali variata a piacimento dal cantante. Nel mezzo, fra l’una e l’altra esecuzione del tema, un ritornello orchestrale che vede spesso la partecipazione del coro o dei pertichini. La ripetizione del tema, la seconda volta, da parte del cantante può essere anticipata dall’introduzione dello stesso tema da parte dell’orchestra. Altro esempio di cabaletta è Ah! Perché non posso odiarti da La Sonnambula di Vincenzo Bellini (1801-1835). Solitamente le cabalette risultano essere efficacissime dal punto di vista musicale. Chi non abbia mai ascoltato nulla di Opera è consigliabile inizi con delle cabalette, proprio per la loro straordinaria efficacia musicale.
TERZETTO, QUARTETTO Come per il duetto, anche i termini di terzetto e quartetto sono facilmente intuibili. Si tratta di pezzi d’insieme per 3 o 4 voci soliste. Un celebre esempio di terzetto è Susanna or via sortite! da Le Nozze di Figaro di Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791).
CONCERTATO Il concertato è quella parte dell’Opera nella quale i personaggi interpretati dai solisti intrecciano le loro voci con le linee vocali del coro in forma polifonica. Un celebre esempio di concertato è Mi par d’esser con la testa dal Barbiere di Siviglia di Rossini, ma anche D’un pensiero e d’un accento da La Sonnambula di Bellini. Altrettanto celebre è il concertato Chi mi frena in tal momento dalla Lucia di Lammermoor di Donizetti.
STRETTA I concertati possono concludersi con una stretta, in tempo più rapido, esattamente come arie duetti con le relative cabalette. Un esempio celebre di concertato è Cedo, cedo da La Straniera di Bellini.
RECITATIVO Il recitativo è invece una forma musicale a sé stante, molto curiosa e diversa da tutte le altre, definita come “recitar candando”, una via di mezzo, insomma fra il cantato pieno ed il parlato. Ne è un esepio Bravo signor barbiere, tratto ancora una volta dal Barbiere rossiniano.
L’OUVERTURE O SIFONIA l’Ouverture, termine francese che significa apertura, è, com’è intuibile, quel brano solamente orchestrale che apre, appunto, l’Opera lirica. Si può chiamare anche sinfonia. Essa viene eseguita, in teatro, allo spegnersi delle luci, subito dopo che il direttore d’orchestra ha fatto il suo ingresso, solitamente fra gli applausi, posizionandosi al centro dell’orchestra stessa, disposta a semicerchio.