1920579_10203727136447238_2087193479_n[1]

Valerio Valeri

Guasticce Valerio Valeri, impiegato di Poste Italiane presso l’ufficio postale di Guasticce e addetto alla consegna della posta in tutta la frazione, ha lasciato il suo impiego dopo tanti anni di servizio. Durante l’intervista rilasciata a Collenews, l’ormai ex postino ci ha raccontato un po’ come è stato lavorare a Guasticce, focalizzandosi in modo particolare sul rapporto che aveva instaurato con i guasticciani ai quale consegnava lettere e quant’altro. Guasticciani che sono  diventati quasi una seconda famiglia per lui. Valeri ci ha anche descritto i suoi stati d’animo attuali dovuti all’addio alla professione che ha esercitato per gran parte della sua vita e che lascerà in lui un ricordo indelebile.

 

 

 

Da quanti anni lavorava a Guasticce?

«A Guasticce non da moltissimo tempo, dal 1998, quindi da circa 16 anni, anche se prima di me ci lavorava già mio fratello e quindi c’era già  una sorta di tradizione di famiglia che ci siamo praticamente tramandati».

 

Qual’era la cosa che le piaceva di  più del suo lavoro?

«Il fatto di stare in mezzo alla gente sicuramente, lavorare all’aria aperta. Un lavoro molto diverso rispetto a quello che ho svolto per circa 20 anni all’ufficio di via Cairoli a Livorno, dove ero impiegato alla cassa».

 

Che rapporto aveva con la gente di Guasticce alla quale consegnava la posta?

«Quasi familiare anche perché bisogna tener conto del fatto che sono nato in paese e l’ ho sempre vissuto perché a Guasticce ho iniziato a lavorare 45 anni fa consegnando il latte ed ho finito per andarci in pensione consegnando la posta. Quindi posso tranquillamente dire che la gente di Guasticce mi ha quasi cresciuto ed essendoci questo tipo di rapporto non ho mai visto come un lavoro il fatto di consegnare loro la posta».

 

C’è un aneddoto, un episodio curioso che ricorda di questi decenni di carriera?

«Pur avendo vissuto la realtà di Guasticce tutti i giorni, devo dire che non ricordo niente in particolare».

 

Cos’ha provato quando è andato in pensione dopo tanti anni di servizio?

«Sono sconvolto. Ho bisogno di riposo (ride). Si prova semplicemente quello che si prova non avendo più un vincolo di lavoro; cominci a fantasticare, a fare progetti…. In questa situazione bisogna cercare un attimo di ritornare alla realtà e essere consapevoli che non ci sarà più un cartellino da timbrare, le ferie da assegnare. Comunque adesso ad esempio ho tutto il tempo di coltivare delle amicizie che con un vincolo di tipo lavorativo non potevo coltivare».

 

Vuole lasciare un messaggio ai guasticciani attraverso le pagine di Collenews?

«Ci tengo particolarmente a dare un saluto affettuoso a tutti perché a Guasticce sono stato davvero bene e ringrazio per il regalo (mostra un orologio, ndr) che mi è stato fatto dai miei compaesani poiché questo dono fatto col cuore mi rende veramente contento. Vorrei però chiedere a tutta la gente del paese di aiutare chi verrà adesso a sostituirmi, poiché sicuramente si troverà ad avere un compito abbastanza difficile perché da sempre il porta lettere è sempre stato uno di paese e adesso che ne verrà uno da fuori ci sarà senz’altro un po’ di sconvolgimento delle regole.  Questa persona infatti si ritroverà a lavorare in un ambiente che non conosce, dove molto spesso da alcune parti non esistono indirizzi, nomi sulle cassette e dove  molte consegne si fanno anche per “conoscenza”».