Don Giuseppe Ferrari

Don Giuseppe Ferrari

Don Giuseppe Ferrari  (73 anni) da quasi 5 anni è il parroco della chiesa di Parrana S. Giusto. Primo a ricoprire il ruolo in maniera stabile dopo oltre vent’anni di figure saltuarie nella chiesa che risale al 1850. Con Collenews don Giuseppe parla di varie cose, dal trasferimento dalla chiesa di S. Caterina in Piazza dei Domenicani a Livorno a Parrana (definito un «salto nel deserto») ai progetti che ha in mente per la sua parrocchia.

 

 

Qual è il rapporto con il territorio e con i fedeli?

 

«In chiesa non viene quasi nessuno. Giro per le case per fare la benedizione che va fatta rispettando un determinato orario e per fare due chiacchiere. Parrana San Giusto è una frazione che non ha un proprio centro; le abitazioni sono sparse qua e là anche se piuttosto vicine tra di loro. Io faccio il giro di tutte queste in cerca di qualcuno. Vado e chi trovo trovo».

 

Che Parrocchia le era stata affidata prima di questa e come ha vissuto il passaggio?

 

«Fino a circa 5 anni fa ero il parroco della chiesa di S. Caterina in Piazza dei Domenicani a Livorno. E’ stato un bel salto, nel deserto direi. La chiesa di Livorno era molto più frequentata rispetto a dove mi trovo adesso ma stiamo parlando di realtà diverse. Ognuno ha delle risorse personali e cerca di andare avanti con quelle. Se riesce a far qualcosa è tutto di guadagnato, si fa quel che si può».

 

Ha in mente particolari progetti che riguardano la chiesa nella quale opera?

 

«Di recente ho acquistato una struttura adiacente alla chiesa, per depositare i materiali necessari ai lavori. Vorrei applicare dei cambiamenti per valorizzare meglio l’interno, come feci a suo tempo nella chiesa di Nibbiaia, dalla quale sono venuto via nel lontano ’92. Con l’aiuto dell’architetto, sono riuscito a dare una forma diversa alla chiesa, trasformando il presbiterio. La chiesa di Nibbiaia aveva un altare come questo ed è stato demolito per far successivamente scolpire gli schienali fatti di olmo con la storia di S. Pietro e S. Paolo. Poi modificai le formelle applicate alle pareti che rappresentavano una via crucis un po’ a tema con l’aiuto di un gabbrigiano. Fu svolto un lavoro notevole. Vorrei far lo stesso qui, eliminando l’altare rivolto con le spalle ai fedeli, poiché ora come ora non ha più lo stesso significato e ci sarebbe da recuperare un’area da valorizzare. Ho raccolto molto legname per poter eseguire le modifiche e spero che con l’aiuto dell’architetto e di persone competenti, si possano realizzare. Le idee sono molte, bisogna vedere se ci basta la vita ma credo che non sia impossibile da realizzare, i fedeli poi sono altra cosa».

 

Quali sono state particolari attività che hanno visto partecipe la Parrocchia?

 

«Di recente sono stato coinvolto da un gruppetto che fa capo ad una psicologa che lavora a Livorno, la quale con alcuni suoi pazienti, ha voluto eseguire dei canti gregoriani. La cosa adesso è interrotta per un po’ di tempo ma nella vicinanza della Pasqua riprenderemo un repertorio in parte già messo insieme e faremo qualche esecuzione come già fatto anche ad Orciano tempo fa».