La casa invasa dall'acqua a seguito dell'alluvione del 31 gennaio scorso

La casa invasa dall’acqua a seguito dell’alluvione del 31 gennaio scorso

Lavandone – L’alluvione che ha coinvolto la piana di Mortaiolo lo scorso 31 gennaio, costringe tuttora Alberto Stefanelli (48 anni, paracadutista), la moglie e le due figlie a non poter rientrare nella propria abitazione: «La prima volta che è successo – spiega Stefanelli – è stata la mattina di venerdì 31 gennaio. La Fossa Nova, un affluente dello Scolmatore, era già a livelli di guardia il giorno precedente. Poi, la Provincia di Pisa ha deciso di aprire lo Scolmatore che, essendo ad un livello idrico più alto rispetto alla Fossa Nova, non ha ricevuto l’acqua (per evitare che l’ondata di piena del fiume Arno travolgesse Pisa, è stato deciso di far defluire l’acqua dallo Scolmatore verso il mare, ndr). A quel punto si è venuto a creare un muro d’acqua che da ovest ha travolto la nostra abitazione, arrivando all’altezza di 1.40 metri in giardino e di 70 centimetri dentro casa. La situazione – afferma – si è protratta per sei giorni. Passato l’alluvione, ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo ripulito e lavato le cose: abbiamo speso addirittura 300 euro di gettoni in lavanderia».

 

La situazione, però, è di nuovo precipitata «tra la sera dell’11 e il 12 febbraio. Dopo una giornata serena senza una goccia d’acqua, la Fossa Nova continuava ad aumentare perché avevano aperto lo Scolmatore per la seconda volta. Quando il livello è salito al punto critico e ho visto che la cosa era ormai irreversibile, ho liberato tutto. In questa circostanza è entrata meno acqua in casa, però erano pur sempre 30 centimetri».

 

Foto3La famiglia Stefanelli non può ancora fare ritorno a casa: «Il 31 gennaio siamo stati evacuati e il Comune ci ha spesato il soggiorno presso l’Agriturismo Leoni. Stiano facendo di tutto per tornare a casa il prima possibile. Adesso abbiamo pulito tutto, ma gran parte dei mobili – precisa – sono rovinati e le pareti sono danneggiate, per non parlare del pavimento. È ancora in funzione l’asciugatore, ma non è possibile tornare ora qui perché l’aria è umida e malsana e non la voglio far respirare alle mie figlie».

 

 

«Ci sono state altre alluvioni, ma non a questo livello – precisa il paracadutista -. Spesso l’acqua arrivava a 30 centimetri in giardino, però in casa non era mai entrata. Io a queste condizioni non posso rimanere. Se ogni anno, da qui in avanti, si prospettano situazioni del genere, non posso costringere la mia famiglia a vivere in queste condizioni. O veniamo messi in sicurezza oppure si trova il sistema per rimborsarmi. Se devo abbandonare la casa perché devono utilizzare questa zona come vaso d’espansione, lo facciano pure. Io non dico – continua – che per salvare una famiglia bisogna mettere a rischio una città come Pisa. Ma se per salvare la città affogate me, le istituzioni mi dovrebbero rimborsare il valore della casa in modo da darmi la possibilità di comprarla altrove. Io non ci voglio guadagnare, ma nemmeno rimettere».

 

Foto1Stefanelli, poi, precisa che «quando hanno aperto lo Scolmatore durante la prima alluvione nessuno mi ha avvisato. La Provincia di Pisa, che gestisce questo corso d’acqua, non ha avvertito il Comune. In quel caso, abbiamo veramente rischiato la vita. Io non lo so se lo abbiano fatto per ignoranza o per incoscienza o per incapacità nel gestire la cosa. Quando si è verificata la seconda alluvione, invece, il Comune mi ha avvisato. La Provincia di Pisa avrebbe dovuto sapere che, aprendo lo Scolmatore, questa zona sarebbe stata invasa dall’acqua».

 

«Adesso – afferma – mi sto muovendo nei confronti la Provincia di Pisa, che mi ha chiesto la documentazione relativa ai danni e i rapporti scritti delle autorità intervenute sul posto. Successivamente, l’Ente dovrebbe allestire un’apposita commissione che deciderà se ho diritto al risarcimento. Per fortuna, parlando con il Sindaco di Collesalvetti, mi è stato promesso che il Comune mi farà da garante nei confronti della Provincia di Pisa», conclude Stefanelli.