Stagno Il comitato Collesalviamo l’Ambiente e la LIPU tornano a parlare della sentenza del TAR sulla costruenda centrale a biomasse in località “I Pratini”, sulla 555, fra Stagno e Guasticce. Ieri, la conferenza stampa congiunta a Stagno per «esprimere grande soddisfazione per l’accoglimento da parte del TAR Toscana del ricorso presentato nello scorso mese» e per dare la propria lettura dell’atto giudiziario del Tribunale Amministrativo Regionale.
Normative in contrasto fra loro In particolare i due ricorrenti sottolineano come la sentenza, «disapplicando la normativa regionale perché in contrasto con le norme comunitarie europee, ha riconosciuto che indipendentemente dalla potenza dell’impianto che si intende costruire, questo vada preventivamente sottoposto ad una verifica di assoggettabilità a VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) con una analisi attenta circa la collocazione geografica e lo specifico impatto. Sotto questo aspetto la sentenza definisce un precedente ed un indirizzo importante a cui riteniamo dovranno attenersi gli Enti chiamati ad autorizzare e controllare la costruzione di analoghi impianti».
La diffida ed il ricorso Nel caso specifico il Comitato aveva presentato nell’ottobre 2015 una specifica diffida al Comune di Collesalvetti, richiamandolo tra l’altro espressamente al rispetto della normativa comunitaria, chiedendo l’interruzione della costruzione dell’impianto e l’avvio della verifica di assoggettabilità alla procedura di VIA. «Ed è proprio l’inerzia del Comune a questa diffida – ha sottolineato Stefano Seghetti – che ha portato il nostro comitato a presentare il ricorso al TAR insieme con la LIPU, associazione con analoghi fini di promozione della qualità dell’ambiente e di tutela del territorio e del paesaggio».
«Perché il TAR non è sceso nel merito» «Verificato fin da gennaio 2016 che non era necessario procedere ad una sospensiva dei lavori, già spontaneamente interrotti dai costruttori a causa del “clamore” suscitato nella cittadinanza, il TAR è passato ad aprile ad analizzare il ricorso e ad emettere il 27 maggio la sentenza in cui dichiara che la costruzione dell’impianto in questione non può ritenersi autorizzata ed obbliga il Comune ad una verifica preliminare di assoggettabilità a VIA. Il TAR non ha quindi analizzato nel merito i rilievi tecnici ed ambientali mossi dai ricorrenti proprio perché il Comune non ha ancora in proposito esercitato il suo potere discrezionale, limitandosi ad un atteggiamento passivo nei confronti della costruzione dell’impianto; proprio quella passività, insieme con la mancata informazione, era stata fin da subito contestata da larga parte della cittadinanza e dallo stesso Comitato».
I rilievi al Comune «Non possiamo tuttavia che esprimere preoccupazione per le valutazioni espresse sulla sentenza dal Comune di Collesalvetti (sul proprio sito istituzionale e a mezzo stampa) che, nel comprensibile tentativo di difendere il proprio operato e nascondere le censure ricevute, finisce col distorcerne la sostanza e sembra voler presentare l’esercizio del proprio potere discrezionale (al quale viene ora finalmente obbligato) come un percorso decisionale tutto interno. Si tratta invece, anche per quel che riguarda la verifica preliminare di assoggettabilità a VIA, di una procedura tecnica che prevede una fase di consultazione pubblica che consentirà a tutti i cittadini interessati di poter prendere visione dei documenti (senza essere costretti a pagare i diritti di accesso, che a Collesalvetti sono tra i più cari d’Italia) e presentare le proprie osservazioni. Auspichiamo infine che il Comune colga l’occasione per ricostruire un rapporto di fiducia con la cittadinanza, attenendosi scrupolosamente a quanto previsto dalla normativa in tema ambientale e dimostrando coi fatti la propria imparzialità».
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