Carlo Santucci, presidente neoeletto di CNA

Stagno.  Un’elezione all’unanimità, un percorso iniziato da ragazzo e un impegno che oggi si rinnova con la responsabilità di guidare la più antica CNA d’Italia. Carlo Santucci, 49 anni, imprenditore attivo nei settori della meccatronica, dei trasporti e dell’immobiliare, è stato scelto come nuovo presidente provinciale della CNA di Livorno dall’assemblea riunita al Polo Universitario. Amministratore della storica F.lli Santucci Srl, azienda di famiglia con quasi sessant’anni di attività, Santucci porta con sé un bagaglio fatto di esperienza diretta nel mondo dell’impresa e di un lungo cammino all’interno della Confederazione.

 

ColleNews.it lo ha incontrato per ripercorrere le tappe della sua crescita associativa e per capire quali saranno le prime azioni da intraprendere durante il mandato.

 

Presidente, la sua storia è profondamente intrecciata con quella della CNA: la sua adesione alla Confederazione risale a quando aveva appena 18 anni. Non stupisce, dunque, alla luce di questo lungo percorso, il conferimento di un incarico tanto fiduciario. Ci può raccontare come è maturata la decisione di puntare su di lei?

«Assumere la presidenza della CNA di Livorno è per me motivo di profondo orgoglio. Il mio percorso associativo ha radici lontane: nel 1994, quando lavoravo nell’impresa di famiglia, partecipai a un’assemblea sulle revisioni. Fu in quell’occasione che incontrai Gino Baldi, figura storica della CNA livornese.  Fu lui a riconoscere in me la volontà di mettermi in gioco e a incoraggiarmi a un impegno attivo. Da quel momento la mia presenza nella Confederazione è stata costante: ho guidato i meccanici a livello provinciale e regionale, ho presieduto la CNA di Collesalvetti e, dopo una parentesi personale, sono entrato nella direzione provinciale, fino alla vicepresidenza che ho ricoperto negli ultimi otto anni. Questo mi ha permesso di seguire da vicino, insieme all’allora presidente provinciale Maurizio Serini, alcune delle questioni più delicate del territorio, rappresentando la CNA di Livorno anche nelle assemblee nazionali a Roma e costruendo rapporti solidi con imprese, istituzioni e associazioni di categoria. Accettare la presidenza è stato dunque un passo naturale: Livorno è un contesto dinamico, con un’associazione in salute e un ambiente che considero quasi familiare. Vivo questa nomina non come un punto d’arrivo, ma come un nuovo punto di partenza: la possibilità di restituire qualcosa a un’organizzazione che mi ha dato molto, sia dal punto di vista professionale che umano. La considero un impegno verso l’associazione, verso il territorio e, in un certo senso, anche verso la storia della mia famiglia».

 

Quali sono le urgenze e le priorità che ha trovato sul tavolo all’indomani della sua elezione?

«Sul tavolo ci sono sfide che non possono più essere rimandate. Molte di esse le seguivo già da vicepresidente e riguardano, in particolare, la logistica portuale e il settore dei trasporti. Le cronache locali hanno raccontato bene le criticità: code chilometriche per l’accesso al porto, ritardi nei carichi e negli scarichi, tempi di guida che si allungano e turni di lavoro sempre più gravosi. Il tema della congestion fee, richiesto dai trasportatori per compensare le inefficienze operative, è ormai oggetto di un confronto quotidiano. Per questo abbiamo aperto un tavolo con l’Autorità Portuale, nella speranza di individuare soluzioni concrete: è un nodo cruciale per la competitività dell’intero territorio».

 

Un’altra priorità sembra essere il dialogo con le amministrazioni locali. In che modo intendete muovervi?

«C’è la necessità di ricostruire una collaborazione strategica con le amministrazioni locali. Durante le assemblee zonali, che mi hanno portato in tutte le aree della provincia – dall’Elba a Livorno, da Collesalvetti a Rosignano – molti imprenditori hanno sottolineato la mancanza di un coordinamento efficace con i Comuni. Abbiamo quindi avviato un ciclo di incontri con le giunte: Rosignano e Collesalvetti sono già stati coinvolti, e nei prossimi mesi proseguirà il dialogo con le altre amministrazioni. L’obiettivo è duplice: affrontare insieme le grandi questioni di interesse generale e offrire risposte puntuali alle specificità di ogni area, comprese le criticità legate alla continuità territoriale dell’Isola d’Elba, dove i collegamenti marittimi e aerei restano problematici. Un esempio virtuoso è il protocollo d’intesa firmato con il Comune di Portoferraio per la realizzazione della “Città di Cosimo”: un progetto che dimostra quanto la CNA possa essere un partner prezioso.  All’interno dell’associazione ci sono molte professionalità che mettiamo a disposizione non solo delle imprese, ma anche degli enti locali: un patrimonio di competenze che può diventare un autentico valore aggiunto».

 

Tra le sue linee d’azione c’è anche la semplificazione burocratica. Come intendete procedere?

«La burocrazia resta uno dei principali freni allo sviluppo. A livello nazionale, la CNA sta portando avanti una battaglia significativa, presentando 100 proposte di semplificazione per snellire i processi amministrativi. Prima della fine dell’anno le declineremo su scala locale, selezionando quelle più rilevanti per Comuni e Province, e avvieremo un confronto per renderle operative. L’obiettivo è instaurare un vero rapporto di concertazione, in cui le decisioni siano frutto di un dialogo: delibere già discusse e condivise hanno più possibilità di essere comprese, assorbite positivamente e applicate da tutti».

 

Lei guida un’azienda che porta il suo nome e conosce bene le dinamiche del mercato e le difficoltà quotidiane delle imprese. Quali sono, a suo avviso, i principali ostacoli con cui deve confrontarsi oggi un imprenditore del territorio?

«Tra tutte le questioni, quella che considero più urgente è la difficoltà nel reperire personale qualificato. È un problema che riguarda moltissime aziende, non solo a Collesalvetti: imprese solide, anche storiche, rischiano di fermarsi perché non riescono a trovare nuovi collaboratori né a garantire un ricambio generazionale. Senza figure da integrare in organico e senza giovani pronti a raccogliere il testimone, l’intero tessuto produttivo si indebolisce. Credo che sia necessario avviare un vero cambiamento culturale. Serve un’azione coordinata con i Comuni, le scuole e le associazioni di categoria per ricostruire il rapporto tra formazione e impresa. È un tema che porto spesso sui tavoli istituzionali, perché lo vivo in prima persona anche nella mia azienda, trovare meccanici o ragazzi motivati a intraprendere questa professione è sempre più difficile. A questo si aggiunge un’altra esigenza cruciale: essere messi in condizione di incidere sulle scelte che determinano lo sviluppo economico. Troppo spesso, provvedimenti importanti – dalle tariffe ai piani urbanistici, fino gestione dei rifiuti – arrivano quando le decisioni sono già prese. Per questo, in occasione delle ultime elezioni comunali, abbiamo sottoposto cinque domande a tutti i candidati sindaco e, a metà mandato, torneremo a chiedere conto degli impegni presi. CNA vuole essere un interlocutore stabile e vigilare affinché le esigenze delle imprese siano sempre al centro delle politiche territoriali».

 

Quale direzione intende imprimere alla CNA di Livorno nei prossimi quattro anni? Ci sono settori o ambiti sui quali desidera investire energie e risorse in modo particolare?

«Uno degli obiettivi che mi sta più a cuore è rafforzare la visibilità del lavoro della CNA. L’associazione svolge ogni giorno un lavoro enorme a sostegno delle imprese, ma spesso non riesce a far percepire fino in fondo il proprio ruolo. Intendiamo quindi realizzare un piano editoriale strutturato, capace di raccontare con chiarezza i servizi che offriamo e le soluzioni che mettiamo in campo. Vogliamo che gli imprenditori percepiscano CNA come ciò che già è: un interlocutore affidabile e competente, presente in ogni fase della vita di un’azienda. Far conoscere questo ruolo è fondamentale, e per riuscirci occorre investire risorse mirate nella comunicazione».

 

Molti giovani guardano con diffidenza all’idea di mettersi in proprio. Cosa può fare la CNA, anche a livello locale, per incoraggiare nuove iniziative imprenditoriali e favorire la nascita di nuove realtà innovative?

«Sostenere la nascita di nuove imprese è una delle sfide più delicate che abbiamo davanti. Molti giovani esitano ad aprire una partita IVA o a rilevare attività già avviate, spesso scoraggiati da burocrazia, incertezza dei mercati e assenza di percorsi chiari di sostegno. Il rischio è quello di perdere competenze preziose, insieme a realtà imprenditoriali radicate nel territorio. CNA vuole creare strumenti concreti che aiutino i ragazzi a intraprendere percorsi imprenditoriali, sostenendoli sia nella formazione che  nell’accesso alle opportunità. Credo sia necessario rimettere al centro il valore del lavoro, non solo come occupazione dipendente, ma anche come iniziativa autonoma. CNA può e deve essere un motore di questa trasformazione culturale, offrendo orientamento, supporto e accompagnamento a chi desidera costruire il proprio futuro partendo da un’idea».

 

Negli ultimi anni, Collesalvetti ha visto la chiusura di diverse attività commerciali, con intere frazioni colpite da un processo di desertificazione economica. È ancora possibile fare impresa in questo territorio? In quali condizioni?

«Bisogna distinguere. Le imprese più strutturate, soprattutto quelle presenti nell’interporto e nell’area industriale di Stagno, continuano a ottenere buoni risultati: basti pensare che proprio a Collesalvetti opera la prima azienda per fatturato dell’intera provincia. La situazione cambia però quando si guarda alle piccole frazioni, dove il commercio di prossimità vive una crisi ormai radicata. Negli ultimi 10-15 anni, l’espansione dell’e-commerce, l’apertura di grandi centri commerciali e il cambiamento delle abitudini di consumo hanno penalizzato le botteghe di quartiere, impoverendo il tessuto sociale prima ancora che economico. Collesalvetti, da questo punto di vista, è un territorio particolarmente complesso: la sua frammentazione in tante realtà diverse rende difficile pensare a un’unica strategia valida per tutti. Servono interventi mirati e una collaborazione stretta con le amministrazioni comunali per immaginare progetti di rigenerazione che non siano soltanto economici, ma anche sociali, per riportare vitalità nelle frazioni. Non è semplice, perché i margini di redditività sono sempre più ridotti, ma con il giusto sostegno e la volontà di investire nelle comunità locali possiamo ancora creare le condizioni per fare impresa».

 

La nuova Darsena Europa a Livorno ridisegnerà gli equilibri della logistica toscana. Che ruolo può giocare Collesalvetti in questo scenario? L’ampliamento dell’Interporto di Guasticce è una prospettiva concreta?

«Credo che sia arrivato il momento di guardare oltre i confini del nostro territorio e ragionare in un’ottica di area vasta. Collesalvetti non può più essere considerato soltanto un punto di passaggio: la realizzazione della Darsena Europa ridisegnerà le rotte commerciali e ci chiama a immaginare un futuro diverso, più ambizioso. Il nuovo terminal consentirà l’attracco delle grandi navi porta-container, oggi impossibile per via dei limiti di pescaggio. Questo significherà più traffico, più merci, più lavoro. Ma aprirà anche sfide enormi: una volta fuori dal porto ci troviamo davanti a un imbuto infrastrutturale, con collegamenti ferroviari incompleti, strade sottodimensionate e la necessità di ripensare la viabilità pesante, a partire dalla FIPILI. In questo quadro, l’Interporto di Guasticce è già saturo: ogni spazio è occupato. Per questo credo sia inevitabile ragionare sul suo ampliamento, così da trasformarlo nel naturale punto di snodo di questa nuova movimentazione merci. Collesalvetti ha un vantaggio strategico unico: l’Interporto, un aeroporto commerciale vicino e una posizione che connette in modo naturale il Nord, il Centro e parte del Nord-Est Italia. Se guardiamo a venti o trent’anni, questa zona può diventare un hub logistico di riferimento per il Centro Italia. Naturalmente, una crescita di questa portata deve essere condivisa con le comunità locali. Lo sviluppo economico deve andare di pari passo con la qualità della vita: significa utilizzare le risorse generate per mettere in sicurezza le frazioni, completare le opere idrauliche, migliorare i servizi e preservare la vivibilità dei nostri paesi. Sul lungo periodo, questa sarà la sfida più importante: coniugare sviluppo e qualità della vita, costruendo un modello di crescita armonico, sostenibile e condiviso. Per riuscirci, servirà l’impegno di tutti: imprese, istituzioni, associazioni e cittadini. Solo così potremo cogliere appieno le opportunità che ci aspettano».

 

Segui Collenews su Facebook, clicca “mi piace” qui

Seguici su Twitterclicca qui
Segui le notizie su Instagramclicca qui