Coronamento esemplare di una strategia promozionale messa in campo dalla Pinacoteca colligiana per la ridefinizione del ruolo di Umberto Vittorini nello scacchiere del Novecento toscano e italiano, è da considerarsi l’intervento di Fabrizio Pizzanelli (incisore), dal titolo “Umberto Vittorini: la funzione espressiva del tono” (giovedì 16 settembre, ore 17:00), finalizzato alla rilettura della straordinaria produzione grafica del barghigiano in relazione alle emergenze di una tecnica raffinatissima e al contempo aggiornata sui capisaldi nazionali e internazionali.
A confermare lo statuto internazionale della vocazione grafica vittoriniana basterebbe la partecipazione alla Prima Esposizione Internazionale della Secessione romana del 1913, primissima tappa dell’apoteosi klimtiana in Italia, con un’acquaforte dal titolo Il Duomo di Pisa di notte, che, in ensemble con quelle di Moses Levy e di Lorenzo Viani, imponeva le prime note di un linguaggio grafico innovativo, contaminato dall’enfasi monumentale di Brangwyn e dai bagliori corruschi del simbolismo europeo.
Ed è proprio la partecipazione di Vittorini al circuito variegato e cosmopolita di “Bottega d’Arte” Livorno, insieme ad altri protagonisti del rinnovamento grafico in Italia nel corso dei primi due decenni del Novecento, quali in primis Francesco Chiappelli (Pistoia, 4 marzo 1890 – Firenze, 2 dicembre 1947) e Umberto Prencipe (Napoli, 14 luglio 1879 – Roma, 22 gennaio 1962) a consentirci di ritessere in sede livornese le trame della circuitazione di fermenti stilistici europei, anche e soprattutto nell’ambito di un serbatoio grafico che sempre più pervasivamente rivendica un ruolo prioritario in fatto di aggiornamento espressivo.
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