«Quando un anno e mezzo fa siamo partiti – racconta l’assessore regionale Bugli – c’era una sola cooperativa di comunità in tutta la Toscana. Oggi sono ventiquattro e con il nuovo bando puntiamo a raddoppiarle. Tantissime realtà della Toscana mi hanno cercato per segnalare attenzione verso questo strumento ed è nata una grande attesa per disporre di una nuova occasione. Tutto ciò perché le cooperative di comunità si stanno imponendo come una delle innovazioni più importanti per numerosi territori».
COSA SONO LE COOPERATIVE DI COMUNITÀ “Quelle di comunità sono cooperative speciali, di cui fanno parte tutti gli abitanti (o quasi) di un borgo. Esempio di economia collaborativa, molte di quelle che sono sbocciate da un anno a questa parte sono per lo più animate da giovani e donne, da gente che magari ha studiato e vuole provare a mettere a disposizione le proprie capacità nel posto dove è nata e non essere costretta invece ad andarsene. Le cooperative di comunità diventano così uno strumento per frenare lo spopolamento di territori marginali da rilanciare“, si spiega ancora nella nota regionale.
UNO STRUMENTO, VARIE DIMENSIONI APPLICATIVE “C’è chi ha puntato al turismo sostenibile e chi alla valorizzazione dell’ambiente o dei beni culturali del posto. C’è chi ha rivolto lo sguardo all’agricoltura, alla pesca o alla promozione di altre eccellenze eno-gastronomiche. L’obiettivo è creare occasioni di lavoro oppure mettere insieme attività economiche che da sole non avrebbero più la forza per andare avanti, da rilanciare magari attraverso le opportunità offerte dalla rete e collegamenti ad internet veloci. Tutte si sono spesso – si legge ancora nella nota regionale – dimostrate pronte ad investire gli utili in servizi ai residenti o per la manutenzione di sentieri, strade, arredi urbani ed altri beni comuni. Ed è quello appunto che viene chiesto anche con il secondo bando appena uscito, che non si rivolge solo a cooperative nate o che saranno costituite in aree montane od interne, ma anche magari in aree metropolitane o periferie urbane caratterizzate da minore accessibilità sociale, economica e di mercato che si traduce in rarefazione di servizi“.
“NECESSARIO PRESENTARE UN PROGETTO IMPRENDITORIALE” “Le cooperative intenzionate a partecipare dovranno così presentare un progetto imprenditoriale, finalizzato a soddisfare i bisogni delle comunità locali in cui operano e in particolare ad offrire servizi alla collettività (o a migliorare la sostenibilità ambientale) attraverso forme di partecipazione e coinvolgimento di altri soggetti pubblici o privati. Per i progetti ammessi – si legge ancora nella nota – è previsto un contributo di almeno 5.000 euro fino ad un massimo di 50 mila: il 30 per cento dei costi dovrà in ogni caso essere sostenuto dalla cooperativa di comunità. I progetti finanziati dovranno essere conclusi entro ventiquattro mesi dall’assegnazione del contributo”.
«UN AIUTO INIZIALE, POI… SULLE PROPRIE GAMBE»«L’esperienza di quest’anno – conclude l’assessore Bugli – ha dimostrato come le cooperative di comunità possano essere autentici “motori pensanti”, capaci di generare a cascata ulteriori progetti ed animare un territorio. Si tratta di un investimento sulle persone. L’aiuto della Regione consiste nel sostenerne l’avvio, ma queste esperienze, una volta partite, devono essere capaci di reggersi sulle proprie gambe».
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