Mastodontico e geniale autodidatta della scena romana primonovecentesca, pittore, scultore, ceramista, cartellonista, xilografo, scenografo, architetto, decoratore, arredatore designer, Duilio Cambellotti (Roma, 1876-1960), appassionato di itinerari archeologici tra Atene e Costantinopoli, destinò la sua parabola creativa all’indissolubile binomio arte-artigianato, e collezionò vasellame sia etnico che archeologico, quale fonte di suggestione per la sua straordinaria produzione di buccheri.
Nei frangenti della realizzazione degli arredi e dei costumi per il film Gli ultimi giorni di Pompei di Mario Caserini e in coincidenza dell’ideazione delle scenografie per le rappresentazioni del Teatro Greco di Siracusa, l’artista – motivato da quella ritualità teatrale sancita dalla riforma di Richard Wagner e dal Teatro di Bayreuth – articolerà il suo immaginario archeologico in direzione di un linguaggio programmaticamente moderno, tra determinazione architettonica e sintesi arcaicizzanti.
In quest’ottica, dalle scenografie per Ifigenia in Tauride e le Trachinie (1933) a quelle per Edipo a Colono (1936) Cambellotti persegue l’obiettivo strategico della “scena-ambiente”, realizzata quest’ultima grazie all’applicazione del concetto di “arte totale”, e finalizzata alla comunicazione di miti e immagini-simbolo di regime universale. Rivivono dunque grazie al contributo delle nuove tendenze della scenografia quelle Leggende Romane affidate dall’artista alla vigoria del segno xilografico, destinate a ridensificare di implicazioni simboliche l’epopea tragica e trionfale dei primi popoli del Lazio, e a restituire “l’energia spirituale del passato” attraverso la passionalità e l’universalità del dramma.
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