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ALLA PINACOTECA DI COLLESALVETTI SI INAUGURA IL CALENDARIO CULTURALE “PRIMAVERA 2019”

Collesalvetti Sarà il presidente di Fondazione Livorno Arte e Cultura, l’avv. Luciano Barsotti, ad inaugurare, sabato 6 aprile, alle 11:00, alla Pinacoteca Comunale “Carlo Servolini di Collesalvetti, il Calendario Culturale/Primavera 2019, dal titolo “Geografie del Divisionismo tra la Toscana e l’Europa”, promosso dal Comune di Collesalvetti, ideato e curato da Francesca Cagianelli, in occasione della mostra Adriano Baracchini-Caputi 1883-1968. La musica del divisionismo al tempo di Vittore Grubicy (fino al 13 giugno 2019, tutti i giovedì, ore 15:30-18:30) e nell’anno delle celebrazioni per Leonardo Da Vinci.

“Tale calendario – si legge in un comunicato della Pinacoteca stessa – incentrato programmaticamente sul rapporto tra Toscana ed Europa, punta alla sprovincializzazione della nostra storia dell’arte, ripensando e ricollocando i protagonisti dell’Ottocento e del Novecento Toscano nell’ambito di coordinate e movimenti estetici europei, come Francesca Cagianelli, storica dell’arte e conservatrice della Pinacoteca Comunale “Carlo Servolini, si propone di dimostrare in questa 1° puntata dal titolo Adriano Baracchini-Caputi e Joséphin Péladan: un’intesa per Leonardo (sabato 6 aprile 2019, ore 11:00), che pone all’ordine del giorno la scoperta dell’inedito carteggio tra il divisionista toscano e il regista dell’esoterismo rosacrociano.

“Uno sceneggiato televisivo di enorme successo negli anni ’60, Belfagor il fantasma del Louvre, una produzione francese trasmessa dalla nostra Rai in 6 puntate – quando il piccolo schermo era ancora rigorosamente in bianco e nero – con una splendida Juliette Greco, calata nel doppio ruolo di un personaggio ambiguo e misterioso e del suo alter ego – le due sorelle Borel – rimasto nella memoria e nel cuore delle platee di mezza Europa portava alla ribalta del grande pubblico il movimento dei Rose+Croix: sullo sfondo si parlava infatti di arcani e magia, di ectoplasmi e circoli occultisti legati al nome dei Rosacroce“, spiega ancora la nota della struttura di Via Umberto I°.

“Oggi certamente dimenticata dal pubblico infantile della fortunata serie televisiva – si legge ancora nel comunicato della Pinacoteca colligiana – la congrega esoterica dei Rose+Croix torna di scena alla Pinacoteca Comunale “Carlo Servolini nella veste del suo principale leader, quel Joséphin Péladan (Lione, 1858-Neuilly-sur-Seyne, 1918), che vezzosamente si faceva chiamare Sâr – appellativo che in lingua caldea denominava i gran sacerdoti – Mérodack Péladan, dove Mérodack alludeva al personaggio di sua creazione, il cui nome è evocativo di Marduck, divinità dell’olimpo mesopotamico. Conservatore e monarchico, antisocialista e antipositivista, Péladan fu allievo dello scrittore Barbey D’Aurevilly, cultore del soprannaturale, e coltivò la passione wagneriana che trasferì nel dramma Le fils des étoiles (1892), musicato da Erik Satie”.

“’Ad rosam per crucem, ad crucem per rosamè il motto del rosacrocianesimo di Péladan, attorno al quale – spiegano ancora dalla “Carlo Servolini” si riunisce una confraternita artistica di stampo esoterico costituita da pittori, scrittori, musicisti: le sei edizioni dei Salon de la Rose+Croix ideati da Péladan fra il 1892 e il 1897 vedranno sfilare i protagonisti di un’arte improntata a una forte valenza simbolica, percorsa dal mito – Orfeo, Medusa, la sfinge, l’androgino – dalla kabbalah e dal misticismo mediorientale, e ancora dalle dalle leggende medievali legate ai cicli cavallereschi. Si tratta del belga Fernand Khnopff; gli svizzeri Ferdinand Hodler e Felix Vallotton; gli olandesi Jan Toorop e Léonard Sarluis; il nostro Gaetano Previati; il tedesco Carlos Schwabe naturalizzato svizzero; lo spagnolo Rogelio de Egusquiza; i francesi Alphonse Osbert, Jean Delville, Charles Filiger, Alexandre Séon, Armand Point e, accodatisi all’ultima edizione del 1897, Marcel-Béronnau e Georges Rouault“.

“Sarà davvero avvincente scoprire, nell’occasione della conferenza colligiana – si legge ancora nella nota – come tale fumigante panorama cabalistico riesca a coinvolgere il giovane Adriano Baracchini-Caputi, fiorentino di nascita, ma attivo nella solare e mediterranea Livorno primonovecentesca. Ed ecco allora il 1906, l’anno fatidico delle conferenze leonardesche promosse dalla Società Leonardo da Vinci di Firenze: proprio a questa data l’artista, appena ventitreenne, dovette avere notizia della conferenza di Péladan tenuta in quest’occasione, tanto che nel 1909, comunicherà ad Alberto Grubicy, fratello dell’amato maestro Vittore, il suo progetto di tradurre quest’ultima, non sappiamo con quale reale obiettivo di connessa pubblicazione in Italia, dove la stessa verrà pubblicata in francese per le edizioni dei Fratelli Treves di Milano nel 1909-1910″.

“Tra le ancora misteriose ragioni di tale inedita congiuntura – conclude la nota – si dovrà citare la presenza del simbolista belga Charles Doudelet a Livorno fin dal primo decennio del Novecento, e ancora l’amicizia con il dandy dell’esoterismo livornese, quel Gabriele Gabrielli scomparso nel 1919, di cui si intende celebrare in questo calendario il centenario. Sarà inoltre l’occasione per presentare in anteprima la scoperta di un inedito dipinto di Baracchini-Caputi, datato 1904, riemerso a pochi istanti dalla pubblicazione del catalogo della mostra, raffigurante una Madonna con Bambino che riecheggia stilemi nordici – in particolare Hans Memling, uno degli artisti più amati da Leonardo – e che consente di instradarci su quel gusto per l’antico che l’artista evidentemente condivise con tutta una schiera di militanti del divisionismo senza per questo tradire mai l’estetica del vero. Sarà quindi l’intesa sul terreno del genio vinciano che garantirà a Péladan il salto verso il mistero e per Baracchini-Caputi la garanzia del vero”.

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