Sono 46, tra dipinti e disegni, le opere, quasi tutte inedite, di Adriano Baracchini-Caputi selezionate per questa prima, in assoluto, rassegna antologica che colma un vuoto pluriennale, forse il più eclatante, nell’ambito della storiografia critica livornese e toscana, visto che l’ultima mostra dedicata all’artista si svolse nel 1923 presso la celebre “Bottega d’Arte” di Livorno.
“A impreziosire ulteriormente tale percorso espositivo – si legge in una nota della Pinacoteca – contribuisce il nucleo di straordinari disegni e tecniche miste di Vittore Grubicy de Dragon, cortesemente concessi da Fondazione Livorno, presentati in mostra a riscontro di un magistero spirituale esercitato dal noto esponente divisionista lombardo nei confronti di Baracchini-Caputi, da considerarsi quale vero e proprio tramite del credo estetico di quest’ultimo presso il cenacolo livornese del Caffè Bardi. Stralci di inedita e coltissima vocazione artistica quelli che l’artista, fin da giovanissimo, coltivò in solitudine e con aristocratica consapevolezza, laddove, già nel 1906, appena ventitreenne, esternava all’amico Benvenuto Benvenuti la frustrazione rispetto alla superficialità del sentimento profano trionfante nella Livorno primonovecentesca”.
“D’ora in avanti decollerà, giorno dopo giorno – si legge ancora nella nota di presentazione – la strenua battaglia di Baracchini-Caputi per l’affermazione in sede livornese di un’arte intimamente spirituale, quella appunto afferente al credo divisionista grubicyano, destinata a culminare tra il 1919 e il 1920 con la “Nobile Idea” di coordinare, in tandem con lo stesso Benvenuti, la donazione al Museo Civico di Livorno del celeberrimo Trittico del maestro milanese, La Vela, Alba di Signori e Alba di Lavoro. Si tratta di una vicenda emblematica della sfortuna endemica della compagine artistica livornese filogrubicyana, di cui ancora si avvertono i contraccolpi, se è vero che la Commissione del Museo Civico avanzò in quest’occasione una serie di ostracismi che non mancarono di investire altri adepti di tale cenacolo, generosamente coinvolti nell’iniziativa tramite la donazione di un loro dipinto, valga per tutti il geniale Gabriello Gabrielli, che purtroppo morì precocemente proprio nei frangenti della storica impresa”.
“Ed è grazie alla preziosa collaborazione con l’Archivio del ‘900, Mart, Rovereto, che ha cortesemente messo a disposizione i Fondi Grubicy-Benvenuti, che trova ospitalità nell’ampio catalogo edito da Pacini Editore (Pisa 2019, 164 pagine) – a tutti gli effetti la prima e l’unica monografia esistente sull’artista – una mole documentaria assolutamente inedita, di fondamentale importanza storiografica, visto che grazie ad essa viene a ricucirsi uno strappo epocale, ancora persistente nell’ambito della bibliografia critica relativa alle vicende livornesi dei primi due decenni del XX secolo, quello cioè inerente il collegamento cruciale tra i circuiti artistici cittadini e l’intellighenzia coordinata da Vittore Grubicy, in primis quell’Arturo Toscanini, legato anch’egli alle sorti di tanti livornesi, a partire dallo stesso Baracchini-Caputi“.
“Tra le scoperte di maggiore rilevanza storiografica domina in catalogo il rapporto intercorso tra l’artista e il teorico rosacrociano Joséphin Péladan, la cui inedita testimonianza epistolare, ascrivibile tra il 1909 e il 1910, relativa al progetto editoriale di Baracchini-Caputi di tradurre la conferenza da lui dedicata a Leonardo da Vinci, ci consente di enucleare uno dei più significativi capitoli della fortuna del genio vinciano nella Toscana primonovecentesca. Grazie alla mostra e al catalogo dedicati a Baracchini-Caputi si riesce dunque ad ampliare gli orizzonti di un episodio fondamentale, quello cioè dell’influenza di Vittore Grubicy a Livorno, destinato a segnare indelebilmente la storia degli studi locali e nazionali. La mostra, che si avvale di un Comitato d’Onore, composto da Adriano Agostini, Giuseppe Argentieri, Roberto Baracchini-Caputi, Dario Matteoni, Elena Revello, è stata resa possibile grazie alla collaborazione di tanti collezionisti privati, ma in particolare degli eredi dell’artista, che hanno cortesemente messo a disposizione le opere e l’archivio, consentendo finalmente di illuminare il profilo di una personalità di prim’ordine, eppure finora assolutamente dimenticata”.
“In occasione della mostra il Comune di Collesalvetti ha varato un articolato calendario scientifico di lezioni, focus, conferenze e visite guidate, volto a riscoprire inediti percorsi del divisionismo tra Livorno e Milano, dal titolo “Geografie del Divisionismo tra la Toscana e l’Europa”. È previsto anche un articolato progetto didattico “Punto e Virgola”. Il Manuale del Giovane Divisionista, promosso dal Comune di Collesalvetti, ideato e curato da Francesca Cagianelli, destinato a coinvolgere tutte le scuole, primarie, secondarie e licei, del territorio del Comune di Collesalvetti, di Livorno e Pisa, che punta a far familiarizzare i giovani con una tecnica quale quella divisionista solo apparentemente governata da complesse leggi di fisica e chimica, ma in effetti volta a restituire il quoziente luminoso di un paesaggio e di una figura secondo le esigenze della sensibilità ottica di ciascuno“.
“Visite guidate e laboratori relativi alla mostra saranno quindi finalizzati a chiarire da una parte le leggi dello spettro cromatico di Chevreul e di Rood, i teorici del divisionismo, dall’altra ad affrontare liberamente con i giovani visitatori l’approccio visivo ai dipinti di Baracchini-Caputi, in modo da creare elaborati che fondano teoria e pratica. A tale scopo verranno distribuite le cartelle di Chevreul e di Rood, relative all’uso dei colori complementari, cui gli studenti potranno ispirarsi per combinazioni ottiche del tutto originali, perfino astratte. Gli elaborati saranno poi fotografati e pubblicati su Facebook così da poter verificare attraverso i likes il loro indice di gradimento”.
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